Avengers: Age of Ultron
Dopo aver recuperato lo scettro di Loki, Tony Stark cerca di imbrigliarne la potenza in una nuova armatura chiamata Ultron: un’intelligenza artificiale creata per difendere la Terra da conquistatori di altri mondi. Il risultato non è pero quello sperato e la nuova creazione diventerà una minaccia per la sopravvivenza del pianeta.
Dopo un primo film dal successo travolgente, il rischio è quello di incorrere in un enorme flop. I rulli di tamburo lo annunciavano da tempo ed il titolo del blockbuster passava di bocca in bocca come una delle massime aspettative dell’anno, ma adesso l’attesa è finita. Il secondo capitolo degli Avengers è finalmente al cinema e, per la gioia dei fan, non ha perso il suo smalto, regalando ancora una volta due ore abbondanti di divertimento e risate.
Richiamando un format ormai ben collaudato, la Marvel utilizza il solito binomio azione-commedia con una certa sagacia, aggiungendo quel pizzico di psicologia che serve a dare profondità ad una storia altrimenti piatta. Come ben sappiamo botti ed esplosioni sono un ottimo modo per far cassa, ma l’elemento umano è indispensabile per innalzare il film da una semplice gioia passeggera ad un’immagine che rimane impressa. Un enorme robottone può così diventare un filosofo dalle tendenze distruttive, capace di giocare con le emozioni di supereroi questa volta più vicini a noi semplici umani.
Ricordi, rimpianti e passati travagliati, tornano a galla con una violenza quasi incontenibile, minando le certezze di dei e re, costretti a confrontarsi con problemi troppo terreni per le loro capacità fuori dal comune. Non si può sempre risolvere tutto con qualche spacconata, poiché talvolta l’avversario si annida nelle nostre menti, assumendo una dimensione tanto reale quanto intangibile.
Le paure dividono e rischiano di insidiare non solo le nostre certezze, ma anche la coesione di una squadra ormai più che rodata. Il villain di turno si presenta come un ammasso di ferraglia ben assemblata, il cui vero potere è la manipolazione derivante dall’innato magnetismo di una mente malata. Ultron è un nemico anomalo ed anticonformista, ben caratterizzato nelle sue varie sfaccettature e dell’alto valore metaforico: la vera minaccia risiede nelle nostre menti e non nel mondo che ci circonda.
Divinità con innati o costruiti poteri scendono dal piedistallo per unirsi alla massa, perché in fondo sono come noi, pieni di difetti e di buona volontà, ovvero splendidamente umani. C’è chi sogna di tornare a casa e chi vorrebbe solo finire di pavimentare il solarium in santa pace, ma sono costretti a sacrificarsi per un fine superiore. Ancora una volta dovranno conquistare il box-office e scacciare la crisi, ma ridendo un po’ di meno e pensando un po’ di più.
Il livello di testosterone rimane comunque alto e le spacconate da ragazzacci di periferia non tendono di certo a diminuire, ma Joss Whedon è bravo a gestire la combriccola con una certa grazia, carica di moda e di elementi di tendenza. Il regista fornisce al suo pubblico proprio ciò che loro si aspettano di vedere, con ammicchi degni del cinema che conta. Così ritroviamo i tanto favoleggiati piani sequenza che hanno reso famoso Birdman, uniti ad un patriottismo americano degno di Clint Eastwood, ma d’altronde questo è il cinema. Date al popolo ciò che vuole e sarete lautamente ricompensati, perché uscire dagli schemi può essere rischioso e poco remunerativo.
La formula panem et circenses è servita, ma voi siete pronti per partecipare al banchetto?