Peter Pan & Wendy

Peter Pan & Wendy **1/2

Il nuovo film di David Lowery (Storia di un fantasma, Old man & the Gun, Sir Gawain e il cavaliere verde), esce solo su Disney+, come accade ormai puntualmente per i classici dell’animazione, rivisitati in live action.

Tuttavia la sua versione del romanzo di Barrie, Peter Pan & Wendy, avrebbe probabilmente meritato maggior considerazione, perchè nonostante i margini stretti della committenza e il desiderio della major di ripercorrere senza troppi aggiustamenti gli adattamenti originali, Lowery riesce a restituire ai suoi personaggi una grazia e una leggerezza encomiabili, non tradendo l’ispirazione del suo cinema riflessivo, non consolatorio e ricalibrando il peso della figura di Peter.

La storia comincia in una notte londinese di inizio Novecento: Wendy è sul punto di lasciare la casa familiare per trasferirsi in collegio, separandosi dai fratellini John e Michael, quando nella loro cameretta irrompe Peter Pan accompagnato dalla fatina Trilli, che li convincono i tre ragazzini a volar via con loro sull’Isola che non c’è.

In questo regno di fantasia vivono i bambini sperduti che devono difendersi dagli attacchi dei Pirati, guidati da Capitan Uncino.

Wendy e i suoi fratelli si trovano in mezzo a questa grande avventura che sembra destinata a non finire mai, ripetendosi in eterno, sempre uguale a se stessa, tra chi vuole rimane bambino per sempre e chi ha dovuto confrontarsi con la sfida di diventare adulto.

Il film di Lowery è svelto, immaginifico, con un paio di brevi numeri musicali, ma capace di ripensare l’Isola che non c’è, il coccodrillo e la nave dei pirati secondo coordinate che sfuggono alle leggi della natura.

Lo spazio e il tempo di questa storia sono piegati all’immaginazione, la gravità sembra quasi non avere posto, consentendo a Peter, Wendy e agli altri di attraversare il cielo come su una nuvola.

Pur rimanendo abbastanza fedele all’adattamento disneyano, Lowery cerca di ridare a Peter l’ambiguità del personaggio creato da Barrie, crudele e spietato e assai poco rassicurante nel suo destino dionisiaco.

Anche la dimensione ludica, ripetuta inesorabilmente ogni giorno sempre uguale a se stessa diventa una routine stantia, senza un vero fine: per Peter combattere il nemico, rischiare la vita, é un avventura meravigliosa, un gioco.
Ogni responsabilità vera è rimandata nel tempo, finchè non ci si accorge che la vita è passata lo stesso e quella che appare come una libertà selvaggia e spensierata non è altro che una gabbia senza via d’uscita.

Se l’eterno Peter finisce così per essere un personaggio un po’ stucchevole e ottuso, i veri protagonisti diventano Wendy, che attraversa l’Isola che non c’è sempre con sguardo critico e con spirito generoso, e Capitan Uncino, il personaggio tragico di questa storia, il bambino perduto che è cresciuto e invecchiato, tradito da Peter e diventato la sua nemesi.

Jude Law lo interpreta con gli occhi stanchi di chi conosce il suo destino e non può sottrarvisi, ma come se si trattasse uomo-bambino esattamente al pari di Peter, con la stessa vulnerabilità e la sterra ferocia dell’altro: due facce di una medesima medaglia.

Lowery riesce a governare con una certa fantasia gli elementi del racconto, che sembrano raggiungere il loro apice nella lunga scena del duello finale tra Capitan Uncino e Peter a bordo del veliero, mentre quest’ultimo ruota su se stesso a mezz’aria.

Il film, scritto con Toby Halbrooks, ci restituisce una Wendy colta in un momento chiave della sua vita, sul punto di abbandonare l’infanzia e abbracciare le sfide del diventare adulti, lontano dalla propria famiglia.

Nel film il peso del passato finisce per schiacciare i personaggi in un ruolo da cui non riescono più ad uscire se non abbracciando il cambiamento e le sue sfide.

Girato sulle spiagge candesi di Terranova, che conferiscono al film un look aspro e pionieristico, questo Peter Pan & Wendy è un altro capitolo della riflessione di Lowery sui confini tra realtà e mito, sulla necessità di trovare uno spazio nelle nostre vite in cui lasciar emergere il regno della fantasia.

Lowery preferisce seguire i suoi personaggi piuttosto che architettare grandi set d’azione, le sfide con la spada non sono particolarmente inventive e anche la presenza del coccodrillo affamato rimane confinata ad una sola sequenza.

In fondo raccontando questa storia il regista sembra anche voler avvertire la stessa Disney sul senso della sua missione: continuare a guardare al passato cercando di rinnovarne la magia con la forza senza limiti della tecnologia e del capitale, è come cercare di rimanere sempre giovani. Questo Peter Pan assomiglia così alla major che continua a sfruttare il proprio immaginario storico, vecchio ormai di un secolo, senza accorgersi che solo accettando il cambiamento è possibile vivere davvero il presente.

Perchè come comprende Wendy alla fine, crescere è davvero l’avventura più grande.

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