Ispirato a fatti realmente accaduti in Georgia nel 1985, quando un orso nero americano ingerì oltre trenta chili di cocaina abbandonata nei boschi morendo d’infarto, senza provocare altre vittime, Cocainorso è il nuovo film diretto dall’attrice Elizabeth Banks (Pitch Perfect 2, Charlie’s Angels) e prodotto dal duo Lord & Miller (The Lego Movie, Spider-Man: un nuovo universo) per Universal.
Lo spec script di Jimmy Warden era stato originariamente offerto al duo Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett che hanno declinato, per occuparsi del reboot di Scream, e così il progetto è arrivato nelle mani della Banks, una regista con la verve comica necessaria per questa curiosa extravaganza.
Come accaduto nella realtà, il film si apre con l’ex agente della narcotici divenuto trafficante, Andrew Thornton, che getta un grosso carico di cocaina da un piccolo aereo, prima di lanciarsi lui stesso. Il paracadute non si aprirà mai: gli esiti potete immaginarli.
Per recuperare la droga dispersa nel parco naturale di Chattaoochee in Georgia, il boss di St.Louis, Syd, invia il fidato Daveed assieme al figlio Eddie, terribilmente depresso per la morte della moglie.
Nel frattempo anche il detective Bob, dopo aver ritrovato il cadavere di Andrew Thornton, si dirige verso il parco, intuendo l’accaduto.
A Chattaoochee ci sono già una ranger di mezza età che non vede l’ora di far colpo su un attivista animalista, i tre sbandati della Duchamps gang, due ragazzini che hanno marinato la scuola e Sari, la madre di uno di loro, che è sulle loro tracce.
Ma soprattutto c’è un enorme orso nero reso feroce dalla cocaina ingerita accidentalmente.
Il film della Banks è un b-movie, che abbandona subito lo spunto storico, per trasformarsi in un meccanismo comico piuttosto gustoso, che immerge i tanti personaggi in un ambiente ostile, impedendo quasi a tutti di portare a termine il compito che si erano prefissati. Ciascuno raggiunge il parco per un motivo diverso, ma i loro desideri vengono frustrati dagli incontri che fanno lungo i sentieri e nel rifugio di Chattaoochee.
Non è solo l’orso fuori controllo a spiazzare e costringere i personaggi a ripensare alle loro strategie, ma l’incontro spesso casuale di forze diverse, inconsapevoli le une delle altre.
La Banks sembra sinceramente divertita nell’orchestrare simmetricamente le continue gag che tra nonsense e stupidità provocano una carneficina senza precedenti. Non sono tutti vittime dell’orso, come detto, ma della propria avidità, della testardaggine, dell’incoscienza, dell’inettitudine. I fattori sono molteplici, l’esito è catastrofico e demenziale.
Intelligentemente ambientato negli anni ’80, in cui gli unici telefoni erano le cabine in mezzo alla strada o quelli fissi di casa, e impedendo così qualsiasi comunicazione tra i diversi personaggi, il film si fa beffe anche di quell’ossessione per la droga che proprio in quegli anni attraversava l’America reaganiana.
Il film è sgangherato e velleitario, ma in fondo risponde alla medesima logica dei classici degli anni ’80: gli unici a salvarsi sono i bambini, ricostituendo quel nucleo familiare provvisorio, rotto all’inizio del film: nel mezzo c’è spazio per avventure, ironia, sospensione dell’incredulità.
Solo che ci sono anche tanto sangue, arti mozzati, droga e una crudeltà inarrestabile: il modello Amblin questa volta vira al rosso e al nero.
Inutile citare i molti attori che si prestano divertiti a questa commedia nera: ciascuno ha modo di emergere e trovare il suo spazio in uno spartito evidentemente corale, in cui l’unico a dominare davvero è il formidabile orso ricreato in CGI.
Negli Stati Uniti questo curioso mix di elementi eterogenei ha funzionato egregiamente con 55 milioni d’incasso per 30 di budget. E in Italia? Lo sapremo dal 27 aprile prossimo.
E’ l’ultimo ruolo di Ray Liotta, prima della sua prematura scomparsa.