Venezia 2024. Kill The Jockey

Kill The Jockey *1/2

Commedia sgangherata e fluida, greve nei toni, spaesata nella scritta, e imbarazzata nelle interpretazioni, Kill The Jockey è tutt’altro che una sorpresa positiva di questo concorso.

A sei anni di distanza da L’angelo del crimine, il nuovo film sembra diretto e scritto da qualcun altro.

Il protagonista è un famoso fantino, Remo Manfredini, che corre sui cavalli del boss Ruben Sirena. La sua carriera tuttavia ha imboccato il viale del tramonto tra droghe ed eccessi esasperanti.

Meno male che nella scuderia di Sirena corre anche Abril, incinta della bimba di Remo, che continua a vincere al posto suo.

Quando il boss fa arrivare dal Giappone il purosangue Mishima, Remo ha un incidente terribile, finisce in coma e quando si risveglia ruba la pelliccia e la borsa alla paziente ricoverata accanto a lui, fugge per le strade di Buenos Aires e si fa chiamare Dolores.

Nel frattempo Abril si è consolata con un’altra collega, Di Girolamo.

Con gli uomini di Sirena alle calcagna, Remo/Dolores è costretto a un’improbabile vendetta.

Immerso in una comicità secca e attonita, che vorrebbe scimmiottare l’understatement di Kaurismaki, Kill The Jockey è un melò che nelle mani di un epigono di Almodovar avrebbe anche avuto qualche chance.

Tuttavia quello che c’è è davvero imbarazzante, incapace di trovare una chiave per questo racconto di identità perdute e ritrovate, di maternità solitarie e di fallimenti esistenziali.

L’unica che sembra crederci davvero è Ursula Corberò, che non vedeva l’ora di far qualcosa di nuovo rispetto a La casa di carta. Daniel Jimenez Cacho (Bardo) e Mariana di Girolamo (Ema), invece appaiono completamente spaesati, mentre Nahuel Pérez Biscayart, che era il formidabile ed elettrico protagonista di 120 battiti al minuto, qui è costretto per lo più al silenzio catatonico e agli occhiali da sole per lunghi tratti, in una performance di rara inconsistenza.

La pistole sparano, i cavalli corrono, le mamme partoriscono e i prigionieri muoiono: tutto secondo copione in una commedia che vorrebbe essere surreale e moderna e risulta solo sconclusionata e inconsistente.

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