Frozen II – Il segreto di Arendelle ***
Dopo l’enorme successo commerciale e l’impatto culturale di Frozen, che nel 2013 era stato capace di rivoluzionare gli schemi classici della fiaba, Anna ed Elsa tornano nelle sale cinematografiche, con un secondo episodio che potrebbe rendere ancora più incredibile il 2019 della Disney, già ora padrona assoluta del box-office.
Il team creativo è lo stesso dell’originale con Chris Buck e Jennifer Lee alla regia e i compositori Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez alla colonna sonora, che tanto ha contribuito al successo del primo capitolo, vincitore di due Oscar per il miglior film d’animazione e la miglior canzone.
Anche i protagonisti ritornano tutti. Elsa, Anna, Kristoff, Olaf e Sven vivono in una situazione apparentemente idilliaca, quando un misterioso richiamo magico turba l’equilibrio della regina e fa da preludio ad una terribile minaccia per tutto il regno. Il gruppo parte quindi alla volta della foresta del Nord, circondata da un muro stregato di nebbia, sin da quando Re Runeard, durante una visita diplomatica alla popolazione dei Northuldra, vi perse la vita molti anni prima. I segreti da svelare diventano molti: dal fato della foresta, al destino di Arendelle, alla causa della morte di nonno e genitori, all’origine dei poteri di Elsa.
Frozen II era un progetto inevitabile, nei meccanismi produttivi del cinema e della Disney odierna. Troppo grande il successo commerciale, troppo innovative ed iconiche le figure di Anna ed Elsa per non sfruttarle ancora. La partita pare già vinta, numericamente, a solo pochi giorni dall’uscita nelle sale.
La sfida era coniugare questo risultato alle altre caratteristiche di Frozen: l’eccellenza delle animazioni, le canzoni indimenticabili, il messaggio valoriale dirompente rivolto a tutte le bambine del mondo.
Frozen II è uno spettacolo visivo. Ci si immerge in un mondo autunnale meraviglioso ed evocativo: accanto ai toni freddi del regno di ghiaccio, dominano le sfumature dal giallo all’arancio. La computer grafica raggiunge nuove vette di eccellenza. In particolare, la qualità dell’animazione dell’acqua e degli elementi acquatici, da sempre ritenuta difficilissima da rappresentare ed animare, è stupefacente, ed è sempre al servizio del racconto. Sottolinea infatti, di volta in volta, gli elementi di continuità o evoluzione dei personaggi, e l’interazione di uomo, natura e magia, in maniera non scontata, soprattutto con l’introduzione dei quattro spiriti della natura, e con la trovata della memoria dell’acqua.
Meno riuscita, quantomeno a paragone con il film del 2013, è la colonna sonora. Into the unknown pare destinato a replicare il successo di Let It Go / All’Alba Sorgerò, ma a nostro parere non ha la stessa carica emotiva, è un po’ forzata, come d’altronde tutta la prima parte del film, alla quale è legata. Gli altri temi musicali sembrano imposti, per ricalcare la struttura dell’originale. Particolare la canzone di Kristoff, lascia il dubbio se sia una simpatica presa in giro delle classiche canzoni d’amore e dei loro stereotipi, oltre che dei video musicali, o se sia all’opposto un tentativo poco riuscito e artefatto di ribaltare quegli stessi stereotipi.
Frozen II fatica a coinvolgere, nella parte iniziale. La volontà di non fare un film di pura exploitation del successo originale è evidente, così come quella di affrontare i temi del cambiamento, della crescita, rappresentati dall’autunno, e di raccontare una storia che deve essere ancora una volta rivoluzionaria. Proprio in questi “dover essere” sta il problema della prima metà del film, troppo governato, spinto verso una direzione nebulosa quanto la foresta del Nord, per la stratificazione dei temi e dei segreti inseriti.
Quando però il film si concentra sui temi principali, incarnati come sempre dalle due sorelle, il crescendo è evidente. Si ritrova l’anima di Frozen, fatta di valori positivi, di scelte difficili, di cambiamento ed accettazione. Un viaggio di formazione, di ricerca della verità, di crescita, dove non esiste il classico villain da sconfiggere.
Cambiamento, autonomia, maturità, tematiche che toccano tutti i personaggi, ma che si esprimono appieno nell’evoluzione delle due sorelle, che dovranno imparare ad allontanarsi ed a rispettare le scelte l’una dell’altra, per poi ritrovarsi, profondamente diverse ma sempre se stesse, di nuovo unite.
In Frozen II Anna ed Elsa hanno ruoli sostanzialmente paritari e le scelte di entrambe sono decisive per risolvere il segreto di Arendelle. Elsa impara ad accettare se stessa, mentre ad Anna spetta un ruolo ancora più difficile: cambiare prospettiva, metter in discussione la tradizione, ricercare una verità dolorosa e scomoda, ed agire di conseguenza.
Eroismo tutto declinato al femminile (i personaggi maschili hanno ruoli secondari o negativi), autonomia, coraggio ed amore non solo di sorelle, come in Frozen, ma di donne.
Altri due temi emergono nella narrazione. Il primo è l’importanza della Natura, un approccio ecologista, che richiama Miyazaki, con l’attenzione alla spiritualità dell’ambiente, agli equilibri fragili dell’ecosistema. Qui si inserisce il secondo tema, più sociale: l’inclusività, il sapersi mettere al posto dell’altro, l’abbattere i muri che creano odio e diffidenza. Tutti messaggi molto attuali e non scontati.
In definitiva, Frozen II è meno compatto e sconvolgente dell’originale, anche perché ha l’obbligo di dover andare oltre, ma riesce nell’intento di dare un valore artistico ad un progetto, che poteva essere di puro sfruttamento commerciale. Un risultato importante, di questi tempi.