Blinded By The Light e Bigger Boat: il cinema di Steven Spielberg in due volumi di Emanuele Rauco

“Per Spielberg l’essenziale è che si possa vedere come egli sa
servirsi di tutti i pezzi di questo complicato meccano
chiamato cinema. Anche solo una volta. Anche solo per
verificare che essi funzionino e che funzionino da soli”

Serge Daney, Libèration, 1986

Il doppio monumentale lavoro di Emanuele Rauco sul cinema di Steven Spielberg – edito da Bakemono Lab da qualche settimana – testimonia non solo la passione e la cura del suo autore, ma la centralità indubbia del regista di Cincinnati nel cinema americano degli ultimi 50 anni.

Bigger Boat è un percorso in quattro tappe nel cinema come senso della meraviglia, cominciando dagli esordi televisivi, passando per i fondativi Lo Squalo, Incontri ravvicinati, E.T., per innalzarsi in volo con 1941, Always, Tintin e planare nel parco dei divertimenti di Indiana Jones, Jurassic Park e Ready Player One, senza dimenticare la centralità assoluta di A.I. – Artificial Intelligence, il film che fa da cerniera tra i due volumi.

Blinded By The Light è invece un viaggio nel suo cinema adulto, che ruota attorno a tre idee chiave: libertà, guerra e diritto di parola. Dal capolavoro inatteso Schindler’s List ai precog di Minory Report, dalla spiaggia di Omaha di Salvate il Soldato Ryan al filo spinato dei campi de L’impero del sole, dall’ossessione della vendetta di Munich alla costruzione del consenso di Lincoln, fino alla messa in discussione del potere di The Post. Con una tappa obbligata nelle bugie e nelle mistificazioni di Frank Abagnale Jr, il protagonista pirandelliano di Prova a prendermi, uno dei film più personali e sottovalutati della sua carriera.

I libri di Emanuele Rauco hanno il coraggio di scavare in una filmografia senza più angoli da scoprire, fatta di film noti e notissimi, amati e venerati da più di una generazione, con il rispetto che si deve ad un’analisi approfondita, ma senza il timore di mettere in discussione il consenso un po’ stantio che circonda alcuni suoi lavori del passato, portando alla luce i limiti del suo afflato democratico, come accade ne Il colore viola.

La conclusione è dedicata al sogno. Al sogno di un musical, finalmente esaudito con la sua riscrittura di West Side Story. Un sogno amarissimo però, che sembra annientare nelle divisioni sempre più insanabili lo spirito fordiano che da sempre aleggia nel suo cinema.

In libreria e nello store di Bakemono Lab:  non perdeteli.

 

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