Dobbiamo pazientare ancora poche ore per i nuovi episodi di Better Call Saul, che ci accompagneranno in questa calda estate fino al finale della serie. Dal 12 Luglio infatti potremo assistere alla seconda parte della sesta stagione, che conclude l’avventura del prequel-sequel di Breaking Bad, uno degli show che meglio rappresenta la qualità della serialità televisiva degli ultimi anni.
Ripercorriamo quello che è successo finora, cercando di fare qualche valutazione, per quanto necessariamente parziale. Hanno ammazzato Lalo Salamanca (Tony Dalton). Lalo è vivo! Non è un modo di dire, un rimando alla canzone Pablo di de Gregori o una frase ad effetto per enfatizzarne l’eredità: Lalo è proprio vivo e vegeto e sta preparando la sua vendetta verso Gustavo Fring (Giancarlo Esposito) e verso colui che lo ha tradito, Nancho (Michael Mando). La funzione determinante di Lalo apparirà chiaramente solo negli ultimi istanti di questa prima parte della sesta stagione, quando le due linee narrative, quella della coppia di protagonisti Saul – Kim e quella legata al cartello e alla contrapposizione Salamanca-Fring, si incontreranno in un momento esplosivo che resterà nella memoria degli spettatori e nella storia dello show. Se infatti Lalo è impegnato nella ricerca della sua vendetta verso Fring e si mostra disposto a tutto pur di ottenerla, Kim (Rhea Seehorn) e Saul (Bob Odenkirk) si muovono parallelamente per vendicarsi di Howard Hamlin (Patrick Fabian), screditandolo professionalmente e costringendolo ad accettare il patteggiamento nella causa intentata contro la casa di cura Sandpiper Crossing, accusata di aver truffato i propri ospiti.
Un accordo che l’avvocato Hamlin, a cui è in capo la causa collettiva, si era in precedenza rifiutato di accettare, a dispetto delle reiterate pressioni di Saul, peraltro direttamente interessato dal punto di vista economico. Il momento in cui Lalo ricompare nella casa di Kim e Saul rappresenta l’apice della prima metà della stagione e al contempo il punto di non ritorno, da cui si svilupperanno gli eventi che ci porteranno nel mondo di Breaking Bad e anche oltre, in Nebraska, dove Saul si è rifugiato sotto copertura, proprio dopo gli eventi della serie madre. Il racconto del passato di Saul ha infatti preso avvio nel futuro, in un contesto di profonda tensione e disagio, di cui peraltro non abbiamo ancora compreso appieno i termini. Lo spettatore si aspetta che questo mondo futuro venga esplorato nei prossimi episodi, andando così ad espandere ulteriormente l’universo narrativo.
La prima metà della stagione assomiglia al silenzio prima dello scoppio della bomba, come direbbero i Peaky Blinders. Un silenzio costruito su controlli maniacali, attese infinite, piani A e piani B, travestimenti e ore di appostamenti, con l’obiettivo di trovare il nemico esposto, con la guardia abbassata, per colpirlo. E’ l’attesa di un momento escatologico. Anche lo spettatore attende un momento, inteso però non come apertura da cui passa la luce che illumina la debolezza del nemico, ma come squarcio che apre la realtà al suo destino e cioè il precipitare degli eventi verso il mondo di Breaking Bad. Questo momento arriva alla fine del settimo episodio. Uno sparo attutito dal silenziatore e la grande attesa può dirsi finita. Ora gli eventi sono liberi di fluire rapidi, senza più argini.
Sono molti gli aspetti che attendiamo di veder raccontati in questo finale di serie, ma tra tutti quello che avvince maggiormente il fandom è il destino dei due personaggi che non ci accompagneranno nella serie madre, ovvero Lalo e Kim. Se per Lalo sembra molto probabile che il tentativo di eliminare Fring debba risolversi a suo danno, per Kim la partita è aperta. La sua assenza in Breaking Bad rimanda solo all’interruzione della relazione con Saul o ad una fine tragica, magari proprio per opera di Lalo? Il personaggio di Kim con il trascorrere delle stagioni si è sempre più qualificato come rilevante nell’ambito della serie, diventando per molti aspetti il punto di riferimento della coppia, la parte più razionale e organizzata che, a partire dall’affare Salamanca, ha deciso di andare oltre alle barriere morali della società, non solo al fine di poter concretamente aiutare i più deboli dal punto di vista legale, ma anche per il brivido di piacere che dà il lato oscuro. Kim si diverte a mettere i bastoni tra le ruote ai grandi studi legali di Abuquerque e in generale a deridere l’umanità, proprio come Jimmy. Gli scherzi, le piccole truffe, i guazzabugli creati con il compagno altro non sono che un modo per sovvertire i valori sociali, una carnevalesca canzonatura dell’ordine e delle forme dietro cui si nascondono le debolezza umane. Il fatto che il primo teaser della seconda parte di stagione sia dedicato proprio a lei è un’ulteriore prova della sua centralità all’interno dell’architettura narrativa. Come abbiamo già scritto, la sua metamorfosi è una delle cose più rilevanti di tutta la serie, al pari di quella di Jimmy/Saul. C’è una scena, sul finire dell’episodio capitale Plan and Execution, in cui lei e Saul fanno sesso in maniera appassionata, mentre è ancora in corso la teleconferenza per il tentativo di conciliazione della Sandpiper.
