È sempre difficile lasciare indietro un compagno, un amico. I Marines professano il Semper fidelis e il motto “uno per tutti e tutti per uno” fa ormai parte del linguaggio comune, ma alcune volte è inevitabile. La situazione può richiedere un sacrificio, specialmente se c’è un equipaggio da proteggere. La vita di un uomo disperso ne mette a rischio altre cinque, quindi bisogna stringere i denti e scappare, per il bene della maggioranza. E se così non fosse? Se la morte avesse risparmiato il malcapitato cosa succederebbe? Così inizia The Martian, un film dai grandi interrogativi, ma dalle scarse aspirazioni.
Marte è un pianeta inospitale e brullo, quindi ideale per inscenare l’ennesima titanica lotta tra uomo e Natura, anche se marziana. Un’unica e insignificante forma di vita che si oppone al suo destino, rifiutando la morte in un’epopea dal sapore di epico. Achille contro Ettore, Annibale contro Scipione e ora Matt Damon alias Watney vs. Marte, in uno straordinario incontro per la sopravvivenza. Eppure non è una novità. Paragonarlo a un Robinson Crusoe moderno sarebbe fin troppo facile e i clichè non mancano, ma molto spesso la bravura di un regista si riscontra nel dare al pubblico ciò che vuole.
Panem et circenses dicevano i Latini e Ridley Scott non ha di certo saltato quella lezione. Aveva già rivisitato, con scarsi risultati, il biblico Mosè in Exodus e ora si è dato ai grandi classici. Un po’ di letteratura inglese del Settecento, unita agli strascichi di Interstellar e a un pizzico di Cast Away ed ecco a voi il nuovo The Martian. Nessuna novità, eppure bisogna riconoscere che funziona. La generosa durata non si percepisce e le passeggiate marziane sono la polpa di un film che vuole divertire, nonostante la drammaticità della situazione.
Matt Damon è un inguaribile ottimista, che anche nel tragico riesce a strappare qualche risata, dando una vena “sbruffona” a uno sci-fi “già visto”. Dopo il ruolo da villain in Interstellar si redime con un protagonista roccioso e geniale, capace di riunire il mondo sotto una fantascientifica aurea buonista. A trionfare non è di certo il realismo. Non cede quasi mai alla disperazione e anche quando tutto sembra perduto, riesce a cavarsela con qualche battuta e un po’ d’ironia. Il dramma cede il passo alla commedia, regalando leggerezza ad un plot che poteva essere di ben altro spessore. Dimenticate l’audacia di Interstellar e ispiratevi ad un Avenger su Marte per avere un quadro completo della situazione.
Ciò che sorprende è l’uso di un patriottismo velato, che fa tentennare il mito della potenza americana davanti alla crisi. Per una volta non sarà solo la bandiera a stelle e strisce a trionfare, ma ci sarà bisogno di un aiuto esterno per risolvere il problema di turno. Forse i tempi di Armageddon si stanno allontanando, oppure l’occhio attento di Ridley Scott ha voluto favorire gli incassi, chiamando in causa un noto mercato d’oltremare.
The Martian è un “giocattolone” per le masse che stupisce per la sua capacità di emozionare, anche se in maniera un po’ furbetta. Gli splendidi paesaggi rimarranno nel cuore, un po’ meno i contenuti, ma ancora una volta Scott riesce a far divertire.

