Ted Lasso: tra alti e bassi, un piccolo manifesto dei valori Apple

Ted Lasso **

Ted Lasso (Jason Sudeikis) è un allenatore di football americano che non sa nulla di calcio. Ted Lasso è un americano che non sa nulla o quasi dell’Inghilterra. Sembra quasi uno scherzo del destino il fatto che proprio Ted Lasso si ritrovi ad allenare una squadra di Premier League, affrontando il naturale scetticismo di giornalisti, tifosi e giocatori. Non è una coincidenza, ma una scelta consapevole. Con il dipanarsi della narrazione comprendiamo infatti i motivi (sentimentali) che hanno spinto Ted a lasciare il Kansas per imbarcarsi in questa nuova, folle avventura e le motivazioni (sempre sentimentali) che hanno spinto Rebecca (Hannah Waddingham) la nuova presidentessa dell’AFC Richmond ad affidarsi a lui ed al suo staff, peraltro piuttosto scarno dato che si riduce al fedele amico Coach Beard (BrendanHunt) e con il passare degli episodi all’improvvisato Nathan (Nick Mohammed), magazziniere tuttofare fino a quel momento completamente ignorato da tutti. Con l’aggiunta del Direttore Sportivo, Higgins (Jeremy Swift), i quattro costituiscono i Diamond Dogs, un team di amici che spazia dagli schemi calcistici alla consulenza amorosa. Perché alla fine il calcio non è che uno sfondo, peraltro particolarmente azzeccato, per far risaltare la diversità di Ted.

Creata da Bill Lawrence, un veterano delle sitcom (Scrubs, The Nanny) e dallo stesso Jason Sudeikis, la serie è basata su di un personaggio che Sudeikis interpretò originariamente per alcuni spot pubblicitari realizzati da NBC Sports nel 2013 e 2014 con l’obiettivo di lanciare la copertura della Premier League. Sul tessuto base della tipica commedia “fish out of water” Ted Lasso racconta le vicende di un americano alla corte del campionato più ricco e competitivo del mondo, con tutto il corollario di scherzi linguistici, diffidenza ed incomprensioni culturali che questo si porta dietro. Ma Ted è ‘un pesce fuor d’acqua’ non solo perché non sa nulla del calcio e delle sue regole, ma in generale per l’atteggiamento con cui si relaziona ad un mondo ipercompetitivo, basato sull’immagine e sull’apparenza prima che sulla sostanza.

Ted è un simpatico underdog, sottostimato proprio per le sue qualità: sincerità, affabilità, capacità di inclusione. In una società in cui tutti vogliono mostrare solo il proprio lato forte, Ted mostra senza reticenza le proprie debolezze e non ha paura di chiedere consiglio, di appoggiarsi alle conoscenze degli altri, di condividere i propri dubbi perché la sua forza non si basa sulla conoscenza, ma sulla relazione, sull’empatia, sul coraggio dei valori. C’è molto dello stile di Apple in questa serie, un piccolo manifesto dei valori di Cupertino. Perché Ted è comunque affamato: di curiosità, di passione per il proprio lavoro, di capacità di innovare. Sono diversi i metodi con cui vuole arrivare al risultato e nella loro semplicità finiscono per sembrare rivoluzionari. Uomo concreto, che veste in modo comodo e senza spigolosità, Ted lavora sugli uomini, sul loro morale, sul loro desiderio di migliorare. La resilienza, la capacità di trovare negli amici il supporto (e la competenza) per andare avanti e la capacità di accogliere il cambiamento sono alla base del suo mondo.

Questa storia necessitava di un attore carismatico in grado di interpretare il personaggio principale senza trasformarlo in una macchietta. Sudeikis raggiunge perfettamente lo scopo, dando a Ted la giusta dose di malinconia e di umana irritabilità. Ted è un uomo con una propria personalità e profondità, che sceglie la leggerezza come via da seguire in una società che vive sulla pesantezza, sulla seriosità, sulla necessità di misurarsi e di misurare tutto e tutti. E’ questa la chiave di accesso al mondo di Ted, una chiave di non immediata decifrazione e che ci appare molto lontana non solo dall’ipercompetitivo mondo dello sport professionistico, ma anche e soprattutto dalla società americana. Qualcuno ha naturalmente visto in questo un’aperta critica al comportamento muscolare, autocratico ed intollerante dell’amministrazione Trump.Del resto il mondo del calcio si limita ad essere per lo più uno sfondo, fatto di numerosi cliché esasperati con intenti parodistici e lo slogan di Trump “Make America great again” è ripreso e storpiato nell’episodio “Make Rebecca great again” e trasferisce le velleità di crescita economica su di un piano più meramente sessuale.

