The Blue Room **1/2
Tratto da un romanzo di George Simenon, il nuovo film di Matthieu Amalric, scritto ed interpretato assieme a Stephanie Cleau, e’ un prezioso esercizio di stile, perfetto per Un certain regard.
Julien ed Esther si amano segretamente in una stanza d’albergo. Si incontrano tutti i giovedi’, ad un segnale stabilito.
Ma entrambi sono sposati. Julien, che conduce un’azienda di veicoli agricoli, ha anche una figlia. Esther e’ invece legata al farmacista del paese, malato di cuore, con il quale lavora.
La gente mormora, le voci si diffondono ed improvvisamente, sia il farmacista, sia Delphine, la moglie di Julien vendono ritrovati senza vita.
Il primo per un apparente attacco di cuore, la seconda avvelenata da una confettura di prugne fatta in casa.
Ma il pubblico ministero che interroga a lungo Julien non ritiene si tratti di coincidenze, ma di un preciso disegno criminale, che lega i due amanti.
Amalric sfrutta il racconto di Simenon per invadere lo schermo con la passione. La parte iniziale, con gli incontri nella Chambre Bleue sono magnifici, i corpi scrutati senza posa e senza pudori, le gocce di sudore, il sangue, gli occhi, la bocca, le mani dei due protagonisti bruciano lo schermo singolarmente limitato dall’uso di un formato ristretto (1,33/1) che diventa poi una gabbia soffocante, negli interni di poliza e carcerari della seconda parte del film.
L’amore diventa ossessione, gli eventi ed il destino sconvolgono la vita di Julien, forse innocente, ma complice involontario e vittima di un disegno che altri hanno ordito per lui: Esther? la madre del farmacista? Il film non chiarisce, ma offre indizi, sensazioni che il protagonista non riesce a decifrare.
Julien e’ in balia dagli eventi, sembra subire il fascino della relazione clandestina, ma mostra di essere affezionato anche alla tranquillita’ familiare. E’incapace di difendersi davanti al giudice, pur proclamando un’innocenza di maniera, anche perche’ non ha davvero scelto nulla.
Gli eventi lo precedono e sa di non essere davvero senza colpa, comprende che e’ lui stesso ad aver messo in moto un meccanismo infernale, di cui non conosce fino in fondo gli autori, ma di cui comprende perfettamente i moventi.
Il film di Amalric e’ un gioiello impressionista, costruito su frammenti, come quelli che appaiono al pubblico ministero incaricato di condurre le indagini.
The blue room comunica piu’ sul piano emotivo che non su quello razionale. La storia in se’ non consente alcuna catarsi, ne’ ha sussulti o colpi di scena. E’ un viaggio curioso e inedito nella mente di un uomo che senza volerlo finisce travolto dalla forza del destino e che ne intuisce il grandioso disegno, dai particolari diabolicamente insignificanti: un asciugamano rosso appeso ad una finestra, un vasetto di marmellata, il morso di un labbro.