Renfield

Renfield **

Nato dall’idea del fumettista  Robert Kirkman – il padre di The Walking Dead – e scritto per il cinema da Ryan Ridley, questa nuova versione del racconto di Bram Stoker, incentrata sull’avvocato Renfield, fedele servitore del Conte Dracula, è poco più che un divertissement innocuo, che reinterpreta i caratteri originali calandoli nella New Orleans di oggi tra nevrosi moderne, idiosincrasie diffuse e gruppi di supporto.

Dopo essere scampato alla morte per un soffio, Dracula e Renfield riparano in Louisiana, dove il giovane aiutante procura al Conte sangue innocente necessario alla sua riabilitazione.

Renfield stesso ha poteri sovrannaturali che aumentano dopo aver ingerito degli insetti. Finisce quindi in una strana chiesa americana che supporta con il metodo del 12 passi persone psicologicamente provate, si imbatte per caso nella famiglia criminale dei Lobo e infine fa amicizia con una poliziotta testarda e determinata, Rebecca, che prima lo scambia per un eroe coraggioso, quindi quando Dracula stermina i partecipanti al gruppo di sostegno, lo prende in custodia, senza comprendere l’entità della minaccia.

Il film, diretto da Chris McKay (Lego Batman, La guerra di domani) è una commedia dell’orrore che funziona meglio nelle sue premesse e nelle singole scene che nel suo arco narrativo.

L’idea di trasportare nella modernità il rapporto malsano tra Dracula e il suo servitore, osservandolo come esempio supremo di una relazione di co-dipendenza, in cui il comportamento distruttivo, prevaricatore, irresponsabile dell’uno viene pienamente sopportato dall’altro ha spunti indovinati e surreali, almeno quanto i duetti tra i due, che il Conte costruisce con sapiente e minacciosa retorica manipolatoria.

Il problema è che poi il film si nutre d’altro: dell’improbabilissima relazione tra l’elegante efebico Renfield e la poliziotta di origini sinoamericane nonchè della faida con la famiglia dei Lobo, la madre Bellafrancesca e il figlio Teddy.

Il film così si sfilaccia pian piano, la dimensione action diventa prepoderante e le svolte narrative arrivano implausibili e goffe.

Mentre si perde per strada il mefistofelico Dracula di Nicolas Cage, un campione di “narcisismo” egoista, che l’attore calibra sull’interpretazione di Bela Lugosi, con un certo istrionico divertimento.

Peccato che rimanga da parte per un periodo inutilmente lungo, mentre il film se ne va per la tangente di una storia sentimentale a cui non si crede mai.

Nicholas Hoult a cui il film affida anche la voce narrante, fa quello che può con un personaggio ideato in modo intelligente, ma poi sviluppato in modo dozzinale.

Awkwafina è l’improbabile interesse romantico di Renfield, mentre per Shohreh Aghdashloo è l’ennesimo ruolo dozzinale, in una carriera che avrebbe potuto essere diversa.

Il divertimento è complessivamente modesto. In sala dal 28 maggio.

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