Tom at the farm **1/2
Quarto film dell’enfant prodige canadese, Xavier Dolan, vincitore a vent’anni della Quinzaine e poi ospitato a Cannes altre due volte con Les amours imaginaires e con Laurence Anyways, debutta al Lido con questo adattamento dalla piece teatrale di Michael Marc Bouchard.
L’amante di Tom è appena morto in un incidente. I due erano colleghi in un’agenzia pubblicitaria.
Tom si reca in campagna per il funerale e per presentarsi alla famiglia del suo compagno, che non ha mai conosciuto: ma l’anziana madre del defunto, Agathe, crede che il figlio fosse fidanzato con Sarah, un’altra collega dell’ufficio.
Ad accogliere Tom nell’enorme fattoria di famiglia, c’è Francis, l’altro figlio di Agathe, violento e solitario.
Francis pretende che la menzogna sulle preferenze sessuali del fratello rimanga com’è, per non turbare la madre e non mettere in forse la sua stessa incerta identità sessuale.
Tra lui e Tom, distanti per educazione cultura fisicità, inizia un gioco sadico di attrazione e repulsione reciproca. All’inizio ciascuno vorrebbe l’altro il più lontano possibile dalla casa di famiglia. Poi le cose diventano più complicate, anche perchè, nel frattempo, è arrivata anche la misteriosa Sarah.
Dolan, qui anche attore nel ruolo di Tom, mostra ancora una volta un talento nella messa in scena fuori dall’ordinario. Aiutato dalla minacciosa e hitchcockiana colonna sonora di Gabriel Yared, e dalla fotografia – che alterna diverse composizioni del quadro – di André Turpin, costruisce sequenze memorabili, dalla fuga di Tom nei campi, al tango ballato nel capannone, sino al finale inquietante nel bosco, ma non riesce a rendere esplicito e coerente il percorso del suo protagonista, diviso tra sentimenti di attrazione e repulsione per la famiglia disfunzionale del suo compagno.
Dolan esplora un genere inedito per lui e lo fa con mano indubbiamente salda e con momenti certamente indovinati, ma al suo cinema manca sempre qualcosa. Un po’ come nel primo Almodovar, la compattezza narrativa è il suo limite.
Ma ha solo 24 anni, un talento evidente e una prolificità invidiabile.
Lo attendiamo al varco con il prossimo Mother.


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