Bob Iger, lo storico CEO Disney, richiamato in fretta e furia, per sistemare i problemi ereditati dal suo successore Bob Chapek, ha avanzato le sue proposte per il rilancio del brand di Topolino.
Innanzitutto è stato presentato un piano di tagli da 5,5 miliardi che prevede il licenziamento di 7.000 impiegati.
Quindi la società è stata divisa in tre, con la parte creativa, cinematografica e televisiva, quella sportiva legata ad ESPN e infine i parchi a tema, eliminando la farraginosa struttura centralizzata imposta da Chapek.
I piani di rilancio della parte creativa cominciano però con l’annuncio di tre sequel dei prodotti più redditizi dell’ultimo decennio, ovvero Toy Story, Frozen e Zootropolis, che avevano guadagnato circa 1 miliardo di dollari ciascuno nel mondo.
Francamente dal visionario Bob Iger ci saremmo attesi qualcosa di più coraggioso.
Le scelte annunciate appaiono le più facili possibili. La borsa ha reagito positivamente, ma davvero la società con la più ricca quantità di proprietà intellettuali del mondo cinematografico pensa di rilanciarsi, sfruttando senza sosta i propri brand?
In sala e sul piccolo schermo ci attendono altri spin off televisivi di Star Wars, un quinto ottuagenario Indiana Jones senza Spielberg e Lucas, altri tre capitoli di Avatar, una quinta fase della Marvel che si annuncia con uno dei film peggio recensiti dell’MCU, ovvero Quantumania, mentre l’animazione sembra in crisi profondissima, con la Pixar inerme dopo l’allontanamento di Lasseter. e questi tre nuovi sequel telefonatissimi.
Nel frattempo Disney + ha chiuso un trimestre difficile, dovuto soprattutto al drastico calo degli abbonati in India, dopo la perdita dei diritti del cricket, sport seguitissimo in quel paese.
Le nubi restano nere su Burbank.