Miss Fallaci: una serie con alti e bassi, qualche episodio brillante, ma senza mordente

Miss Fallaci **1/2

Oriana Fallaci è una collaboratrice del settimanale L’Europeo che unisce talento, determinazione e curiosità: ha insomma le qualità di una grande giornalista. Siamo però nell’Italia degli anni ’50 e quindi il massimo a cui può aspirare è occuparsi di costume, moda e cinema, mentre il suo desiderio è dedicarsi alla cronaca e in particolare alla politica. Il tema che vorrebbe trattare è piuttosto quello del potere in tutte le sue forme e declinazioni e per farlo è disposta a tutto, anche ad una scommessa alquanto improbabile: riuscire ad intervistare Marilyn Monroe. Così la Fallaci ottiene dal suo direttore il permesso di andare a New York e, nella grande Mela, pur naturalmente fallendo nell’impresa titanica di intervistare l’inarrivabile sogno erotico di milioni di maschi americani, la Fallaci dimostra tutto il suo talento nel descrivere lo star system e, per estensione, la società americana. Il racconto del suo fallimento diventa un grande successo. Parte da qui, da questo desiderio incontenibile di scrittura, verità e libertà Miss Fallaci, un prodotto Minerva Pictures e Paramount International Television che si rivolge al grande pubblico. Come altre recensioni che vi abbiamo proposto negli ultimi mesi, anche questa serie va quindi inserita in un preciso contesto di audience e in quel contesto valutata non per quello che vorremmo che fosse, ma per quello che è: un racconto dai toni più leggeri (nei primi episodi) e poi più drammatici (negli ultimi), storicamente situato, sull’ascesa di una giovane donna in lotta contro il mondo intero per poter esprimere sé stessa e quello in cui crede. Il problema nasce quando a questa donna applichiamo il nome Oriana Fallaci, perché questo sposta le nostre aspettative verso la giornalista e la scrittrice più che verso la donna.

Miss Fallaci, a dispetto del titolo, funziona meglio come il racconto di una donna e del suo desiderio di conciliare vita privata e vita lavorativa: qualcosa di complicato anche oggi, figuriamoci nell’Italia di quegli anni. Da questo punto di vista la sceneggiatura e gli attori (tra cui Francesco Colella, Elena Ferrantini e Leonardo Lidi), anche se a volte in modo un po’ troppo didascalico e patinato, fanno il loro dovere e hanno il merito di presentare un contesto sociale e culturale ben definito, in cui, grazie al lavoro dei maestri di scena, ci possiamo immergere con grande piacere. Gli ampi sedili degli aerei, gli abiti azzimati delle signore delle pulizie, la sigaretta sempre tra le mani anche nei ristoranti, le grandi auto americane e la meraviglia di fronte alle novità della tecnologia degli italiani: c’è tutto quello che serve per sentire il profumo degli anni ’60 del secolo scorso. Oriana, che nell’interpretazione di Miriam Leone risulta più attraente del personaggio storico e comunque con una bellezza meno spigolosa, più classica, vuole fiorire come professionista e come donna, senza rinunce. Eppure questo non è possibile e così si ritrova di fronte alla necessità di compiere delle scelte, raggiungendo un drammatico punto di rottura, nel sesto episodio, Il compleanno, che la porta a perdere tutto quello per cui aveva lottato.

Non mancano scambi e dialoghi interessanti e sapidi, in particolare nel mondo dello spettacolo, anche se la tendenza alla semplificazione e alla rappresentazione più che all’introspezione sminuisce la complessità di alcuni artisti (in particolare Orson Welles ridotto ad un gigione perennemente alticcio). Colpisce invece nel segno la lettura di ampi stralci degli articoli scritti da Oriana, con una prosa per molteplici aspetti esemplare. La voce fuori campo che ripropone il contenuto dei suoi articoli è del resto quella della stessa giornalista e questo supera abilmente lo scoglio del narratore esterno, che in genere appesantisce la narrazione: è piuttosto naturale accompagnare con le parole il ticchettare sulla macchina da scrivere.

Il limite di questa impostazione è dato dall’assoluta mancanza di spunti originali a livello di intreccio (lineare), di gestione del tempo (cronologico), di linguaggio narrativo (realismo) e di colonna sonora (emotiva). Manca non la tecnica e nemmeno la qualità, ma lo spunto capace di restare impresso, in sostanza manca proprio quella capacità della prosa di Oriana di tagliare la realtà come una soffice torta allo yogurt. Lo stesso si può dire per l’interpretazione di Miriam Leone che si adatta perfettamente al personaggio del racconto, ma indubbiamente meno all’Oriana Fallaci che abbiamo nella memoria collettiva. Forse questo è un problema soprattutto nostro, perché abbiamo attribuito un’etichetta alla Fallaci, in molti casi senza conoscerne i trascorsi, soprattutto giovanili, e senza pensare che lei, come tutti, sia profondamente cambiata nel corso degli anni. Va però detto che se punti su di un personaggio storico devi necessariamente confrontarti con l’idea che il pubblico ha di quel personaggio e se non lo fai o non lo vuoi fare allora è meglio evitare richiami troppo espliciti e diretti. Questo non vuol dire piegarsi a quell’immagine, ma nemmeno prescinderne: è necessario raccontare piuttosto tutta la complessità del personaggio e della sua trasformazione negli anni. Ripeto però la premessa: la serie, creata da Viola Rispoli e Tom Grieves, si rivolge ad un pubblico generalista e non ha intenti di approfondimento psicologico. Inoltre una ipotetica seconda stagione potrebbe andare a sviluppare proprio questa progressiva trasformazione del personaggio.

Miss Fallaci è complessivamente un prodotto godibile e molto adatto alla visione da parte di un ampio pubblico per assenza di turpiloquio, scene di sesso, violenza e quella tendenza all’estremo fine a sé stesso che caratterizza molta serialità degli ultimi anni. Predominano invece valori domestici, semplici, concreti e la prosa di Oriana, qua e là, accende nello spettatore il desiderio di verità e di bellezza.

TITOLO ORIGINALE: MISS FALLACI

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 50 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI: 8

DISTRIBUZIONE STREAMING: Rai Play

GENERE: Drama Comedy Biography

CONSIGLIATO: ad un pubblico interessato ad un intrattenimento godibile, senza eccessi e con una storia di emancipazione femminile storicamente e socialmente ben contestualizzata.

SCONSIGLIATO: a quanti cercano un prodotto originale e il sapore unico dell’intelligenza critica di Oriana Fallaci.

VISIONI PARALLELE: lasciamo perdere i prodotti audiovisivi e riscopriamo la prosa di Oriana Fallaci con uno dei suoi libri di interviste, ma anche di racconto sociale e di autobiografia. L’intreccio di più dimensioni ha reso i suoi libri interessanti per un ampio pubblico, parlando a persone molto diverse tra loro per cultura, idee politiche ed interessi. Tra gli altri ricordiamo due romanzi: Un uomo, sulla vita di Georgios Papadopulos e Insciallah, un libro corale che racconta il dramma della guerra libanese all’inizio degli anni ’80.

UN’IMMAGINE: le mani di Oriana che tornano in diverse inquadrature: simili alle mani di un maestro artigiano nel digitare sulla tastiera della macchina da scrivere, ma anche così fragili e femminili in diverse circostanze e pure sfrontate nel sorreggere la sigaretta per ogni dove o nello sbattere sulla scrivania del malcapitato direttore per reclamare l’attenzione che si merita.

 

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