Il loro rapporto ha come sottofondo la voce di Clifford Main che enuncia i dettagli dell’accordo collettivo. Gli spettatori della serie sanno che sono davvero rari i momenti in cui la coppia si scambia effusioni o in cui ha rapporti amorosi: ebbene il fatto di inserire questa scena proprio in questo frangente ha un valore paradigmatico, come del resto gran parte delle scelte compiute da un autore, Vince Gilligam che non fa mai le cose a caso o per compiacere un senso estetico fine a se stesso. La fusione appassionata delle due identità è il suggello della loro natura comune, che si inebria e si eccita per il brivido dopaminico, prima e sopra tutto.
Gli episodi finora rilasciati si presentano come conclusi, nel senso di “separati” da quello che verrà in seguito. Plan and Execution, l’ultimo di questa prima fase, rappresenta uno spartiacque nella vita dei protagonisti. Il punto non è solo se essi sopravviveranno, ma come gestiranno il dramma di un evento tragico di cui difficilmente possono non sentirsi colpevoli. In ogni caso i colpi di scena non mancano in tutti i sette episodi finora rilasciati, così come il mix di azione adrenalinica e tempi dilatati, di pianificazione razionale e situazioni imprevedibili, a tratti surreali. E’ in questi contrasti, in questi opposti che la serie esprime la propria identità. I contrasti binari sono alla base della narrazione, ma sono anche una scelta estetica e di tono, basti pensare a quel tocco di comicità, apparentemente involontaria, che caratterizza spesso anche i momenti più drammatici.
Ora, con il traguardo all’orizzonte, è probabile che quel tono scomparirà a favore di un climax drammatico. Un climax e una concentrazione tematica che avevano peraltro caratterizzato anche l’ultima stagione di Breaking Bad.
Ancora poche ore e poi riprenderemo da quello sparo nella notte: forse il silenziatore ne ha attutito il rumore, ma non la valenza emotiva, che resterà a lungo nella memoria degli spettatori. Come, speriamo, il finale di questa splendida serie.
Titolo originale: Better Call Saul
Durata media degli episodi: 50 minuti
Numero degli episodi: 7 (metà della sesta stagione). Dal 12 Luglio la seconda parte.
Distribuzione streaming: Netflix
Genere: Action, Drama
Consigliato: a chi cerca un prodotto di qualità assoluta, dal forte sapore autoriale, capace di catturare lo spettatore con una propria estetica ben definita e iconica.
Sconsigliato: a quanti cercano un prodotto di consumo immediato, ricco di azione condensata in tempi compatti. Rispetto al modello della serialità più diffusa negli ultimi anni, la serie presenta tempi più dilatati.
Visioni parallele: come Better Call Saul c’è solo Breaking Bad.
Un’immagine: forse ubriaco, forse solo un poco alticcio, Howard entra nell’appartamento di Kim e Saul e li accusa di avergli rovinato la reputazione. Perché lo hanno fatto? Per vendetta? Rivalsa? Motivi economici? No, alla fine pensa che l’unica ragione sia per puro divertimento. Solo per piacere. Questa la conclusione a cui è giunto e apparentemente non ha tutti i torti, anzi. Quello che Howard non vede è che dietro a quel divertimento c’è qualcosa che non è il vuoto, il nichilismo, l’assenza di valori. E’ piuttosto la contestazione di tutti i valori, in particolari di quelli tipici dell’intellighenzia e di tutti gli orpelli e le protesi con cui quelli come Howard cercano di dare un senso alla propria esistenza.