La telenovela di Cannes 2020 sembra destinata a ripetersi nel 2021.
Secondo France 24 il festival sta pensando di spostarsi dalle tradizionali due settimane di metà maggio, per occupare uno slot diverso a fine giugno, inizio luglio, sperando che sia migliore per fronteggiare la pandemia.
L’edizione si terrà comunque nel 2021 e non ci saranno cancellazioni questa volta. Tuttavia questa sicurezza non pare assistita da alcun dato di realtà.
Il festival di Cannes è mastodontico, muove non meno di 45.000 accreditati da tutto il mondo, di cui 4.500 giornalisti, che convergono negli spazi limitatissimi della Croisette.
Per un confronto con Venezia: in un ano normale gli accreditati sono circa 12.000, ridotti a circa 5.000 nell’edizione del 2020.
Lo stato delle strutture del festival, unito alle stringenti misure di sicurezza imposte dalle autorità, converge a creare una situazione che da molti anni è francamente improponibile nel corso di una pandemia: file interminabili, assembramenti continui, spazi ristretti e promiscuità fuori e dentro le sale.
Immaginare una capienza ridotta della metà in quegli spazi, vuol dire pensare ad un festival completamente diverso. Probabilmente una vetrina d’élite e poco più.
Il confronto con gli spazi della Biennale al Lido è impietoso, ma anche il contesto di partenza è incomparabile: Cannes è un festival cittadino, con numeri enormi, con un mercato che richiama la maggior parte degli addetti ai lavori e con una propria economia fatta di red carpet, grandi hotel, feste, lusso, sponsor, ristorazione. Immaginarlo ridotto alla severità ascetica e minimale di Venezia 2020 è molto, molto difficile, a meno di scelte drastiche e draconiane, che tuttavia servirebbero a salvare la continuità del festival, ma non certo a sostenere quel microcosmo che si muove sulla Croisette.
Berlino, in una situazione non troppo dissimile, si è dovuto arrendere. Il Sundance ha immaginato un’edizione diffusa in tutti gli Stati Uniti, ma le proiezioni previste a Los Angeles, sono state cancellate per la recrudescenza della pandemia.
Sono tempi difficili. Ancor di più per eventi globali come il Festival di Cannes.