E i figli dopo di loro – Leurs enfants après eux **
Romanzo di formazione e affresco massimalista, ambientato nel corso degli anni novanta nella regione depressa del Grand Est, Leurs enfants après eux è il terzo lungometraggio dei gemelli Ludovic e Zoran Boukherma, tratto dal romanzo E i figli dopo di loro scritto da Nicolas Mathieu nel 2018, vincitore del prestigioso premio Goncourt.
Quattro estati francesi, tra il 1992 e la vigilia del trionfo mondiale del 1998, in una regione depressa dalla deindustrializzazione e vinta da un senso di rassegnata inferiorità e mediocrità invincibile, che sembra contagiare come un virus le vite di tutti i protagonisti.
Il film ruota attorno a tre giovanissimi personaggi: il quattordicenne buffo e introverso Anthony, figlio di una vecchia gloria locale del motocross di Heillange, la più grande Stephanie che appartiene alla piccola borghesia locale, e Hacine, figlio di un immigrato marocchino, che passa le sue giornate riempite di nulla, tra piccolo spaccio e la leadership annoiata della sua piccola banda.
Quando Anthony e il cugino conoscono Steph su una spiaggia solitaria e quest’ultima li invita ad una festa, i due ragazzi hanno un’unica possibilità: prendere a prestito la Yamaha del padre di Anthony. Solo che alla festa si imbuca anche Hacine, Anthony lo umilia davanti a tutti e all’alba la moto è sparita.
Sembra una cosa da nulla, ma quell’incontro e quel furto rovinerà le vite dei tre e delle loro famiglie per molti anni.
Anthony resterà innamorato di Steph senza riuscire davvero a trovare il modo di stare con lei, Hacine sarà spedito in Marocco prima di tornare in Francia come un piccolo criminale.
Passano gli anni e il destino li allontanano, lasciando ferite profonde nel fisico e nei sentimenti di tutti e tre.
L’idea di questo adattamento nasce dall’intuizione di Gilles Lellouche, che si è poi concentrato su L’Amour Ouf, lasciando ai fratelli Boukherma la regia e ritagliandosi il ruolo del padre di Anthony e quello di produttore.
I due film in effetti si assomigliano molto, hanno un andamento simile, generoso e musicale, cercando di raccontare l’evoluzione dei personaggi attraverso il tempo, in uno spazio che assomiglia per loro ad una prigione da cui non si può uscire.
Nonostante i due registi siano nati proprio nell’anno in cui la storia del loro film prende l’avvio, in realtà il loro lavoro cerca evidentemente di replicare le modalità narrative e la costruzione drammatica del cinema di quegli anni, evocando in modo prepotente, attraverso la musica, un universo temporale e culturale molto preciso, in modo peraltro simile a quanto accade anche nelle pagine del romanzo.
Solo che il lavoro di adattamento dei fratelli Boukherma che avrebbe voluto essere “nella vena del cinema di Paul Thomas Anderson e Martin Scorsese, lontano da ogni tentativo naturalistico” in realtà assomiglia piuttosto al cinema pedante e fatalista di Scott Cooper, ammorbato da un tono melodrammatico e tetro, in cui il disegno dei personaggi è intuibile sin dall’esordio.
Se il tentativo dichiarato dai due era quello di “aggiungere romanticismo al centro di questo mondo radicale e austero descritto nel romanzo, senza fare un film felice, ma incorporando la bellezza e la luce in questo universo”, in realtà il film non ci riesce mai, raccontando i giovani di quella generazione senza davvero conoscerli, rimanendo sempre in superficie, abbozzando qualche stereotipo lontano anni luce dal ritratto che di quella stessa Francia aveva fatto Kechiche con il suo epocale Mektoub: My Love.
Leurs enfants après eux rimane un feuilleton che non ha neppure la vitalità disastrata di L’Amour Ouf. Quanto al cast, Lellouche, Quenard e Saigner recitano col pilota automatico personaggi che si abbeverano nella maniera.
Quando ai giovani, Paul Kircher veste di nuovo i panni di un adolescente in crisi di identità come in The Animal Kingdom, ma mi pare uno di quegli attori chiusi in un certo tipo di ruolo, da cui difficilmente riescono ad uscire. Angelina Woreth ha invece una presenza che si impone, nonostante un ruolo molto debole, a cui la sceneggiatura lascia tuttavia uno dei pochi momenti realmente disarmanti e sinceri del film, quando confessa all’amica le sue difficoltà universitarie, a confronto con compagni di classe che la vita e il contesto sociale hanno preparato a quelle sfide che lei invece trova così complicate, dopo essere stata una studentessa modello nella piccola Heillange.
La scelta del concorso per i primi due film francesi di Venezia 81 segna evidentemente una difficoltà, un impasse: sia del festival e sia delle proposte della più importante industria culturale europea. Per entrambi la collocazione in Orizzonti o alla Giornate sarebbe stata di certo più pertinente.

[…] Mastroianni al miglior giovane attore: Paul Kircher per E i figli dopo di loro – Leurs enfants après […]