Che strano chiamarsi Federico: Scola racconta Fellini **
Si respira la nostalgia del grande cinema italiano, nel film che Ettore Scola ha dedicato alla sua amicizia con Federico Fellini.
Dalla redazione del Marc’Aurelio, alle sceneggiature per la rivista e il cinema comico, dai bar di Roma ai giri in auto nella notte insonne del maestro riminese, il film di Scola ricostruisce con passione e gusto 50 anni di grande cinema.
Quello che convince poco è il modo scelto: una sorta di ricostruzione che usa la fiction per gli anni ’40 e ’50 e poi due controfigure che mescolano audio originale e voci off, infine fanno capolino immagini di repertorio, in particolare per gli ultimi film.
Che strano chiamarsi Federico è convincente e gustoso nella parte in bianco e nero delle origini, con la redazione del Marc’Aurelio che diventerà una fucina di talenti per il cinema, da Metz e Marchesi ad Age e Scarpelli a Scola e Maccari. Nella seconda parte il film invece è più farraginoso.
Quello che resta è un grande romanzo italiano, di due provinciali a Roma, capaci di dare lustro al nostro cinema, partendo dal mestiere e dalla scrittura.
Elegiaco.
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