Adorazione

Adorazione ***

Dopo un poliziesco francese trasformatosi in incubo produttivo e un thriller per Netflix con Chadwick Boseman, prima che assumesse il ruolo di Black Panther, il belga Fabrice Du Welz ha ripreso il filo della sua ideale trilogia delle Ardenne, che dopo il debutto scioccante con Calvario era proseguita con il meno centrato Alleluia, ispirato agli Honeymoon Killers.

Adorazione, presentato al Festival di Locarno nel 2019 e poi a Roma, è la chiusura di un discorso amoroso del tutto originale.

Il protagonista è Paul, un dodicenne che vive nella vicinanze di una struttura psichiatrica immersa nel verde, dove la madre lavora. Il padre non l’ha mai conosciuto, l’unica immagine lo ritrae in sella ad una moto.

Paul passa le sue giornate immerso nella natura, aiuta gli uccellini feriti, nasconde un barbagianni nei sotterranei e sembra vivere in simbiosi con l’ambiente che lo circonda. Almeno sino a quando si imbatte in Gloria, una ragazzina ospite dell’istituto, vestita di rosso che fuggendo gli finisce addosso, prima che le inservienti la riportino a forza nella sua stanza.

I due si rivedranno, nonostante l’avviso contrario dei medici e della madre di Paul e dopo aver commesso un crimine, quasi per gioco, saranno costretti alla fuga, di notte, attraverso boschi e fiumi che circondano la struttura psichiatrica.

Gloria ha accessi paranoici, scatti d’ira e di violenza incontrollabile, ma Paul si è innamorato di lei, incapace di opporre qualsiasi razionalità all’adorazione.

A nulla serviranno l’incontro con una coppia di turisti tedeschi e con Hinkel, un uomo solo che sembra assumere per Paul quel ruolo paterno che non ha mai avuto.

“Non mi lascerai mai, vero?”, “No, mai”, “Allora ti amerò per sempre”.

Du Welz sembra voler seguire le orme de La rabbia giovane, soprattutto nel modo in cui immerge i suoi personaggi nel contesto naturale. Quella barca sul fiume, quegli alberi che a stento lasciano passare la luce, quella natura avvolgente, capace di occultare ogni realtà sono elementi essenziali del racconto, vengono in primo piano e dialogano con i due protagonisti, conferendo al film una dimensione onirica, sospesa, minacciosa.

Paul e Gloria sono due fantasmi inafferrabili, che sembrano sfuggire al loro destino e all’autorità, in uno spazio senza tempo. Persino gli incontri si risolvono sempre in un conflitto, quando la malattia di Gloria disegna ossessioni e psicosi che finiscono per travolgere l’incolpevole Paul, trascinato da un sentimento purissimo, assoluto, originale.

Il film fa dell’ambivalenza di Gloria, del turbamento che provoca, il suo centro di gravità. In un limbo in cui l’adolescenza e l’età adulta restano indefinibili e in cui la sessualità e la seduzione deflagrano negli occhi e nei sentimenti di Paul, il film trova la sua originalità audace e conturbante.

Thomas Gioria e Fantine Harduin sono due interpreti irresistibili: la purezza incantata e innocente dell’uno e lo sguardo sempre sfidante dell’altra, sono perfetti nel rappresentare tutte le sfumature e i riflessi di un sentimento così potente e primario, che pretende possessione, che induce dipendenza e che talvolta sembra patologico.

Il cinema più vero di Du Welz, lontano dalle scelte d’occasione, si nutre di quella meravigliosa sensazione di sentirsi innamorati e qui trova la sua espressione più sincera e convincente, per una volta anche capace di aprirsi alla speranza e alla luce, che nonostante tutto si posa sui volti insanguinati dei due protagonisti in quell’ultima inquadratura, in cui sembrano perduti e incerti, ma liberi e vivi, un po’ come i due giovani amanti alla fine de Il laureato.

In Italia con Wanted dal 19 maggio 2022.

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