Oltre al protagonista, accentratore di gran parte delle gag, la serie riesce comunque a proporre altri personaggi interessanti, in particolare quelli femminili: la showgirl-wag Keeley (JunoTemple) e la presidentessa del Richmond, Rebecca: due donne diverse, ma entrambe alla ricerca del proprio posto nel mondo dopo essere state per troppo tempo condizionate da uomini egoisti ed incapaci di valorizzarne l’intelligenza e lo spirito di sacrificio. Keeley in particolare sembra voler uscire dalla condizione di limbo in cui si trova: “I’m sort of famous for being almost famous” dice a Rebecca, parlando della propria vita professionale. Il nuovo protagonismo femminile sembra una facile concessione al politically correct ed è molto diffuso nella serialità contemporanea, ma in questo caso finisce per equilibrare il discorso di genere all’interno della serie, se pensate che Ted è di fatto “vittima” di due donne, sia sul lavoro che nella vita privata.

Le numerose gag che si succedono, qualche volta anche in modo poco efficace, hanno alla base un forte richiamo alla cultura degli anni’90, miscelando abilmente (e furbescamente) i film di Scorsese con i fumetti di Calvin e Hobbes al fine di raggiungere una comicità che ingaggi soprattutto la generazione di trentenni e quarantenni che rappresenta il target principale della serie e di gran parte dei prodotti Apple. Ci sono poi personaggi non sviluppati e che quindi perdono il proprio potenziale, come ad esempio Sassy (Ellie Taylor) la miglior amica di Rebecca, che passa la notte con Ted a Liverpool e che poi scompare dalla vicenda. Anche la famiglia di Ted non lascia il segno: il rapporto con la moglie ed il figlio riempie la quinta puntata, ‘Segni dell’abbronzatura’, poi resta sullo sfondo senza evoluzioni significative, come una linea narrativa che ha già concluso la propria parabola e che quindi viene richiamata più che sviluppata. Ed è un peccato perché avrebbe potuto dare ulteriore profondità al personaggio di Ted e dare maggior respiro alla parte drammatica.

Alla regia in questa stagione si alternano Michaela Coel (sceneggiatrice di Chewinggum) e Declan Lowney (Moone Boy), cercando soprattutto la chiarezza e la semplicità narrativa, ma sempre con eleganza formale.

La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un prodotto assemblato con cura, che mette insieme tanti tasselli creando un puzzle piacevole, con un occhio di riguardo alle esigenze distributive più che a quelle narrative: la scelta di una stella della commedia americana, utilizzando come sfondo il mondo del calcio inglese sembra puntare all’ingaggio di un’ampia base di pubblico, con una capacità di penetrazione sia sul mercato europeo che in quello americano. La scelta di una data di rilascio comune a livello globale va in questa direzione, così come il rinnovo per una seconda stagione si inserisce nella prassi consolidata degli ultimi anni.

Ted Lasso è godibile, fa riflettere ed aiuta a vedere con occhi diversi il contesto in cui ci troviamo. Dal punto di vista tecnico però presenta troppi alti e bassi, sia a livello di compattezza narrativa che di fluidità. E’ un peccato, ma, per quanto interessante nei contenuti e nell’approccio, se avete poco tempo e cercate un prodotto che lasci il segno, vi consiglio di scegliere un’altra serie.

Titolo originale: Ted Lasso
Durata dell’episodio: 30 minuti
Numero degli episodi programmati: 10
Distribuzione streaming: Apple TV
Genere: comedy drama

Consigliato: a chi ama gli eroi vecchio stampo, è in cerca di ispirazione e pensa che un sorriso sia più importante di mille parole.

Sconsigliato: a chi ama gli anti-eroi, le risate caustiche e le storie con un sapore marcato.

Visioni parallele: grande attenzione è stata dedicata negli ultimi mesi al tema dello sport e degli allenatori, nel calcio, ma non solo. Prodotti interessanti:

Parola di allenatore. Regole di vita rilasciato da Netflix propone interviste a celebri allenatori/allenatrici che hanno raggiunto il successo in diverse discipline: basket, calcio e tennis. 5 episodi della durata media di 35 minuti l’uno, con lo stile ed il ritmo delle docuserie Netflix.

Il codice dei campioni. Apple racconta sette protagonisti dello sport, sette atleti straordinari e la loro personale storia di successo. Un modo per capire cosa spinge a raggiungere livelli di assoluta eccellenza, nello sport come nella vita. Dello stesso tenore anche Alla ricerca della grandezza, un viaggio, questa volta cinematografico, sulla strada della grandezza sportiva (e non solo). Sempre su Apple TV, ma a pagamento.

Un’immagine: l’iconica sigla in cui Ted si siede in uno stadio vuoto. La sua presenza fa cambiare il colore delle sedie, simbolo di come il suo (ed il nostro) atteggiamento possa cambiare le altre persone.

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