Scream VI

Scream VI **

Tara e Sam Carpenter, le protagoniste dell’ultimo capitolo di Scream, sopravvissute alle violenze dei ghostface Ritchie e Amber,  si sono trasferite da Woodsboro a New York, con gli amici sopravvissuti Mindy e Chad.

Tara va al college, ma la sera di Halloween la professoressa di cinema viene brutalmente uccisa da uno dei suoi alunni, ossessionata dalla saga di Stab.

Quando lo studente killer ritorna nel suo appartamento, trova il suo coinquilino fatto a pezzi nel frigo e subisce un attacco mortale di un nuovo ghostface, che lascia sulla scena del crimine una delle maschere originali degli assassini di Woodsboro.

A coordinare le indagini c’è il detective Bailey, il padre di una delle coinquiline di Sam e Tara. Ma quando si comincia a riparlare dei killer di Woodsboro arriva a New York anche Kirby Reed, la protagonista del quarto capitolo della saga, ora diventata un’agente dell’FBI, oltre all’immancabile Gale Weather, la giornalista che conosce tutti i segreti della saga.

Il secondo Scream diretto dalla coppia Bettinelli-Olpin e Gillett e scritto dall’altra coppia formata da James Vanderbilt e Guy Busick, mette un po’ la sordina al gioco metacinematografico, lasciando giusto un paio di battute alla nerd Mindy, dopo l’inizio brutale con il gioco telefonico che è una delle cifre della saga, questa volta interpretato dalla professoressa di cinema e da uno dei suoi alunni ad un appuntamento al buio.

Più chiaramente rispetto al passato emerge la dimensione unitaria degli eventi di Woodsboro, con l’elenco dei nove serial killer che hanno vestito nel tempo la maschera di ghostface e il cinema diroccato, trasformato in una sorta di museo degli omicidi e della saga cinematografica che li ha evocati sul grande schermo.

Tuttavia l’omaggio non è davvero giocoso e competente, ma serve agli autori per confondere le acque di un plot piuttosto prevedibile, in cui l’istanza testimoniale non è più ad appannaggio dei sopravvissuti al massacro del 1996, quanto piuttosto all’eredità familiare degli assassini, dei Loomis come dei Kirsch.

Purtroppo rimane solo accennato e mai davvero sviluppato il lato oscuro che sembra emergere nel personaggio di Sam, una volta che il virus della violenza l’ha contagiata irrimediabilmente. Probabilmente sarà utilizzato nel prossimo inevitabile capitolo.

Scream VI sembra infatti un lavoro di passaggio verso un deciso rinnovamento della serie ideata da Williamson e Craven nel 1996, in tempi di cinema postmoderno e di narrazioni inaffidabili  autoriflessive.

Il fuoco ideale che avvolge il cinema-museo con tutti i riferimenti della serie, sembra voler chiudere una pagina: è evidente che la formula è ormai consunta, utilizzata sin troppe volte. Nonostante l’idea interessante che la maschera rimanga la stessa e i killer cambino sempre identità, le riflessioni sulla persistenza del male restano sempre sulla carta e la dimensione filosofica originale viene qui completamente trascurata.

Mi pare inutile tentare analisi sofisticate sulla dimensione necrofila dello spazio cinematografico: è evidente che a Bettinelli-Olpin e Gillett non interessi molto la riflessione sul genere e sul cinema, quanto piuttosto l’evocazione scenografica di quello spazio decadente.

Il reboot del 2022, così come quello tentato dieci anni prima, poggia poi su gambe piuttosto fragili, in cui la dimensione teen fa gioco ad ogni altra considerazione, anche se questa volta si avverte una certa insistita crudezza negli omicidi, che non ci risparmia pugnalate in volto, mutilazioni e corpo a corpo piuttosto cruenti.

Bettinelli-Olpin e Gillett si sono poi ritrovati l’enorme popolarità di Jenna Ortega, dopo la serie Mercoledì, che è verosimile sfrutteranno nel prossimo episodio, mentre in questo è Melissa Barrera a prendere lo spazio maggiore.

Scream VI resta un intrattenimento ordinario, che tuttavia ha aperto negli Stati Uniti con il miglior debutto al box office della saga, segno evidente della persistenza di ghostface nell’immaginario horror contemporaneo.

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