Cose dell’altro mondo, Box Office 3D, L’ultimo terrestre, Tutta colpa della musica, Baciato dalla fortuna, Ex – Amici come prima, Bar Sport, Matrimonio a Parigi, La peggior settimana della mia vita, La kryptonite nella borsa.
I soliti idioti.
E poi ancora Lezioni di cioccolato 2 (!!!), Il cuore grande delle ragazze, Scialla, I primi della lista, Anche se è amore non si vede, Napoletans, Finalmente la felicità, Vacanze di natale – Cortina.
Ed infine Benvenuti al Nord.
Queste sono quasi tutte le commedie, prodotte in Italia, che sono uscite o usciranno nelle sale dallo scorso settembre sino a gennaio 2012.
Ci sono cinepanettoni di vario genere, commedie maliconiche, sentimentali, generazionali, giovaniliste, regionali, fumettare, pieraccionesche.
Ci sono addirittura tre sequel, due film che nascono dal remake di operazioni nate all’estero, oltre agli ennesimi episodi di Boldi e De Sica.
Come diceva Nanni Moretti, con una punta di amarezza e con la capacità di guardare lontano: è sempre tempo per una commedia!
Sarebbe forse vano e magari inutilmente moralista ricordare che questa esplosione di commedie, per lo più spensierate e che nulla hanno a che vedere con la gloriosa tradizione degli anni ’60 e ’70, coincide con uno dei momenti più bassi della considerazione internazionale del nostro paese, stretto tra la speculazione finanziaria e le risate complici dei nostri alleati europei.
Qualcuno ha parlato di commedia dei telefonini bianchi, per ironizzare sulle affinità con il cinema del ventennio.
In realtà non ci sarebbe proprio niente da ridere. Eppure… tutti cercano di inseguire i clamorosi successi di Benvenuti al Sud, Che bella giornata, Immaturi, Qualunquemente, Nessuno mi può giudicare.
L’unico che sinora sembra esserci riuscito, quest’anno, è lo spregiudicato e trucido I soliti idioti, che aggiorna al grande schermo i personaggi di Father & Son, nati su MTV. Il film è scorrettissimo, superficiale, di una romanità esagerata e corriva, specchio neanche troppo deforme dei nostri egoismi e di uno spaesamento generazionale, che contrappone il maturo uomo di mondo, estroverso e sessuomane, al figlio fin troppo serio, timoroso, remissivo.
Che sia una metafora del rapporto tra padri e figli in un paese devastato dalla gerontocrazia? Una valvola di sfogo ben congegnata per farsi due risate amare.
O magari invece va letto come una grandiosa satira sul rapporto instaurato dal premier con il paese negli ultimi vent’anni?
Paternalista e insopportabile, anche Ruggero De Ceglie è tutto preso, in fondo, da una sola idea: la patonza.
E’ un trionfo che pochi avevano previsto, perchè inconsapevolmente all’oscuro delle gesta di Mandelli e Biggio. Le tre stagioni televisive sono diventate un culto su YouTube e Facebook, spiazzando forse critici più tradizionalisti, che non hanno colto le potenzialità del tormentone di Ruggero e Gianluca e la sua diffusione nel pubblico degli under 30: quello che affolla le nostre sale.
Che poi uno sketch televisivo di 3 minuti, pure riuscito, efficace, caustico, sia in grado di trasformarsi in un film di un’ora e mezza, degno di questo nome è tutta un’altra cosa. Ma intanto Pietro Valsecchi si gode il nuovo successo, dopo quello di Zalone.
Si era parlato tanto, l’anno scorso, della nuova commedia italiana, educata e perbene, contrapponendola alla volgarità dei cinepanettoni. E poi si era dovuta fare una vistosa eccezione proprio per il primo in classifica, Checco Zalone, il più sboccato di tutti – che peraltro, nei suoi pessimi film, fa piangere più che ridere.
Ora il successo de I soliti idioti sembra sconfessare clamorosamente l’assunto, ancora una volta: anche perchè molti degli altri film sopra elencati, carini, educati e perbenisti, sono passati quasi inosservati.
Quello che sembra davvero accomunare questi film è l’amatorialità dei suoi esiti, il più totale spregio per le regole narrative e le qualità tecniche, in un trionfo di improvvisazione da teatrino parrocchiale – o da italica fiction televisiva.
Attendiamo ora i nuovi pacchi natalizi e la coppia Bisio/Siani, per tirare le somme di un biennio spiazzante.
Che questi successi facciano bene al cinema italiano è tutto da dimostrare. Fanno bene al portafoglio di attori e produttori, certamente.
Ma forse l’overdose di commedie senza nerbo ha già ucciso il suo pubblico, annoiato da un’offerta sempre uguale a se stessa. Resistono i fenomeni tv (Bisio-Zalone-Mandelli-Cortellesi-Albanese), segno di un paese che dopo 20 anni di berlusconismo politico e 30 di televisione del nulla si ritrova accomunato solo da un preoccupante analfabetismo di ritorno.
Guardate il logo che precede i titoli di testa de I soliti idioti e fatevi un’idea…
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Sull’ultimo numero di Cinecritica, Bruno Torri e Piero Spila intervistano Ettore Scola, uno dei padri della commedia all’italiana, co-autore di decine di copioni da Un’americano a Roma a Il Sorpasso, da Io la conoscevo bene a I mostri, poi regista, in proprio, di film straordinari come La famiglia, C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare.
In merito all’atteggiamento critico di sufficienza con cui erano stati accolti quei film negli anni ’50 e ’60, Scola risponde così: “se io avessi fatto il critico, avrei probabilmente assunto la vostra posizione. Noi avevamo un’eredità importante, quella di Rossellini, Visconti, De Sica. Poi abbiamo incalzato Germi, Fellini, Antonioni, e molti altri. La commedia all’italiana è sicuramente figlia del neorealismo perchè ne ha assunto i modi e tutte le tecniche, anche il suo spirito, la sua filosofia. In Italia accadevano delle cose, c’era una realtà di cui occuparsi, la commedia all’italiana l’ha fatto, però, spesso, con un qualunquismo insopportabile. Forse perchè troppo assillati dall’impegno di far ridere, perchè c’erano attori come Totò e Sordi che inevitabilmente spingevano in una certa direzione. Ricordo benissimo che la parola d’ordine era: ma fa ridere? …mentre far ridere o no è una domanda che un autore non dovrebbe mai porsi, semmai essa deve riguardare il produttore. La commedia all’italiana aveva molta indulgenza verso l’impegno di far ridere. Ecco perchè penso che la critica abbia fatto il suo dovere.
[…] E’ innegabile che una certa connivenza con l’amoralità era presente. D’altra parte era forse inevitabile quando utilizzi la popolarità, la bravura di attori come Sordi e Gassman, a servizio di certi comportamenti negativi. Qualche responsabilità evidentemente c’è, soprattutto in un paese di mariuoli come l’Italia, fatto di compari più che di compagni.
[…] si doveva fare di più. Ricordo che quando portavo dei soggetti ai produttori, ogni volta mi ponevo il problema. Possibile, mi dicevo, che bisogna essere sempre così corrivi e anche così complici? Cercavo di sottrarmi a quella logica.”
[…] il successo e le polemiche legate al primo episodio, Biggio e Mandelli ritornano con I soliti idioti 2, il […]
[…] detto con largo anticipo. La miopia dei nostri produttori avrebbe rapidamente saturato l’offerta delle solite commedie […]