Bird Box

Bird Box **

Il film di Natale di Netflix è un thriller distopico, tratto dal bestseller di Josh Malerman, affidato all’adattamento di Eric Hasserer (Arrival) e alla regia di Susanne Bier (In un mondo migliore, The Night Manager).

Interpretato da Sandra Bullock, Bird Box si muove su due piani temporali differenti. Nel passato la protagonista Malorie è una pittrice incinta del suo primo figlio, che esce dall’ospedale con la sorella, dopo una visita di controllo, proprio nel momento in cui una misteriosa epidemia suicida si diffonde anche negli Stati Uniti, dopo aver contagiato la Russia. Nel futuro Malorie è in viaggio bendata su un piccola barca di legno lungo un fiume, assieme a due bambini, per cercare rifugio in una comunità misteriosa.

Il film si gioca tutto sull’alternanza tra questi due piani temporali. Quando l’epidemia si diffonde, Malorie trova rifiugio in un grande appartamento già occupato da un architetto, da un avvocato e da un piccolo gruppo di autoreclusi. Il contagio colpisce infatti chi rimane esposto alla luce, all’aperto: è una visione improvvisa quella che scatena l’irrefrenabile istinto suicida di chi ne è preda.

Al gruppo originale si unirà prima una seconda madre incinta, quindi un uomo che dice di lavorare in città e di essere scampato ad un agguato da parte di alcuni contagiati superstiti, che, come invasati, spingono gli altri a vedere e quindi ad uccidersi.

Le comunicazioni (tv, internet, cellulare) si interrompono subito, ma presto il primo problema diventa quello delle scorte alimentari, quindi quello dei due bambini che stanno per nascere…

Il film della Bier, come molti altri film che prendono le mosse da una premessa apocalittica, sconta da un lato l’approssimazione e i gli errori nella costruzione di un microcosmo narrativo coerente con quella premessa e dall’altro rimane incerto se spingere il racconto verso territori horror o verso quelli survivalisti e di rinascita.

Non si capisce come sopravvivano madre e figli per cinque anni senza muoversi dall’appartamento originariamente occupato. Non si capisce perchè le comunicazioni siano interrotte, ma la corrente elettrica o il riscaldamento continuino ad illuminare e riscaldare le case, nonostante tutto. Sorvoliamo sulle scorte di cibo: forse con lattine e scatole si può sopravvivere pure per quel periodo.

Ci vuole poi un’enorme sospensione dell’incredulità per accettare che la barchetta di Malorie proceda senza guida alcuna per due giorni lungo un fiume, superando persino le rapide.

Peccato che Bird Box sfrutti pochissimo anche l’idea che dà il titolo al film e che lasciamo scoprire a chi lo vedrà su Netflix.

Dal punto di vista del tono, il film sembra mettere presto l’horror da parte, preferendo esplorare, proprio attraverso il personaggio della Bullock, il tema della lotta per la sopravvivenza e della capacità di trovare in se stessa le forze necessarie a compiere la propria missione.

Anche se Bird Box condivide alcune premesse con A quiet place e con i film di Romero, in realtà la Bier non affonda mai il colpo, per davvero, non si sporca mai le mani con il genere puro, preferendo stare accanto alla sua eroina, che sembra messa alla prova più nel momento del parto, che nel resto del film.

Anche la perdita che la spinge poi alla fuga sulla barca perde il suo valore emotivo, proprio in ragioen della struttura ellittica del racconto.

Con l’eccezione della prima scena in auto che funziona alla perfezione e muove le premesse di Bird Box in modo scioccante e originale, il resto scorre in modo piuttosto prevedibile.

La Bier evita giustamente di fornire troppe risposte, ma le regole d’ingaggio sono così sfumate, da rendere il tutto piuttosto arbitrario.

Il personaggio di Malorie assomiglia ovviamente a quello della Dott.ssa Stone di Gravity: per entrambe, il viaggio sembra essere impossibile. Ma poi la tempra coriacea e lo spirito indistruttibile le conduce sino alla fine: qui la Bullock passa mezzo film incinta – non si sa bene di chi – e l’altro mezzo bendata, ma è perfettamente in grado di badare a se stessa, di bere whiskey in gravidanza, di maneggiare pistole, fucili e machete, quando occorre.

Molto più defilati gli altri attori coinvolti, con ruoli piuttosto bidimensionali: l’egoista violento e bevitore John Malkovich, l’eroe nero di ritorno dall’Iraq Trevante Rhodes, il subdolo Tom Hollander, la madre tutto cuore Danielle MacDonald e Sarah Paulson che appare veramente in un cameo iniziale e che vorremmo sempre vedere di più nei film in cui recita.

Splendida la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross e notevole la fotografia tutta di interni e in pieno giorno di Salvatore Totino.

Come spesso accade ai prodotti Netflix di questa stagione, Bird Box rimane un film riuscito solo a metà: di genere, ma con ambizioni più alte, ben scritto, ma con evidenti limiti di struttura drammatica, divistico quanto basta, ma con un’anima. Una formula che potremmo ormai considerare acquisita. Aspettiamo di essere smentiti presto…

 

 

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