Dopo diciotto lungometraggi scritti e diretti assieme al fratello Ethan, Joel Coen ‘debutta’ in solitaria, adattando per lo schermo il Macbeth di Shakespeare per la !24 e Apple, con un rigore e un’essenzialità che sembrano arriva da un’altra epoca.
Rispetto alle precedenti versioni cinematografiche, la sua sembra guardare più chiaramente al film di Welles del 1948 girato negli studi della Republic, piuttosto che a quelli a colori e in location di Polanski del 1971 e di Justin Kurzel del 2015.
L’idea iniziale di Coen e del direttore della fotografia, il francese Bruno Delbonnel, che già da Buster Scruggs ha sostituito Roger Deakins, partner dei due fratelli del Minnesota fin dall’esordio di Blood Simple, era quella di costruire un film completamente slegato dalla realtà.
Scelto un formato stretto perfettamente coerente con il bianco e nero pieno di tagli di luce e di chiaroscuri da film espressionista, lo scenografo Stefan Dechant ne ha accentuato l’essenzialità con scelte minimaliste, svuotando gli spazi, costruendo una teoria di corridoi, porte, mura che sembrano dialogare con i personaggi costantemente.
La scelta di affidare a due attori maturi – Denzel Washington e Frances McDormand – i ruoli di del protagonista e di Lady Macbeth, è certamente controintuitiva, ma sembra accreditare un’interpretazione più articolata e complessa del dramma shakespeariano, non solo come una tragedia in cui la brama di potere si macchia del sangue innocente e si trasforma nell’incubo del senso di colpa, ma come un racconto in cui il destino, la profezia e la volontà giocano un ruolo decisivo.
La storia è nota: Macbeth e Banquo, generali del nobile Re Duncan di Scozia, di ritorno da una trionfale campagna militare, si imbattono in tre streghe che predicono al primo il titolo di Thane of Cawdor e poi la corona e al secondo che avrebbe generato una stirpe di re.
Quando il Thane of Ross, emissario di Duncan comunica a Macbeth che il Re l’ha nominato Thane of Cawdor, il generale si convince che la profezia si avvererà e spinto anche da Lady Macbeth, assassina il Re, suo ospite nel castello di Dunsinane attribuendo la colpa alle sue guardie ubriache.
Malcolm, il figlio di Duncan, scappa in Inghilterra temendo di finire ucciso come il padre e Macbeth, cugino del Re, sale al trono.
Accecato dalla profezia, Macbeth fa assassinare anche l’amico Banquo, ma suo figlio Fleance riesce a scappare, anche grazie all’aiuto del Thane of Ross.
Il nobile Macduff, fedele a Re Duncan, si allea con Malcolm e, formato un esercito, guida l’attacco verso Dunsinane dal bosco di Birnam.
Il lavoro di Joel Coen è cupo e rigoroso, essenziale nella messa in scena e nel montaggio che asciuga ogni ridondanza. Gli attori recitano spesso a mezza voce, confidandosi le loro trame di morte e vendetta.
Il film procede secco e veloce come se fosse un noir degli anni ’40, esplodendo in alcuni momenti di sensazionale forza visiva, come nell’apparizione, una e trina, delle streghe, nella scena dell’assassinio di Re Duncan oppure quando foglie del bosco di Birnam inondano il castello e nel duello sulle mura tra Macbeth e Macduff.
Denzel Washington e Frances McDormand interpretano la coppia protagonista con una tale intensità da lasciare spesso senza fiato, senza bisogno di sottolineare nulla, ma lasciando che il testo shakespeariano, adattato da Joel Coen, si faccia strada attraverso mezzi toni, frasi sussurrate, a mezza bocca, col timore che anche i muri possano ascoltare la loro lucida follia.
Coen soprattutto nella prima parte usa una messa in scena che sfrutta il quadro stretto e la profondità di campo come su un set teatrale, con gli attori spesso in movimento dallo sfondo a figura intera sino al proscenio del primo piano, quasi guardando in macchina e parlando direttamente allo spettatore seduto in sala.
L’effetto straniante non nasconde la teatralità dell’impianto, ma anzi la valorizza anche dal punto di vista cinematografico.
Le musiche del fidato Carter Burwell accompagnano con discrezione la discesa nell’abisso dei due protagonisti.
Non sappiamo se The Tragedy of Macbeth sia un nuovo inizio per Joel Coen o se si tratti di un exploit destinato a restare isolato. Difficile fare previsioni, ma certamente nel bianco e nero espressivo e pieno di tagli di luce e nel gioco del destino e della volontà ritroviamo echi potenti del suo cinema del passato, sia pure declinati questa volta non in una storia originale, ma nell’adattamento di un classico del teatro shakespeariano.
Peccato che lo spettacolo sia confinato sullo schermo di una tv, ma il nuovo film di Joel Coen resta un film da non perdere.
Su Apple Tv+ dal 13 gennaio 2022.