Fleishman a pezzi: come superare i traumi e le sfide della vita, con leggerezza e coraggio

Fleishman a pezzi ***1/2

Il Dr. Toby Fleishman (Jesse Eisenberg), epatologo in un grande ospedale di NYC, si separa dalla moglie Rachel (Claire Danes) dopo 15 anni di matrimonio. Il suo mondo si fa in mille pezzi e ricomporlo si presenta come un compito faticoso, sullo sfondo di una torrida estate newyorkese. Il primo tassello che Toby cerca di rimettere al suo posto è l ’amicizia con Libby (Lizzy Caplan), che ha rinunciato alle sue aspirazioni da giornalista e che si è trasferita nel New Jersey con la famiglia: è lei la voce narrante, vero alter ego di Taffy Brodesser-Akner ,l’autrice del libro da cui è stato tratta la serie, nonché sceneggiatrice dello show. L’altro amico dell’università che Toby ritrova dopo lungo tempo è Seth (Adam Brody), inguaribile (o forse no?) scapolo e broker finanziario di successo. Poi c’è la relazione con le donne: almeno inizialmente, sembra tutto molto facile e ,tramite un’app di dating, Toby riesce a soddisfare le sue esigenze sessuali, ma non quelle sentimentali. Il successo di Toby va ben al di là delle più rosee aspettative, ma il sesso non riesce a colmare il vuoto per la perdita della moglie. Infine il rapporto con i due figli preadolescenti e le sfide educative legate a quelle decisioni che prima condivideva con Rachel e che ora ricadono interamente sulle sue spalle. Anche perché Rachel, al termine del primo episodio, scompare misteriosamente. La sua visione del matrimonio con Toby, nonché più in generale il suo punto di vista sulla maternità, sull’amicizia, sul rapporto quasi ossessivo con il lavoro, lo scopriremo solo nel settimo episodio e avrà la forza di un vento impetuoso che spariglierà tutte le nostre convinzioni.

Fleishman is in Trouble, trasmessa in Italia da Disney Plus, è una lunga e travagliata elaborazione del lutto per qualcosa che non vorremmo perdere (il matrimonio, la giovinezza, l’idea che i nostri figli sono sempre dei bambini, etc.). Potremmo sintetizzarla come l’elaborazione di un trauma legato al divorzio, in gran parte visto dalla parte di Toby, ma sarebbe una lettura non esaustiva perché in realtà i traumi analizzati non riguardano solo Toby e non si limitano al tema del matrimonio: sono invece molteplici e condizionano tutti i protagonisti. Alcuni traumi sono dichiarati ed esposti in modo esplicito, altri sottaciuti, ma certamente rappresentano il vero motore delle scelte compiute dai personaggi. Alla base della narrazione troviamo quindi un tema che non è affatto semplice da rappresentare, per di più in uno spazio ampio che comprende otto episodi.

L’inizio non è dei migliori: ha il sapore – già visto- dei film di Woody Allen: New York come sfondo e i maschi bianchi, colti e ricchi, collocati al centro della vicenda, con qualche riferimento annacquato alla cultura religiosa ebraica e il giusto mix tra consapevolezza e inconsapevolezza delle proprie idiosincrasie e delle dipendenze che la vita in una grande città porta con sé. Dal secondo episodio la storia però dimostra di essere altro, di avere una profondità e una personalità ben definita che ci portano lontano dai clichè alleniani. Con levità e battute taglienti, le avventure di Toby ci fanno attraversare le mille facce di un matrimonio, lo scorrere impietoso del tempo, la necessità di continuare nonostante le sconfitte e le ferite che la vita ci infligge, la superficialità dei nostri giudizi. Ci penseranno poi Rachel e Libby ad ampliare la tavolozza dei temi trattati, con la complessità, emotiva e fisica, della maternità, il senso di sconforto anche fisico che porta con sè la perdita della giovinezza, la difficoltà di venire accettati per quello che siamo, il bisogno di ancore a cui aggrapparsi nelle tempeste dell’esistenza, il rischio di dimenticare la pienezza del momento.

