I consigli della settimana

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Cominciamo innanzitutto da un recupero della settimana scorsa: La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Amato da molti a Cannes e venduto già in 20 paesi oltre alla Francia, dove è già uscito, il film ha incontrato gli astiosi commenti di alcuni dei nostri maggiori critici. La sottile cattiveria con la quale è stato commentato il film anche online – capace di abbracciare nella stroncatura anche Il Divo e This must be the place – segnala una certa invidia rancorosa, che non ci appartiene.

La stessa che si è riversata su Marco Bellocchio, non appena il suo Bella addormentata è stato ecluso dai premi dell’ultima Mostra di Venezia.

Pur con i suoi limiti, i suoi episodi poco riusciti, i suoi eccessi di stile, il film di Sorrentino è un’opera di grande audacia narrativa, di potenza visiva inesausta.

I grandi registi italiani sono davvero pochi. Si contano forse sulle dita delle mani. Se per spirito provinciale e iconoclasta ci permettiamo di snobbare persino quei pochi, allora davvero non rimane che scrivere di nuova commedia italiana e cinepanettoni…

In sala questo weekend anche un altro reduce dalla Croisette, Solo Dio perdona di Refn. Scordatevi Drive, se volete andare a vederlo, e leggetevi la nostra recensione in anteprima.

Torna in sala il capolavoro di Lubitsch, To be or not to be (Vogliamo vivere!), assieme a Slow Food Story, dedicato a Carlin Petrini ed alla sua rivoluzione culturale e di gusto.

Weekend del 30 maggio 2013

Solo Dio perdona di N.Winding Refn **

Slow Food Story di S.Sardo

Vogliamo vivere! di E.Lubitsch ***1/2

6 pensieri riguardo “I consigli della settimana”

  1. Questo è un attacco bell’e buono a chi la pensa diversamente. Sorrentino è un regista spocchioso, i suoi movimenti di macchina fin troppo abbondanti sono di una futilità disarmante. Ma quale invidia rancorosa? Spirito provinciale e iconoclasta? Snob che si meritano i cinepanettoni?? Ma siete voi che avete di fronte un film di una presunzione inaudita e nemmeno ve ne accorgete, scambiando l’eccezione di un regista più formale di tutti gli altri italiani per l’eccezionalità da applaudire.

    1. Ogni film si può (e si deve!) discutere, mettere in discussione, analizzare. Ci mancherebbe! Quando però lo si fa senza serenità, con un livore esagerato, c’è qualcosa che non torna.
      Difficilmente, dopo la fortunata proiezione stampa di Cannes, avrei ipotizzato che il film avrebbe diviso così tanto, in Italia: i suoi meriti mi sembravano e mi sembrano ancora indiscutibili, tali da superare di gran lunga i difetti e le debolezze pure presenti.
      La stampa internazionale sembra averlo compreso ed amato molto più di noi. Perchè?

      1. Con tutta la buona volontà nel cercarmi recensioni che ne parlano non bene o male, devo dire che ne ho trovate davvero pochissime, massimo tre. Perciò questa divisione italiana sul film io non la vedo affatto. Quella di Mereghetti è da considerare una rece piuttosto positiva (oppure è positiva solo quella che ne parla benissimo senza ombre di dubbio?).
        Anzi, nei commenti alle recensioni trovo solo belle parole entusiastiche. Se proprio vogliamo vedere una divisione questa si assesta tra il 95% di opinioni positive e il 5% di negative (ad occhio e croce ovviamente). Di discussioni sul film non ne ho trovate nemmeno una, intendendo per discussione un’analisi anche superficiale su diversi aspetti ed elementi del film. In giro c’è solo una difesa assoluta della sua bellezza e della genialità e importanza di Sorrentino, solo leggerissimi e sorvolati accenni ad una sua presunta presunzione.

      2. Non mi piace fare liste di buoni e cattivi, ma puoi leggere belle (…o brutte) stroncature sul Messaggero, La Stampa, il Manifesto, Dagospia, il Corriere, non solo con Mereghetti, My Movies, Gli Spietati, Sentieri Selvaggi…
        Sono tutte ottime testate e colleghi stimatissimi, che leggo sempre con grande attenzione. Ma qualcuno mi sembra abbia esagerato un po’…

    2. “Quale invidia spocchiosa”? La tua, precisamente. E di una bella fetta di intellettuali di quarta segata convinti che aver pubblicato un libro sia sufficiente per spiegare al volgo cos’è bello e cosa no. Mi sfugge poi cosa ci sarebbe mai di male nell’essere “formali” (specie in un paese in cui il punto di riferimento estetico sono le fiction di RaiUno), quali sarebbero i movimenti di macchina “fin troppo abbondanti”, perché mai quelli che dissentono da te dovrebbero “non capire”. Ma di cose che sfuggono se ne sono dette già fin troppe.

  2. E perché dovrei invidiare un regista? Non ho proprio l’ambizione a diventarlo nè a pubblicare un libro, nè a dire in altra forma ciò che Sorrentino dice nei sui film. Il punto è che (come ho già scritto, ma tu non leggi) avete di fronte l’unico regista che fa della forma il proprio stile e giacchè nel panorama italiano ne siamo a secco (a meno che non vogliamo pensare a registi di altra generazione), prendete per oro colato l’unico che racconta in questo modo. Per i movimenti di macchina ci sarebbe da vedere il film scena per scena col dvd nel lettore, non è affatto facile scriverne senza fare riferimento diretto alle immagini. È un fatto che Sorrentino non fa altro che cercare l’inquadratura e il movimento più evidente, manco fosse Orson Welles o Brian De Palma. Invece proprio da chi l’ha compreso voglio allora sapere il senso di quei movimenti (tanti quanti ne mette lui per raccontare quella storia) invece di fare uso anche di inquadrature statiche o più lente o cmq meno enfatiche. Se per me voi non capite, anche io per voi evidentemente non capisco e sarei schierato dalla parte degli intellettuali rancorosi e invidiosi… mentre voi amate l’Italia, il nuovo che avanza e tutto il resto, no? Il volgo (come scrivi tu) ovviamente sa benissimo cosa è bello e cosa no. Sembra strano, perchè questo film è tutt’altro che qualcosa di popolare e immediato, anzi è così elaborato e autoriale che è piuttosto diverso da una gran quantità di film italiani che le persone vedono durante l’anno: guarda caso, d’un botto, tutti mostrano di apprezzare un tale prodotto.

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