Già mettere in pista il quarto Indiana Jones, Il regno del teschio di cristallo, nel 2008 fu una scelta sbagliata, che ha portato ad un film quanto mai dimenticabile.
Ora la Lucasfilm dell’ineffabile Kathleen Kennedy sembra sul punto di fare un errore ancora più grande.
Nonostante Harrison Ford abbia quasi venti anni di più di Sean Connery, quando interpretò il padre di Indiana Jones ne L’ultima crociata, ha messo in cantiere un assurdo quinto episodio, scritto ancora da David Koepp e che Jonathan Kasdan (Solo: A Star Wars Story) sta riscrivendo.
L’unica cosa intelligente de Il regno del teschio di cristallo era stato il passaggio di testimone a Shia La Beouf, Henry Jones III, allora lanciatissimo protagonista dei Transformers, oggi attore in disgrazia, che lentamente si sta riprendendo una carriera piena di troppi alti e bassi e che nessuno pare abbia coinvolto del nuovo progetto.
Harrison Ford continua a rassicurare tutti, ma la notizia di ieri è che Steven Spielberg ha rinunciato alla regia del film.
La Lucasfilm ha contattato James Mangold (Walk the Line, Logan, Le Mans ’66) per sostituirlo. A questo punto tuttavia le riprese slitterebbero al 2021, con il protagonista ormai alla soglia degli 80 anni, decisamente più pronto per la meritata pensione, che per spericolate avventure archeologiche.
Mangold peraltro è richiestissimo e avrebbe già pronti a partire due progetti di cui si è molto parlato nei mesi scorsi, entrambi molto interessanti di un quinto derelitto Indiana Jones: l’adattamento con Matt Damon del poliziesco di Don Winslow, Corruzione, e un film dedicato alla svolta elettrica del Premio Nobel Bob Dylan, Going Electric, con Timothée Chalamet nei panni del musicista.
“Indian Jones alla ricerca della quota 100 perduta”?