Enola Holmes 2

Enola Homes 2 **

Sono passati due anni dal primo fortunato capitolo delle avventure di Enola Holmes, sorella adolescente del celeberrimo investigatore londinese, che la giovane star di Netflix, Millie Bobby Brown, ha scelto come il più classico degli star vehicle, per uscire dal personaggio di Eleven di Stranger Things, che rischiava di ingabbiarla agli occhi del suo pubblico in una caratterizzazione sempre uguale a se stessa.

Nulla di meglio allora per un’attrice di diciotto anni dei romanzi young adult di Nancy Springer, che cannibalizzano l’immaginario di Doyle, a uso e consumo degli eterni rovelli adolescenziali.

Il primo film – diretto da Harry Bradbeer, espertissimo regista televisivo, con una gavetta cominciata negli anni ’90 con le serie This Life e The Cops e proseguita negli ultimi anni con le creature di Phoebe Waller-Bridge Killing Eve e Fleabag – assecondava l’istintiva simpatia dell’attrice, facendone non solo la protagonista assoluta, tra arti marziali, problemi di cuore e familiari e casi da risolvere, ma anche la narratrice della storia, fino a rompere continuamente la quarta parete, interpellando direttamente il suo pubblico in un continuo tentativo di strizzare l’occhio ai suoi fans.

Lo stesso stile purtroppo lo ritroviamo in questo secondo episodio che, soprattutto nella prima mezz’ora è quasi insopportabile per vezzi, mosse, smorfie e altri inutili amenità della Brown, che alla lunga sembrano francamente stucchevoli.

Fortunatamente l’ingresso nella storia del fratello Sherlock riesce a muovere un plot che resta tuttavia farraginoso, involuto, un mero canovaccio allestito per far risaltare il percorso di crescita personale della protagonista.

Enola infatti, dopo aver risolto il caso della scomparsa di Lord Tewkesbury, apre una sua agenzia investigativa, senza grande successo. Sul punto di chiuderla, viene contattata da una bambina, Bessie, che chiede il suo aiuto per ritrovare la sorella più grande, Sarah, misteriosamente scomparsa.

Le due ragazze lavorano come operaie in una fabbrica di fiammiferi che negli ultimi due anni ha avuto un successo straordinario attirando le attenzioni del ministro del tesoro.

Enola si accorge subito che qualcosa non quadra, si mette sulle tracce della ragazza scomparsa e si ritrova all’interno di un caso che assilla il fratello Sherlock da settimane: un misterioso passaggio di soldi tra il ministero, la banca centrale e altri istituti privati, su conti cifrati che non rimandano a nessuno.

Tra furti, spettacoli di varietà, balli di gala, arresti ed evasioni improbabili, Enola e Sherlock verranno a capo del mistero, trovandosi di fronte ad un avversario non meno astuto di loro, che si cela nell’ombra.

Il nuovo film segue, passo dopo passo, la strada segnata dal primo episodio, facendo di Enola un’eroina ottocentesca, capace di affrontare situazioni perfettamente comprensibili e che risuonano attuali anche oggi.

Emblematico il finale con Enola, pienamente emancipata, a capo di uno sciopero operaio, prima di accompagnarsi elegantemente al più giovane Lord della corona. Vogliamo il pane e anche le rose, si sarebbe detto un tempo.

Eppure il sincretismo ideologico della serie è perfettamente adatto ad un Paese che vive la sua radicale modernità aggrappandosi come nessun altro al prestigio e ai riti della tradizione.

Anche questa volta il copione è stato scritto da Jack Thorne (This is England, His Dark Materials, The Eddy) e anche questa volta il film si dilunga senza motivo alcuno ben oltre le due ore, centrando quello scopo educativo, che verosimilmente si prefigge con precisione didascalica.

Tuttavia in questo secondo episodio l’accento sull’eccezionalità singolare della protagonista viene molto attenuato. Il suo percorso è assai più ordinario e l’anticonformismo insegnatole dalla madre, sembra piuttosto sopito. Anzi le è motivo d’impaccio, fino a che le buone maniere di Lord Tewkesbury e i consigli di Mira Troy, l’assistente del ministro, non le vengono in soccorso.

L’invito al pensiero critico, all’indipendenza e alla messa in discussione delle convenzioni è assai meno centrale e gli elementi dissonanti rimangono tutti concentrati nel coté operaio della storia.

La presenza marginale della madre, che appare sostanzialmente in un paio di scene appena, lascia Enola in preda del fratello Sherlock, come al solito dipinto come un misantropo antisociale, incapace di manifestare affettività, se non attraverso sforzi sovrumani.

Enola tuttavia rifiuta la sua ombra e sceglie la strada dell’autonomia, anche se poi tutto il film sembra smentirla.

Cosa manca allora a Enola Holmes 2? Beh continua a mancare il cinema, la sua necessità, la sua forza: lo spettacolo è modesto, la scintilla evocata dal film non scoppia mai, le faccette alla lunga stancano, Cavill – perfetto nei panni esagerati di Superman – è uno Sherlock marginale e il resto del cast rimane insignificante, compreso il perfido sovrintendente Grail di David Thewlis, più vicino alla macchietta che ad un vero personaggio.

Solo per adolescenti. Di tutte le età.

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