Ecco i vincitori della 62° edizione:

Palme d’Or
DAS WEISSE BAND (The White Ribbon) directed by Michael HANEKE
Grand Prix
UN PROPHÈTE (A Prophet) directed by Jacques AUDIARD
Best Director
Brillante MENDOZA for KINATAY
Jury Prize
FISH TANK directed by Andrea ARNOLD
BAK-JWI (Thirst) directed by PARK Chan-Wook
Best Performance for an Actor
Christoph WALTZ in INGLOURIOUS BASTERDS directed by Quentin TARANTINO
Best Performance by an Actress
Charlotte GAINSBOURG in ANTICHRIST directed by Lars von TRIER
Lifetime achievement award for his work and his exceptional contribution to the history of cinema
Alain RESNAIS
Best Screenplay
MEI Feng for CHUN FENG CHEN ZUI DE YE WAN (Spring Fever) directed by LOU Ye
Prix Vulcain: Artist-Technician
Aitor BERENGUER, sound technician of the movie MAP OF THE SOUNDS OF TOKYO directed by Isabel COIXET.
CAMERA D’OR
SAMSON AND DELILAH directed by Warwick THORNTON (presented at Un Certain Regard)
Caméra d’Or – Special Distinction
AJAMI directed by Scandar COPTI, Yaron SHANI (presented at Quinzaine des Réalisateurs)
UN CERTAIN REGARD
Prix Un Certain Regard – Fondation Gan pour le Cinéma
KYNODONTAS (Dogtooth) by Yorgos LANTHIMOS
Jury Prize
POLITIST, ADJECTIV (Police, Adjective) by Corneliu PORUMBOIU.
Special Prize Un Certain Regard 2009
KASI AZ GORBEHAYE IRANI KHABAR NADAREH (No One Knows About Persian Cats) by Bahman GHOBADI
LE PÈRE DE MES ENFANTS (Father of My Children) by Mia HANSEN-LØVE
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Accade spesso ai festival – e Gilles Jacob lo ha confermato, consegnando in febbraio a Clint Eastwood una Palma d’oro speciale – che tutto il lavoro del direttore, nel costruire una rassegna equilibrata e di valore, venga vanificato da scelte assai discutibili di giurie inadeguate, litigiose, spesso incredibilmente incompetenti.
Quella di quest’anno non è riuscita a rappresentare pienamente la ricchezza di un’edizione complessivamente eccellente, con molte opere indiscutibilmente riuscite ed alcune certamente straordinarie.
Appare evidente che la presidentessa, Isabella Huppert, abbia fatto pesare il suo ruolo, al momento di scegliere il miglior film, sentendosi forse in debito, per i premi ricevuti proprio a Cannes con La pianista.
Peraltro il film di Haneke è certamente la sua opera più convincente e matura. Ed anche la più inquitante ed universale.
Il Grand Prix, assegnato a Un Prophète di Audiard, è il giusto riconoscimento, per una delle sorprese più piacevoli della rassegna.
Il premio al miglior attore va al meraviglioso Christoph Waltz di Inglourious Basterds, che pure difficilmente può essere considerato il protagonista del film di Tarantino, avendo un ruolo piccolo, che brilla però di una luce intensissima. Certo ci sarebbero stati altri degnissimi candidati al premio, dal protagonista di Un Prophète, Tahar Rahim, a quello di A l’origine, Francois Cluzet,a quello di Looking for Eric, Steve Evets.
Ma qui in fondo la giuria ha inteso premiare il lavoro di Tarantino, ancora una volta sorprendente ed innovativo, a quindici anni dalla Palma per Pulp Fiction.
Quanto al resto delle scelte, occorre stendere un velo pietoso.
Il premio alla miglior regia va ad un film confusionario, mediocre, del tutto inadeguato, di un regista ancora emergente.
Quello alla miglior attrice va a Charlotte Ginsborg, martire del film di Von Trier.
Assegnarle il premio, appare piuttosto una ricompensa, per aver sopportato i metodi sadici del danese e dimostra che la giuria non ha compreso per nulla il significato del film, oppure ha inteso applicare al Palmares lo stesso macabro sense of humor di Von Trier.
Quanto a Thirst, che ha condiviso il premio speciale con Fish Tank, è certamente l’opera più infelice e irrisolta di Park Chan Wook.
Completamente dimenticati i bellissimi film della Campion, di Bellocchio, di Loach, di Gianolli e di Almodovar, che evidentemente deve avere un conto aperto con le giurie di Cannes, che continuano incredibilmente a snobbarlo.
Fossimo in Jacob, prepareremmo un’altra Palma d’oro speciale: dopo Eastwood, occorre riparare ad un’altra clamorosa ingiustizia.
