Fast X

Fast X **

Finisce con un improvviso cliffhanger questo Fast X, prima parte di un dittico finale che chiuderà la saga di Domic Toretto.

Dopo oltre due ore di inseguimenti, acrobazie, botte, esplosioni, si rimane un po’ con l’amaro in bocca, come in una brutta puntata di una serie tv.

Justin Lin, lo storico regista dei migliori episodi della serie, ha lasciato le riprese dopo le prime settimane, il parigino Louis Leterrier lo ha sostituito, ma questo decimo capitolo è poco più che una compilation di enormi set d’azione, sempre più implausibili e sempre più catastrofici, tenuti assieme da una trama esilissima e letteralmente sconclusionata.

Dopo un lungo flashback ambientato dieci anni prima in Brasile, che mostra il famoso furto della cassaforte del trafficante Hernan Reyes da parte di Dom e Brian da un punto di visto diverso da quello mostrato in Fast & Furious 5.

Scopriamo così che Hernan ha un figlio, il corpulento Dante, deciso a tutto pur di vendicare l’affronto e la morte del padre.

Tornati nel tempo presente questa volta si comincia con quella che di solito è la scena finale dei film della saga: Dom e al sua famiglia allargata si godono il consueto barbecue in giardino, in attesa di recuperare per l’Agenzia, dei microchip in transito per Roma.

Solo che l’incarico di Roma è una trappola di Dante, l’Agenzia non c’entra nulla, anzi al suo interno l’ascesa dell’agente Aimes mette Dom e gli altri nella lista nera dei rinnegati.

Ad avvisare Dom si presenta Cipher, che ha già dovuto scontrarsi con Dante, rovinosamente.

A Roma, Dominic non riesce ad evitare che l’enorme ordigno preparato da Dante esploda nel Tevere dopo aver distrutto mezza città, Letty viene catturata da Aimes, mentre Roman, Taj, Han e Ramsay sono costretti a rifugiarsi a Londra.

Il gioco si sposta quindi a Rio, dove Dom si mette sulle tracce di Dante. A casa il figlio B. viene affidato al fratello Jacob, che lo porta nella loro safe house in Portogallo.

All’interno dell’agenzia nel frattempo Tess cerca di dare una mano a Toretto…

Le linee narrative si disperdono in molti rivoli diversi, secondo un principio che prevede la diaspora della famiglia di Dominic, con il solito gioco dei nemici che diventano alleati, magari solo momentanei, mentre alcuni insospettabili tradiscono la fiducia del gruppo, mettendolo a rischio.

Justin Lin che ha scritto la sceneggiatura assieme a Dan Mazeau conosce il canovaccio perfettamente, anche se i copioni migliori li ha sempre scritti Chris Morgan, che ha abbandonato la serie all’ottavo episodio, verosimilmente esausto.

Tuttavia, sul set, i contrasti con Vin Diesel proprio sulle continue riscritture del copione l’hanno convinto ad abbandonare la regia improvvisamente, lasciando a Leterrier un copione che sembra una parodia involontaria dei cliché della saga, che il personaggio di Dante sembra conoscere ancora meglio degli sceneggiatori, mettendo Dominic in continua difficoltà.

La case history di Fast & Furious è piuttosto curiosa: ad un buon primo capitolo ispirato ad un articolo di Vibe sul fenomeno delle corse notturne illegali a New York e costruito come un heist movie su quattro ruote, che introduce i due personaggi principali, segue un secondo in cui Dominic è del tutto assente e un terzo ambientato a Tokyo che ha un protagonista del tutto nuovo. E’ quindi solo dal quarto episodio – a nove anni di distanza dal capostipite – che la storia riprende davvero. E capitolo dopo capitolo gli incassi diventano sempre più consistenti, fino al miliardo e mezzo raccolto dal settimo film, l’ultimo interpretato dal compianto Paul Walker.

E’ in quel momento che la serie trova il suo apice drammatico ed emotivo, nonchè la sua più degna conclusione. Solo che i numeri contano, l’avidità e la hybris di tutti quelli coinvolti li spinge a continuare a correre ancora. Persino Justin Lin che si era fatto da parte, per evitare di finire tritato dalla bulimia della Universal, ritorna per gli ultimi due episodi, con il risultato di abbandonare di nuovo il set.

Se l’ottavo episodio – l’ultimo scritto da Chris Morgan – funziona ancora egregiamente, il nono e il decimo mostrano una preoccupante mancanza di idee, coperta da un gigantismo produttivo che finisce per nuocere al film.

Il cast si espande a dismisura, continuando ad accumulare villain sempre più muscolosi e testosteronici – Johnson, Cena, Momoa, Ritchson –  i premi Oscar Helen Mirren, Brie Larson, Rita Moreno e Charlize Theron vengono coinvolte con risultati alterni, personaggi creduti morti ricompaiono improvvisamente, altri spariscono senza lasciare traccia.

La parte narrativa diventa così un esile filo che tenta di legare assieme le acrobazie sempre più in CGI dei protagonisti. In questo film il problema ancor più evidente, trattandosi solo della prima parte di un doppio episodio.

Cosa resta allora? La follia un po’ queer di Dante Reyes? Lo sguardo perennemente corrucciato di Dominic? L’ennesima apparizione finale di un personaggio storico della saga, creduto morto molte avventure fa? Il catfight tra Michelle Rodriguez e Charlize Theron?

Troppo poco.

Il giudizio rimane sospeso: magari il meglio se lo sono tenuti per il gran finale, più probabilmente l’hanno consumato già da un pezzo e quella che ci rimane è solo maniera.

Pubblicità

E tu, cosa ne pensi?

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.