Passano pochi minuti dall’inizio del primo episodio della stagione e ci troviamo con il nostro protagonista, Hub Halloran (Kevin Bacon) con la gola tagliata. Uno squarcio che lo porta dritto all’Inferno. … però dall’inferno Hub torna, non solo vivo e vegeto, ma anche con un incarico tutt’altro che semplice, fare il cacciatore di demoni per il diavolo! Egli deve cioè inseguire ed eliminare i demoni fuggiti dall’inferno, così da ristabilire l’ordine cosmico e al contempo evitare che sulla Terra si scateni l’Armageddon. In questo difficile compito sarà affiancato dall’ex moglie Maryanne (Jennifer Nettles), una cantante country conosciuta nell’ambiente e dal figlio Cade (Maxwell Jenkins), aspirante musicista. Tra tutti sarà però soprattutto l’anziana e combattiva mamma, Kitty (Beth Grant) soprannominata “Mamma Orso”, ad aiutarlo nella lotta contro le tenebre. Tra un messaggio giunto dall’inferno tramite un apposito fax e uno scontro grandguignolesco contro qualche agguerrito nemico, Hub scopre che le apparizioni dei demoni e i loro sacrifici hanno un senso ben preciso e che per la Terra si sta preparando qualcosa di molto pericoloso, se non interverrà subito.
Ci troviamo quindi di fronte al tradizionale intreccio di due diverse tessiture narrative: una, orizzontale, che attraversa tutti gli episodi e che riguarda la redenzione di Hub e la sua lotta per salvare il mondo, e l’altra, verticale, che si esaurisce con il singolo episodio e lo scontro con il demone di turno, sia esso legato all’aria, all’acqua o ad altri elementi. Niente di innovativo dunque, ma è corretto precisare che la serie non ha pretese in tal senso.
The Bondsman è una storia sul crinale tra comico e horror splatter, con un mattatore che non esita a mostrare al pubblico anche le sue migliori doti canore. Se la performance di Kevin Bacon è all’altezza della sua lunga carriera, che lo ha visto impegnato in una molteplicità di successi sia per la Tv (The Following, City on a Hill) che per il cinema (Mystic River e Tremors tra gli altri), questa storia non riesce ad andare oltre alla sua camaleontica performance. Gli altri personaggi non hanno il suo appeal e questo, associato ad una voluta superficialità psicologica, fa dipendere tutto il godimento narrativo dall’azione. Una scelta che il format di 8 episodi di breve durata, circa mezz’ora l’uno, esalta e valorizza, ma che difficilmente potrà incontrare l’apprezzamento di chi è alla ricerca di un intreccio complesso e di personaggi profondi. Il racconto scorre veloce ed immersivo, limitandosi a sfiorare temi più seri quali il rapporto tra genitori e figli, l’importanza della famiglia, il senso di colpa, la possibilità di redenzione. Nel finale Hub è chiamato a scegliere tra la propria famiglia ed il mondo: la sua posizione sembra riflettere in modo emblematico la cultura politica americana di questi anni. Il motto American First è qui declinato rispetto alla famiglia, ma afferisce alla stessa visione del mondo e della società basata sull’interesse privatistico. Non è un caso che in una serie ambientata nella Georgia rurale, in cui la musica country e i pick-up la fanno da padroni emerga in modo così manifesto la medesima matrice culturale che ritroviamo nelle scelte politiche trumpiane. Hub perde infatti di vista come la famiglia svolga il proprio ruolo solo nella società e nel finale la sua scelta egoistica gli si ritorcerà contro. Certo ci sarebbe piaciuto vedere approfondito in modo più significativo almeno uno dei molteplici temi che la serie si limita a sfiorare, così come sarebbe stato interessante entrare nel mondo della demonologia, qui ridotta ad un nome e a poche righe di inquadramento geo-spaziale. Anche Lilith (Jennifer Nettles), che di fatto si configura come principale antagonista di Hub, è descritta in modo piatto e stereotipato. Operazione decisamente più superficiale e meno affascinante di quella che Amazon stessa aveva portato sullo schermo con American Gods (link) in cui gli dei avevano una storia alle spalle ed un ben diverso spessore storico e psicologico.
Nel complesso la colonna sonora è interessante, anche per la contaminazione di diversi generi: si spazia da classici come Ain’t No Grave e Stone Cold Dead In The Market a brani più moderni come Vanity di Cristina Aguilera e a pezzi strumentali composti appositamente per la serie da Tyler Bates e Trevis Sedgwick, come Hub’s Theme. E’ comunque una scelta musicale volutamente popolare, radicata nella tradizione sonora americana. Senza contare Kevin Bacon, che ci regala una sorprendente performance musicale country.
Dal punto di vista tecnico gli effetti speciali, determinanti in una storia del genere horror, fanno il loro dovere, forse senza vette altissime, ma con assoluta dignità.
Il finale si mostra aperto, pronto ad una seconda stagione che però, ad oggi, complice un passaparola piuttosto fiacco, la produzione non sembra intenzionata a realizzare.
TITOLO ORIGINALE: The Bondsmand
DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 30 minuti
NUMERO DEGLI EPISODI: 8
DISTRIBUZIONE STREAMING: Amazon Prime
GENERE: Drama Action Supernatural Horror Dark Comedy
CONSIGLIATO: a quanti desiderano un intrattenimento piacevole ed immersivo, senza grandi pretese di approfondimenti psicologici o di demonologia.
SCONSIGLIATO: a quanti cercano un prodotto originale e con una trama articolata.
VISIONI PARALLELE: il più famoso cacciatore di demoni degli ultimi anni è certamente Tanijiro, protagonista della serie Tv anime Demon Slaye (Netflix 2021-in corso). Tornato a casa, il giovane trova infatti la famiglia sterminata da un attacco di demoni e da allora la sua vita e quella dell’unica superstite, la sorella Nezuko, cambia per sempre. Sotto la guida di Sakonji inizia infatti l’addestramento per entrare a far parte di una squadra di ammazzademoni.
Se invece volete seguire il cammino delle antiche divinità, dall’Egitto dei faraoni all’Irlanda celtica, fino al trasferimento negli Stai Uniti e assistere ai loro preparativi per una guerra senza esclusione di colpi, il consiglio è di restare su Amazon Prime Video per vedere American Gods (2017-2021) serie Tv in tre stagioni tratta dall’omonimo romanzo dei Neil Gaiman.
UN’IMMAGINE: l’abbraccio con cui tutta la famiglia si stringe a Hub (Kevin Bacon), nella convinzione che il fatto di aver portato a compimento la sua missione voglia dire dover tornare all’inferno. In questo abbraccio, simbolicamente nel portico della casa della madre, c’è tutto il senso americano della difesa dei valori della famiglia come micro cellula della comunità. Paradossalmente però sarà proprio Hub a tradire questi valori, anteponendo l’interesse egoistico, personale e della sua famiglia, a quello della comunità e quindi spezzando un rapporto che va al di là del mero interesse privatistico.

