Cinema con vista: Codice 999

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Il fascino malvagio del sangue che scorre chiama in causa il cinema della perdizione, tanto amato dalle nuove generazioni e dagli uomini con certi pruriti. Ma se la violenza non è fine a se stessa, si possono scoprire alcuni spaccati di realtà che nella sua crudezza trovano la loro forza.

Per le strade di Atlanta si gioca a “guardie e ladri”. I criminali rapinano le banche, la mafia russa cura incontrastata i suoi interessi e la polizia non sa bene da che parte schierarsi. I protettori della legge non ripuliscono i quartieri, anzi cercano di renderli ancora più marci. In pochi sono mossi dal sacro fuoco della giustizia, gli altri si nascondono dietro a un distintivo per legittimare le proprie malefatte. Ma il male non è assoluto. Non ci si trova davanti al Raskol’nikov di Dostoevski. Ognuno è un cross over della società, che mischia i vizi alle virtù per sentirsi colmo nel vuoto del proprio animo.

Michael è un uomo dal passato torbido, colpevole di essere in affari con persone poco raccomandabili. Ha già un piede nella fossa e la sua unica possibilità è una rapina al limite, ma qualcosa va storto. Il bottino non soddisfa le richieste dei mandanti, che gli impongono un altro colpo. Lui non si può sottrarre e con la sua banda dovrà scendere agli inferi per portare a casa la refurtiva. I poliziotti buoni si mischiano con quelli cattivi e presto Michael non saprà più di chi fidarsi.

John Hillcoat è un regista che ama i toni cupi. Con The Road sperimenta un post apocalittico di belle speranze e in Lawless rappresenta una criminalità organizzata in costume, senza convincere i palati più raffinati. Le troppe tematiche lo confondono e l’affresco finisce col prevalere sulla storia. Forse era la prova generale per un ritratto più completo, degno dei migliori cop movie degli ultimi anni.

Codice 999 è un noir feroce, che non ha paura di dire come realmente stanno le cose negli USA. Si scaglia contro la corruzione e mostra con spietatezza il degrado delle periferie. Le bande si scagliano l’una contro l’altra e la mafia spadroneggia anche sulle forze dell’ordine. Nessuno è al sicuro e ognuno cerca di arraffare ciò che può, per non rimanere senza la propria fetta di torta.

Il regista regala uno spaccato che è lo specchio di molte realtà. La banalità del male va in scena ad Atlanta, dove l’uomo onesto non è ammesso. Ripulire le strade sembra una follia e tutti diventano burattini di un sistema senza pietà, che non accetta defezioni. L’unica via di uscita è dentro una bara e la destinazione finale non è di certo il Paradiso, per chi ci crede.

I protagonisti si agitano come in una tela di ragno. Vorrebbero redimersi, ma ormai è troppo tardi. Devono svolgere i loro mandati e cercare di portare a casa la pelle per un altro giorno, in attesa di quello successivo. Un cast corale supporta delle solide interpretazioni e ogni attore sembra nato per quella parte. Menzione speciale a Woody Harrelson, che fa ancora sognare col suo piglio da poliziotto borderline.

John Hillcoat punta sul carisma degli attori e non sbaglia un colpo. Sorprende la platea con colpi di scena a ripetizione, serviti da un montaggio pirotecnico. Nelle scene d’azione ogni inquadratura contribuiscono al patos dell’insieme, e nei dialoghi si privilegiano i primi piani, per guardare dritto negli occhi quegli uomini disperati. Quando la notte cala, le famiglie vanno a dormire e i “lupi” della notte cominciano a giocare la loro partita.

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