Beforeigners: a spasso nel tempo alla ricerca di un presente migliore

Beforeigners ***

In tutto il mondo si verificano delle misteriose apparizioni di migranti temporali, uomini e donne che hanno viaggiato nel tempo e che hanno raggiunto la nostra epoca dai periodi storici più disparati. Delle ragioni del viaggio non si sa molto, ma appare chiaro che si creino all’improvviso dei varchi temporali che, una volta attraversati, non possono essere percorsi a ritroso per tornare nella propria epoca. E’ quello che capita anche ad Oslo dove l’agente di polizia Lars Haaland (Nicolai Cleve Broch) soccorre alcuni migranti nei pressi dell’Opera House nella baia di Bjorvika. A diversi anni di distanza ritroviamo un Haaland cambiato: il suo sogno di una tranquilla vita familiare si è infranto e la moglie lo ha lasciato proprio per un migrante temporale, facendolo sprofondare in una dipendenza da Temproxat, un calmante inizialmente somministrato ai migranti per aiutarli a superare lo shock del viaggio nel tempo, ma ora diventato una droga clandestina. Il ritrovamento di un cadavere di giovane donna beforeigners (crasi di before e foreigners, traducibile come “Stranieri del passato”) sulla spiaggia non convince Lars che pensa non si tratta di un naufragio post–traversata temporale, come ipotizzato in un primo momento. Inizia così ad indagare, insieme ad una nuova collega, Alfhildr Enginsdottir (letteralmente ‘Figlia di nessuno’), interpretata da Krista Kosonen, la prima vichinga entrata nel Dipartimento di Polizia di Oslo. Una collaborazione tutt’altro che scontata, messa alla prova da un caso che riserverà numerose sorprese ad entrambi. I sospetti dei due si concentreranno prima su di un vanesio proprietario di stripclub agghindato come un dandy ottocentesco, poi su di un rude cavernicolo che gira nudo per la villa della moglie, una celebre social media influencer ed infine una Neo-Luddista specializzata nell’utilizzo dei droni in operazioni militari. Insomma non c’è davvero di che annoiarsi …

Beforeigners è una serie nordeuropea originale HBO Europe (franchising europeo di HBO), che declina con originalità il topos televisivo per eccellenza, l’indagine poliziesca. Disponibile in Italia su RaiPlay, lo show merita la nostra attenzione per la ricchezza dei temi sviluppati e per lo sguardo leggero con cui li affronta. Per gli amanti delle classificazioni ci troviamo in una zona di contaminazione tra sci-fi, crime e drama con il tono autoironico di chi non sembra prendersi troppo sul serio. Eppure di temi seri ce ne sono: a partire da quello dell’immigrazione, forse fin troppo abusato come chiave di lettura privilegiata per raccontare la serie. In realtà c’è molto altro, a cominciare da una sottile, ma sferzante critica sociale che non risparmia i luoghi comuni sull’inclusività e sull’apertura mentale delle società nordeuropee; c’è poi il tema dell’intolleranza religiosa, vista questa volta a partire dagli estremismi che ci fanno meno paura, quelli mimetizzati nella nostra cultura cristiana; il tema della perdita di rapporti con il passato che comporta il rischio di smarrire la propria identità.

Il piatto è quindi piuttosto ricco, anche se la sensazione è che non tutte le possibilità siano esplorate con la profondità che meriterebbero: sembra che si voglia piuttosto solleticare lo spettatore, anche con qualche provocazione, ma senza metterlo alle corde cioè senza costringerlo ad una negoziazione stringente. Alla fine quella stessa leggerezza che rende così piacevole e guardabile la serie finisce per limitarne l’approfondimento, impedendo di esplorare linee caratteriali che avrebbero qualcosa in più da raccontare, come ad esempio l’estremista cristiano che cerca di uccidere Tore o Ada, l’esperta di hackeraggio Neo-Luddista. E’ passando da una descrizione più articolata del mondo di questi personaggi che si sarebbero potuti approfondire i temi principali. Sappiamo del resto che le produzioni si orientano su di un arco temporale di tre stagioni e quindi può essere che i nostri rilievi siano su sviluppi solo rimandati, in attesa di essere raccontati.

