Points of view: Minions – Recensione in anteprima

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Grandi successi al box office quest’anno per Studio Universal (50 sfumature di grigio, Fast&Furious 7 e Jurassic World) che continua a non sbagliare un colpo con il film d’animazione Minions, già campione d’incassi nel mondo e attesissimo da adulti e piccini nelle sale italiane a partire dal 27 agosto.

Divertente, originale, imprevedibile, brillante. Minions è uno dei film d’animazione più riusciti degli ultimi tempi molto vicino per i protagonisti spiritosi e le avventure rocambolesche ai simpatici pinguini di Madagascar.

Non è, infatti, la prima volta che personaggi comprimari diventano protagonisti a pieno diritto regalando al pubblico momenti di allegria, risate, sorrisi e sorprese e facendosi portavoce di positivi messaggi universali quali amicizia, lealtà e solidarietà.

Così i Minions, i buffi esserini gialli che in Cattivissimo me si erano già distinti in divertenti sketch comici, diventano degni protagonisti di un prequel, uno spin-off prodotto dalla Illumination Entertainment di Chris Meledandri e Janet Healy, per la regia di Pierre Coffin e Kyle Balda, che racconta la loro storia fin dalla preistoria.

A causa dell’incomprensibilità della loro lingua, una voce esterna narrante è necessaria nell’incipit del film per spiegare la natura della tribù Minions, e cioè quella di servire gli esseri più cattivi e spregevoli. Fin dalla loro nascita i Minions iniziano la ricerca del loro cattivissimo padrone nel corso dei tempi: dal T. rex ai faraoni d’Egitto, dal conte Dracula a Napoleone. Goffi e pasticcioni, sono artefici di una serie di divertenti disastri che, nonostante le premesse di malvagità, li caratterizzano per la loro innocenza ed ingenuità.

Quando poi arrivano ad uno stato di depressione per la mancanza di un padrone da servire, i tre protagonisti Kevin, Stuart e Bob decidono di partire per un viaggio entusiasmante che li porterà a conoscere la donna più cattiva di tutti i tempi: Scarlet Sterminator e il suo compagno scienziato Herb (doppiati nella versione originale rispettivamente dal premio Oscar Sandra Bullock e Jon Hamm e nella versione italiana da Luciana Littizzetto e Fabio Fazio).

Durante il viaggio che porta il trio minions dall’Antartide alla New York degli anni ’60 e poi a Londra, dove troviamo una giovane e arzilla regina Elisabetta II, sorprendenti, originali e inaspettati i riferimenti, soprattutto musicali, all’epoca (l’utilizzo largamente apprezzato delle musiche dei Beatles, dei Turtles, di Jimi Hendrix, degli Who) così come agli eventi della nostra attualità (un esempio: la fiera dei cattivi simile al Comic – Con di San Diego o all’Expò di Milano). Queste le menzioni e le finezze che per lo più strizzano l’occhio al pubblico adulto che finisce per entusiasmarsi tanto quanto il pubblico dei più piccoli.

Ciò che rende i Minions adorabili e singolari nella loro specie, qualunque essa sia, è la loro inesauribile energia, continua confusione ed intrinseca contraddizione di ricercare il boss malvagio pur essendo dotati di una profonda bontà. Da qui la forza che riesce ad istaurare tra Kevin, Stuart, Bob e gli spettatori una forte empatia.

Vestiti di salopette, con occhi grandi e teneri, una lingua che mescola inglese, spagnolo, italiano, francese e tedesco, come si fa a non voler bene a questi personaggi non classificabili in una razza animale ben definita?

Alla fine del film si ha voglia di portarseli a casa come un animale domestico o un peluche così come si ha voglia e si spera di assistere ad altre loro future avventure.

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