The Nile Hilton Incident – Omicidio al Cairo **1/2
Terzo film dello svedese Tarik Saleh, presentato in anteprima al Sundace, dove ha vinto il World Cinema Grand Jury Prize e poi approdato al Noir in Festival a dicembre, The Nile Hilton Incident è un noir che sembra guardare alle atmosfere retrò di Chinatown e Blade Runner, per raccontare l’Egitto nei giorni immediatamente precedenti alla rivoluzione del 25 gennaio 2011, che portò alla fine del governo trentennale di Mubarak.
Il protagonista è un poliziotto di una stazione del Cairo, Noredin, che sembra perfettamente a suo agio con la corruzione che ha infestato il paese e le sue forze dell’ordine.
Raccoglie bustarelle dai commercianti e dai venditori di strada, protetto dallo zio Kamal, che lavora nello stesso distretto.
Quando al Nile Hilton però viene ritrovata morta una giovane donna, la cantante Lalena. Noredin non si fa scrupolo di rubare i soldi dal portafoglio della vittima.
I suoi superiori e le autorità vogliono che le indagini si chiudano presto: per tutti dev’essere solo un inspiegabile tragico suicidio.
Ma un’amica di Lalena, Gina e una cameriera sudanese dell’hotel, Salwa, che ha visto due uomini uscire dalla stanza della giovane donna, spingono Nuredin, che sta ancora piangendo la morte prematura della moglie, ad uscire dalla sua routine catatonica e corrotta, per indagare davvero e cercare una verità.
Le indagini, costantemente ostacolate dai suoi superiori e minacciate da forze molto più grandi di Nuredin, finiscono spesso in vicoli ciechi, ma a poco a poco, il protagonista comincia a comprendere i confini degli interessi in gioco, tra ricatti, prostituzione, politica e affari governativi.
Risalendo la piramide delle responsabilità e della corruzione, Nuredin si accorge di essere lui stesso un ingranaggio di quel potere marcio che ha infestato l’intero paese, costantemente sull’orlo della rivolta.
Non ci sono innocenti nel film di Saleh, tutti si muovo in un ambiente talmente degradato e fatalisticamente contaminato che sembra un labirinto senza via d’uscita.
Il suo Nuredin, mosso forse dal desiderio di compiacere Gina e di dimenticare, anche solo per un momento, la malinconia e il disgusto che lo affliggono, decide, per una volta, di non abbassare lo sguardo e di fare il suo lavoro sino in fondo.
Ma, come nei migliori noir, il destino incombe sui personaggi, che cercano di ribellarvisi inutilmente. E’ tutto scritto, tutto già preordinato e anche la rivolta, che sta arrivando, non riuscirà a cambiare molto.
Diretto da Saleh con mano ferma, nonostante le grandi difficoltà incontrate durante le riprese, interpretato dal protagonista, Fares Fares, con un misto di dolente rassegnazione e caparbietà testarda, il film racconta con i modi del cinema di genere, un paese sull’orlo del baratro, in un momento di svolta che condurrà solo ad un regime ancora più opaco, quello in cui esattamente cinque anni dopo la rivolta del 2011, sarebbe scomparso Giulio Regeni.
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