Tutti i personaggi appaiono in movimento, in cerca di una gratificazione: l’affermazione professionale, il successo economico, il venire accettati dagli altri, il calore di relazioni interpersonali stabili: a ben guardare fa poca differenza il fatto che la ricerca raggiunga o meno il suo obiettivo: è in questo movimento, spesso a ritroso, che si esprime la personalità di ciascun carattere. Il senso di malinconia e di nostalgia che permea la serie nasce dal confronto che i personaggi fanno tra il modo che hanno oggi, superati i quarant’anni, di affrontare questa ricerca. e quello che avevano da giovani. Per qualcuno sono cambiati i parametri (Libby e Seth), mentre per altri è piuttosto la prospettiva ad essere in discussione (Toby, Rachel). Per tutti il tempo che passa rappresenta un fiume impetuoso che va guadato se si vuole raggiungere la maturità. E’ chiaro come la maturità non risieda tanto in una questione anagrafica o in un posizionamento sociale, quanto nell’accettazione delle età della vita e nella piena capacità di conformare quel movimento che abbiamo sopra descritto con l’età che si sta vivendo, senza mai perdere di vista la pienezza del momento presente. Una cosa semplice a dirsi, ma non a farsi, per i personaggi dello show come per ciascuno di noi.

Fleishman in Trouble è quindi una serie davvero ricca di temi che la scrittura sviluppa senza perdere mai l’unità di fondo garantita dalla visione della voce narrante che collega e descrive senza scadere nella retorica. I protagonisti riescono a catturare la simpatia dello spettatore, grazie a performance di qualità: Jesse Eisenberg (The Social Network) e Lizzy Caplan (Master of Sex) sono in ottima forma, mentre Claire Danes (Homeland, The Hours) regala un’interpretazione che la candida direttamente all’Emmy di categoria. La qualità della produzione riguarda anche la regia di Jonathan Dayton (Little Miss Sunshine, Ruby Sparks) e Shari Springer Berman (Shameless, Succession, Night Sky), la fotografia, mai banale, specie nella gestione degli interni e una colonna sonora puntuale (i titoli di coda con Total Eclipse Of The Heart restano nella memoria) e accattivante, grazie alla musica originale di Caroline Shaw (Mozart in The Jungle, The Eyes of Tammy Faye).Il resto lo fanno i dialoghi, mai banali, anche nei monologhi, gestiti dalla voce narrante di Libby.

Una serie di qualità che merita la nostra attenzione e che spesso riesce, in una sola battuta, a rivelare un mondo di questioni aperte.

TITOLO ORIGINALE: Fleishman Is In Trouble
DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 50 minuti
NUMERO DEGLI EPISODI: 8
DISTRIBUZIONE STREAMING: Disney +
GENERE: Drama Comedy

CONSIGLIATO: a quanti cercano una serie che affronti temi non scontati e che abbia la capacità di unire levità e impegno.

SCONSIGLIATO: a quanti non sopportano i dramedy, le voci narranti e il volto inespressivo da adolescente sempre un po’ fuori posto di Eisenberg.

VISIONI PARALLELE: l’altra faccia del divorzio, con battute altrettanto taglienti e una regia altrettanto elegante la troviamo in The Marvelous Mrs. Maisel, disponibile su Amazon Prime Video. Tra le serie comedy più premiate degli ultimi anni, la sig.ra Maisel racconta della carriera da stand-up comedian intrapresa da Midge Maisel dopo il divorzio dal marito. Anche i Maisel sono di origine ebraica, lo sfondo è NY City, il contesto socio-culturale alto borghese: insomma i punti di contatto sono numerosi, ma il tono rimane più leggero e la tendenza alla performance rende più frizzante la narrazione.

Il romanzo da cui è stata tratta la serie: Fleishman a pezzi, disponibile in Italia per i tipi di Einaudi, scritto da Taffy Brodesser-Akner. Un successo di pubblico e di critica, ma soprattutto un testo capace di divertire e far riflettere, proprio come questa serie.

UN’IMMAGINE: la città capovolta con cui si apre la serie e che ritroviamo in apertura di diversi episodi. New York sottosopra rappresenta quel mondo, fino a poco prima familiare e saldo, che ora di Toby trova sconclusionato e senza punti di riferimento.

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