Scritta da Anne Bjornstad ed Elif Skovdin la serie è diretta da Jens Lien (Occupied). Autori poco conosciuti al grande pubblico, ma con anni di esperienza televisiva alle spalle, come si vede dai tempi del racconto e dalla qualità dei dialoghi, freschi e diretti. Questo non impedisce di cogliere qualche caduta di ritmo e qualche semplicismo registico, ma non tali da compromettere l’attenzione dello spettatore.

Gli attori sono credibili, soprattutto i migranti temporali. Riescono a rendere con chiarezza il disagio provocato dal fatto di trovarsi in un mondo senza punti di riferimento: hanno nostalgia di quanto hanno perso, ma mostrano una precisa volontà di crearsi una nuova vita. Il tratto caratteristico di molti migranti è il coraggio di confrontarsi con il (nostro) mondo in cui sono stati trascinati, senza cedere in auto-commiserazione o rimpianti, ma cercando di integrarsi al meglio nella nuova società, magari senza rinunciare alle proprie abitudini, come bere una tazza di idromele ogni tanto. Una prospettiva di inclusione che certamente suona politically correct, ma che viene tradotta in un orizzonte sociale praticabile e credibile in cui ci sono del resto anche dei migranti, provenienti da un passato più remoto, che non riescono ad integrarsi e finiscono per rifugiarsi nei boschi cercando di procurarsi il cibo con la caccia degli animali selvatici.

I due protagonisti interpretano al meglio i caratteri della tradizionale coppia di poliziotti nel solco della relazione tra Mulder e Scully nelle prime stagioni di The X-Files. Enginsdottir in particolare è un personaggio affascinante: una donna guerriero con un forte senso dell’amicizia, quasi nessun pudore di genere ed una gioia di vivere esuberante. Dimostra inoltre una grande capacità investigativa, favorita da una spiccata capacità intuitiva che asseconda senza filtri mentali; la seconda stagione le riserverà sicuramente ulteriori margini di sviluppo come sembra lasciar presagire una scoperta sul suo passato che rimescola le carte nel finale di stagione. Anche il personaggio di Haaland è singolare per il genere crime e se il suo atteggiamento scettico verso i metodi poco ortodossi della collega è piuttosto codificato, meno lo è il suo comportamento, piuttosto lontano per toni e modi da quello degli investigatori della tradizione: basti pensare al fatto che non alza mai la voce, nemmeno durante gli interrogatori.

Il valore principale della serie è quello di regalarci un mondo in cui immergerci, con uomini che vivono sugli alberi, bar dove si serve idromele in corni vichinghi, social network dedicati ai soli migranti e donne che utilizzano il muschio al posto degli assorbenti. Un mondo bizzarro ed ironico, ma credibile ed affascinante. Speriamo di poter esplorare in modo più immersivo questo universo narrativo, già a partire dalla seconda, confermatissima stagione.

Titolo originale: Beforeigners
Durata media degli episodi: 45 minuti
Numero degli episodi: 6
Distribuzione streaming: Rai Play
Genere: Drama Crime Sci-fi

Consigliato: a chi è interessato ad un poliziesco fresco ed innovativo, ad una visione leggera, ma stimolante. A chi ama i noir del Nord Europa ed il loro modo di raccontare la società oltre e attorno alla vicenda crime.

Sconsigliato: a chi è in cerca di un poliziesco da cardiopalma, pieno di ritmo e di adrenalina.

Visioni parallele: I visitatori, (1993) per la regia di Jean-Marie Poiré con Jean Reno e Christian Clavier racconta la storia di un cavaliere medievale e del suo scudiero che si ritrovano proiettati da un mago piuttosto impacciato nel XX° secolo. Per tornare a casa il nobile cavaliere cercherà una mano dai suoi discendenti e dovrà confrontarsi con la tecnologia della nostra società.

Per gli amanti della letteratura invece resta irrinunciabile ‘Un americano alla corte di Re Artù’, di Mark Twain in cui avviene esattamente il contrario: il viaggio avviene nel passato invece che nel futuro.

Queste opere ci fanno sentire la differenza dalla complessità narrativa dello show in cui la migrazione non riguarda un singolo individuo e nemmeno una sola linea temporale.

Un’immagine: la sigla che introduce piccoli cambiamenti con l’evolversi della vicenda, ma che rappresenta sempre il percorso di Haaland da casa alla Centrale di Polizia, facendoci coì attraversare la città e toccare con mano le forme composite di coesistenza tra migranti e cittadini di Oslo.

 

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