A che cosa pensavano il filmmaker russo Ilya Naishuller prima di realizzare il film Hardcore e il produttore kazako Timur Bekmambetov nel produrlo? Certamente desideravano entrambi creare qualcosa di innovativo ed insolito attraverso la fusione del cinema con il mondo dei videogiochi e la creazione di un linguaggio nuovo, volto ad intrattenere e a divertire, in cui le nuove generazioni, “videogiochi addicted”, potessero rispecchiarsi.
Hardcore è il film-videogioco per eccellenza che si inserisce in quel filone cinematografico che applica le caratteristiche e lo stile dei videogiochi alla settima arte (Edge of Tomorrow, per fare un esempio). Ciò che lo rende più videogioco che film, oscurando spesso la componente propriamente cinematografica, è la totale ripresa in soggettiva che lega in un tutt’uno lo spettatore e il protagonista a un punto tale che allo spettatore manca solo un joystick o una barra di comandi per potersi muovere o poter muovere direttamente, secondo la propria volontà, il suo alter-ego sul grande schermo.
Il videogioco live-action cinematografico si apre con il cyborg Henry, privo di memoria, che viene risvegliato dalla moglie. Fin dal suo risveglio lo spettatore guarda e vive attraverso gli occhi di Henry.
Nei primi minuti abbiamo la presentazione e l’arrivo del cattivo, Akan, un folle personaggio dai super poteri a capo di un gruppo di mercenari che vuole conquistare il mondo. Akan rapisce la moglie di Henry. Questo l’antefatto del film- videogioco da cui inizia l’azione, il gioco vero e proprio.
Da qui per Henry, così come per noi spettatori, inizia un’inarrestabile fuga nella città di Mosca e la successiva ricerca della moglie tra inseguimenti, sparatorie, scontri corpo a corpo e movimentate scene d’azione di cui Henry, e tramite lui ogni spettatore, è direttamente protagonista.
In una Mosca popolata di cyborg nemici, unico aiutante di Henry è Jimmy (Sharlto Copley), l’unico a mantenere la sua umanità e anche unico scienziato in grado di sperimentare la possibilità di creare suoi cloni per potersi difendere e combattere contro Akan. Jimmy assume così mille volti, ognugno dei quali cerca di aiutare in vesti diverse e stravaganti il protagonista.
Le caratteristiche del film d’azione vengono così completamente ridefinite in un lungometraggio videoludico adrenalinico e autoironico. Lo splatter anticipato dalle scene iniziali condisce l’azione che sembra susseguirsi senza mai arrestarsi in un continuo piano sequenza nel quale i tagli e i cambi di scena risultano quasi impercettibili. Solo due brevissimi flashback, ricordo dell’infanzia di Henry, all’inizio del film e nell’ultima parte servono per interrompere il ritmo, dare una svolta alla vicenda e creare suspence.
Se da una parte il film vuole far riflettere sul labile e sottile rapporto uomo-macchina e si configura come una forte e ironica critica alla società di oggi, al suo appiattimento culturale in cui ogni uomo agisce come un cyborg o automa omologato alla massa con la perdita della propria autonomia e individualità e della capacità di intrattenere reali (non virtuali) relazioni con gli altri, dall’altra prevale in Hardcore la pura sperimentazione volta all’intrattenimento e al divertimento.
Il regista e il produttore devono, pertanto, essersi divertiti durante la realizzazione del film così come gli spettatori, nonostante la prospettiva in soggettiva spesso troppo movimentata e turbolenta, appassionati e non, troveranno geniale la fusione di registri cinematografici e videoludici così da ritenersi divertiti e soddisfatti alla fine del gioco.