Las Elegidas ***
Il messicano David Pablos, rivelatosi negli Orizzonti veneziani del 2013, approda ad Un certain regard con il suo secondo film, Las Elegidas.
Il trionfo da esportazione di Inarritu, Del Toro e Cuaron ha trainato tutta una generazioen di giovani registi messicani, da Naranjo a Franco, da Reygadas a Esacalante, sino a Pablos.
Le loro sono storie di morte e sopraffazione, violenza brutale e corruzione.
Anche Las Elegidas non sfugge al ritratto impietoso di un inferno in terra.
Ulisses e Sofia sono due ragazzini. Lei ha solo quattordici anni. Si amano, si vogliono bene. Ma quel sentimento, quei pochi momenti di intimita’ e serenita’ sono solo una commedia a beneficio di un losco trafficante di ragazzine.
Ulisses lavora per lui. Circuisce minorenni, le fa credere di essere innamorato di loro, le invita a fidarsi, con tutte le tenerezze dell’amore.
Ma e’ una messa in scena. Alla fine di tutto, per quelle ragazzine c’e’ una squallida prigione in cui guadagnarsi la vita come prostitute, guardate a vista, picchiate e minacciate.
Eppure Ulisses si innamora davvero di Sofia. E l’unico modo di farla uscire dal bordello in cui e’ schiava, e’ trovare una nuova ragazza che possa sostituirla…
Pablos gira con mano fermissima e senza concedere nulla. La violenza rimane sempre fuori campo, evocata solo nel sonoro.
La tensione fortissima che attraversa il film, vive sulla bravura dei due interpreti non professionisti.
I silenzi, la complicita’ rassegnata delle ragazze, la crudelta’ occultata nel sentimento piu’ grande, mostrano un orrore in cui e’ facile entrare, ma da cui non si puo’ uscire davvero. La prigione e’ attorno a noi. Non ha sbarre e le porte sono aperte.
Lo sguardo impietrito di Nancy Lourdes Talamantes non si dimentica facilmente.

