La cerimonia di premiazione dei 55°Golden Horse Awards, tradizionalmente assegnati a Taipei, da una giuria che valuta i migliori lavori prodotti ad Hong Kong, Taiwan e in Cina, è stata travolta dalle polemiche dopo che la regista Fu Yue, premiata per il miglior documentario con Our Youth in Taiwan ha dichiarato dal palco “I hope one day our country will be recognised and treated as a truly independent entity,” Fu said in her speech. This is my biggest wish as a Taiwanese.“
Il suo discorso è stato oscurato, Gong Li, presidente della giuria si è poi rifiutata di annunciare il miglior film dell’anno e molti cinesi hanno disertato i tradizionali parties post cerimonia.
A surriscaldare gli animi ancor di più ci si è messo il cinese Tu Men, che si è detto onorato di presentare un premio in ‘China, Taiwan’ un parola ritenuta offensiva e diminutiva dai taiwanesi, rispetto al loro status politico.
E’ dovuto intervenire persino il Presidente taiwanese Tsai Ing-wen dichiarando che la frase ‘China, Taiwan’, è inaccettabile e non lo sarà mai, perchè Taiwan è Taiwan.
Un disastro di proporzioni incredibili soprattutto per la cappa conformista, che ha avvolto la Cina e i due protettorati, fin dal rientro alla mainland.
Dal punto di vista più strettamente cinematografico, il capolavoro del compianto Hu Bo, An Elephant Sitting Still, si è aggiudicato il premio per il miglior film e per la migliore sceneggiatura, mentre Zhang Yimou ha vinto per la migliore regia per Shadow, che si è aggiudicato altre tre premi tecnici, per scenografia, effetti visivi e make up. Tre premi anche a Long Day’s Journey Into Night di Bi Gan, per la fotografia, la colonna sonora e gli effetti sonori.