All’ombra della luna – In the Shadow of the Moon

All’ombra della luna – In the Shadow of the Moon **

Philadelphia, 2024. Un ufficio devastato da un’esplosione, la strada sottostante in fiamme, una strana bandiera americana con solo cinque stelle svolazza nell’aria.

Torniamo indietro al 1988. L’agente Thomas Lockhart e il compagno Maddox accorrono sul luogo dove un autobus di linea si è ribaltato scontrandosi con una altro automezzo: l’autista sembra aver avuto una copiosissima emorragia cerebrale ed ha tre segni neri sul collo.

Il detective Holt è a capo delle indagini. Ma Holt è anche il fratello della moglie di Lockhart, incinta al nono mese proprio in quei giorni.

Quando i morti per questa strana emorragia diventano tre in città, gli agenti si mettono sulle tracce della sospettata, una giovane ragazza di colore, con una felpa blu con il cappuccio.

Lockhart la individua e la insegue fino ad una botola che conduce ad una fermata della metro. Qui la ragazza misteriosa viene spinta da Lockhart sotto un vagone, non prima di avergli rivelato che la moglie sarebbe morta presto di parto, dando alla luce la figlia Amy.

La profezia si avvera puntualmente. Passano nove anni esatti e misteriosamente la ragazza di colore riappare dal passato, così come le morti per emorragia.

Per Lockhart scoprire la verità diventa un’ossessione, che si rinnova ogni nove anni.

Il film di Jim Mickle, il quinto della sua carriera cominciata già nel 2006, è un thriller fantascientifico, che tenta di unire il realismo del poliziesco urbano, con l’elemento fantastico dei viaggi nel tempo.

Scoprendo pian piano che l’obiettivo di questo rincorrersi attraverso i decenni è la fiamma dell’odio che, una volta accesa, si propaga a distanza, rimane magari sotto traccia, fino a trasformarsi nel fuoco della rivolta.

Il movente che spinge al misteriosa ragazza di colore è quello di spegnere e soffocare quelle fiamme sin dalla sua accensione, prevenendo il disastro futuro.

Solo che, così facendo, il film apre una voragine filosofica, molto discutibile, nella quale finiscono per essere soffocati il libero arbitrio, la libertà di parola, Il principio di autodeterminazione, lo stesso diritto a mettere in discussione lo status quo.

All’ombra della luna è tanto superficiale nel cercare spiegazioni ai suoi elementi fantastici, almeno quanto lo è nei suoi moventi politici.

Tuttavia l’ossessione del protagonista per la ragazza con la tuta blu e una serie di omicidi inspiegabili di persone qualunque, è più mostrata che realmente giustificata: perchè dovrebbe essere così essenziale nella vita di Lockhart? Perchè dedicargli 30 anni della propria esistenza, mandando in frantumi anche quel pezzo di famiglia che gli è rimasto e la sua carriera?

Se infatti la missione della ragazza ha un significato preciso, per l’agente si tratta di una serie di morti, come probabilmente molte altre nella sua attività.

La capacità di Mickle, già autore del pregevole Cold in July e della serie tratta dai romanzi di Lansdale Hap & Leonard, è quella di occultare il più possibile i buchi e le incongruenze della sceneggiatura di Gregory Weidman e Geoff Tock, cercando di costruire un ponte di credibilità attraverso i rapporti tra i personaggi della storia.

E, per la durata di questo All’ombra della luna, Mickle ci riesce quasi, facendoci per un attimo dimenticare i limiti di un racconto discutibile dal punto di vista scientifico, ideologico, narrativo.

Resta soprattutto la convinzione degli interpreti: Boyd Holbrook nei panni del protagonista, ossessivo e malinconico, Michael C.Hall in quelli dell’investigatore Holt, il classico ottuso che farà carriera, Cleopatra Coleman, che ha una sua gravitas, nonostante il film le riservi pochissime battute e un look fin troppo classicamente futurista: i capelli rasati a zero, aspetto androgino, abbigliamento high tech.

Come molti film targati Netflix, un buon primo atto, incapace di sostenersi oltre la durata di un cortometraggio.

Ormai un marchio di fabbrica per le produzioni della società di Sarandos e Hastings.

 

 

 

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