Venezia 2014. Tales

Ghesseha_3

Tales **1/2

Il film della regista iraniana Rakhshan Benietemad è una sorta di Crash a Teheran: tante storie legate tra di loro dall’incontro dei personaggi. Una lunga giornata che comincia e finisce in auto.

Un regista gira immagini notturne su un taxi, una donna maltrattata, fuggita dalla propria famiglia d’origine ed ora dal nuovo marito, vaga senza una meta, un anziano funzionario si scontra con la burocrazia corrotta e fannullona, un gruppo di operai cerca di manifestare, ma il loro pulmino viene fermato dalla polizia, al regista sequestrano la camera.

Nella seconda parte il film racconta l’inferno delle donne che cercano di disintossicarsi dall’eroina, la gelosia di un marito troppo sospettoso e nell’ultima lunga sequenza torniamo in un altro taxi, guidato da uno studente che ha rinunciato ai suoi studi di ingegneria per far sentire la propria voce contro il regime: nel lungo viaggio dall’ospedale al centro di recupero si confronterà con una della donne salvate dalla dipendenza, che ora lavora nel centro.

Un duello verbale che nasconde un segreto e la voglia di ricominciare.

Peccato che il film della Benietemad non sia forte e sincero come negli ultimi due episodi: il desiderio di raccontare tradisce un po’ la regista iraniana che non sempre riesce a trovare il modo giusto per collegare i suoi personaggi e per rendere interessanti, oltre che esemplari le loro storie.

Il film ha un tono ondivago e risaputo e solo nell’ultima parte, l’urgenza narrativa si fa cinema.

Difficile dire dove finisca la messa in scena e dove cominci il documentario: la cappa soffocante del regime finisce per travolgere tutti, ma non basta a fare di Tales un grande film.

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