Kick Ass

Kick Ass *

Il nuovo film di Matthew Vaughn, tratto dal fumetto di Mark Millar è un’opera di cui pensiamo tutto il male possibile. Avevano ragione Roger Ebert e Tony Scott del New York Times quando l’hanno stroncato all’uscita americana.

Non che il film non sia ben fatto. L’adattamento sarà anche fedele e le scene d’azione coreografate con gusto.

Ma è la visione del mondo di Millar/Vaughn ad essere ripugnante: un film che utilizza una bambina di 11 anni per infliggere violenze inenarrabili e carneficine senza motivo, per il puro spettacolo è il punto di non ritorno dell’immoralità cinematografica.

Andrè Bazin si starà rivoltando nella tomba… qui non si tratta più di visionarietà, di uso del macchina da presa, di carrelli e montaggio.

Qui siamo alla pornografia della violenza, che coinvolge in prima persona una bambina, senza alcuna giustificazione, senza alcuno scopo, senza alcuna  necessità.

Kick-Ass racconta la storia di un adolescente, Dave Lizewski, che ha una strana idea in testa: frequenta le superiori e ha una passione per i fumetti di supereroi. Vuole diventare un supereroe lui stesso, acquista una tuta su ebay e pretende così di opporsi al crimine organizzato, pero poi quando si presenta l’occasione viene picchiato duramente e finisce in ospedale.

Non contento della prima “impresa” si ritrova una sera a prendere le difese di uno sconosciuto, rincorso da altri quattro uomini, che lo vogliono malmenare.

Il suo intervento sconsiderato, ripreso da un telefonino, lo rendera’ famoso con il nome di Kick-Ass.

I problemi si presentano quando durante una nuova missione due veri supereroi intervengono, facendo una strage: sono Big Daddy e Hit girl.

Padre e figlia, animati da un odio vendicativo per il capomafia locale, non hanno superpoteri, ma sono allenati ed hanno un arsenale di armi, da far invidia all’esercito americano.

Nella prima scena vediamo Big Daddy/Nicholas Cage sparare a distanza alla figlia, protetta da un giubbotto antiproiettile: in Gomorra di Matteo Garrone c’era un’immagine simile.

Ed è proprio qui che si nota l’enorme distanza tra una stronzata di fumetto e un capolavoro impressionista sull’educazione alla vita nella camorra.

Quegli spari a salve in Garrone fanno orrore, ripugnano, mettono in guardia, atterriscono. In Kick-Ass sono solo un modo per scambiare due battute divertenti tra padre e figlia, in un’escalation di violenza e stupidità senza fine.

Hit Girl si presenta in scena compiendo una strage a sangue freddo ed ammazzando una dozzina di persone, alcune evidentemente indifese e disarmate, solo per “salvare” l’idiota che si fa chiamare Kick-Ass.

Poi sarà scaraventata fuori da una finestra, con colpo di fucile: ma non temete, l’allenamento col padre è servito a qualcosa e presto arriverà in soccorso di Big Daddy e di Kick-Ass, in un magazzino dove gli scagnozzi del boss cattivo, interpretato – neanche a dirsi – da Mark Strong, abbonato ai ruoli di villain, li stanno torturando e bruciando vivi.

Infine si produrrà nell’assalto in solitaria alla tana del mafioso, compiendo l’ennesima strage e rischiando di beccarsi una pallottola in fronte, proprio dal grande capo, prima che Kick-Ass, armato di un bazooka lungo due metri non faccia letteralmente esplodere il cattivo scaraventandolo fuori dal palazzo, con un colpo letale di quell’arma esagerata.

Questo è solo un piccolo assaggio delle nefandezze del film, quasi tutte perpetrate e subite, senza alcuna necessità narrativa, da una bambina di 11 anni.

Certo a parlare di morale della visione, di uso della violenza, si fa presto a passare per moralisti o peggio, eppure se la critica cinematografica ha un ancora senso e se deve servire come una bussola nel mare procelloso delle uscite in sala, allora è necessario dire che Kick-Ass è lontano anni luce dall’idea di cinema che amiamo.

Non c’è nessuna necessità narrativa e nessuna giustificazione realistica o iperrealistica, non c’è nessun discorso sulla violenza o sulla vendetta: solo exploitation, di bassissimo livello, sadismo e brutalità gratuite ed irresponsabili.

Gli esseri umani sono bersagli di un videogame: vince chi ne uccide di più e nel più breve tempo possibile.

Peccato che siano coinvolti un ottimo Nicholas Cage, una bravissima e terrificante Chloe Grace Moretz – che rivedremo nel remake di Lasciami entrare – e la Plan B di Brad Pitt, come produttrice.

Quanto al protagonista Aaron Johnson, era già pessimo in Chatroom visto a Cannes, ed è ancora più insulso nel ruolo, fortunatamente spesso mascherato, di Kick-Ass.

Nemmeno il silenzio è sufficiente per questa immondizia: occorre dire chiaro e tondo da che parte stiamo.

11 pensieri riguardo “Kick Ass”

  1. Terrificante recensione! Non è questo il modo di scrivere! E poi…si racconterà mai così approfonditamente la trama? Si chiama spoiler e non deve essere fatto!!! Tra voi e Delcinema.it non so chi fa più spoiler…

    1. Caro Dakfan,
      di spoiler normalmente non ce ne sono nelle mie recensioni. Mai.
      Ma questo Kick Ass è talmente ridicolo e disgustoso che non merita alcun riguardo. Almeno da parte mia. E’ stata una scelta voluta e la rivendico.
      Naturalmente puoi non essere d’accordo con me, ma questo fa parte del gioco, non trovi?
      M.A.

  2. Cinefumettaro… mi sopravvaluti… Stanze di Cinema contro il resto del mondo!
    Io però cerco sempre di argomentare le mie recensioni. Se entri nel merito posso replicare, se invece ti limiti ad affermazioni apodittiche, faccio fatica…
    E poi, fortunatamente, si può anche pensarla diversamente… non siamo ancora al pensiero unico globale, no?
    Saluti!

  3. Immondizia? Ma non è che hai preso sul serio il film?
    A me come storia in bilico tra action-parodia è piaciuta moltissimo, soprattutto per musiche, personaggi.

    Comunque complimenti per il sito, chi scrive di cinema ha sempre il mio rispetto.

    1. I film si prendono sempre “sul serio”. Altrimenti non staremmo qui a scriverne sul questo sito.
      Non discuto che Kick Ass, ad un occhio superficiale, appaia ben fatto o “divertente”.
      Ma poi se ne scrivo, allora la mia analisi deve essere più profonda: che idea del mondo e del cinema trasmette Kick Ass ai suoi spettatori?
      Gli strumenti narrativi sono usati per quale fine? Il racconto è coerente? L’ironia è fine a se stessa o tende a mettere alla berlina un certo modo di vivere e di pensare?
      Queste sono solo alcune domande a cui un critico deve cercare di rispondere.
      Poi naturalmente ci sono la sensibilità personale, gli interessi, la formazione culturale di chi scrive che possono essere più o meno vicine a quelle degli autori del film.
      Spero di essere stato un po’ più chiaro.
      Grazie per i complimenti!

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