Dopo i pessimi dati d’ascolto della cerimonia del 2018, la ABC, l’Academy e i produttori della serata hanno deciso di apportare novità importanti, per risalire la china.
Difficile e imbarazzante immaginare un nuovo twist come quello finale del 2017, quando Moonlight e La La Land si alternarono sul podio dell’ultimo premio, per un errore grossolano nelle buste.
E allora, oltre a consigliare come al solito di farla breve con i ringraziamenti, hanno pensato di abbreviare semplicemente la cerimonia, consegnando 4 dei 24 premi Oscar durante le pause pubblicitarie. Quest’anno sono state scelte le categorie della miglior fotografia, montaggio, make up e cortometraggio.
I quattro premi verranno poi montati e inseriti nella parte live più tardi.
L’ossessione per la durata della cerimonia è una preoccupazione che si rinnova tutti gli anni, senza un vero motivo.
Addirittura i social dell’Academy hanno rilanciato nei giorni scorsi, il discorso di ringraziamento di Joe Pesci nel 1990, il più breve di sempre: “It was my privilege. Thank you“. Difficile però che molti altri lo seguano.
Ma cerimonia dura così tanto, non perchè siano lunghi i discorsi di ringraziamento o perchè siano troppi i premi da consegnare, ma perchè mediamente ogni 15 minuti di spettacolo, ci si deve sorbire una lunga pausa pubblicitaria: nell’era dello streaming e del trionfo tv via cavo, la quantità di spot della tv generalista diventa ogni anno più fastidiosa.
Non è forse il caso di abbattere i costi dello show, consentendo di ridurre gli slot pubblicitari, invece di ridurre speech e premi? Che è in fondo il cuore dello spettacolo?
Per la prima volta quest’anno la cerimonia andrà in diretta streaming. Non sembra lontano il momento in cui la vedremo su Netflix o su Amazon o su uno degli altri servizi online, ridotta, senza break pubblicitari, a un paio d’ore, finanche troppo brevi.
Peraltro dall’anno prossimo la cerimonia sarà anticipata di quasi un mese, accorciando la stagione dei premi e cercando di ridare agli Oscar quell’imprevedibilità che è uno dei maggiori motivi d’interesse. Chissà se funzionerà davvero.
