Cannes 2013. Il bilancio di Mereghetti

964790_507142862672432_172480974_o

Sul Corriere di oggi, Paolo Mereghetti commenta il verdetto di Cannes.

“Si diceva che il diplomatico Spielberg non avrebbe mai dato la Palma d’oro a un film americano e infatti ha premiato il francese più iconoclasta e trasgressivo, Abdellatif Kechiche. Ma si diceva anche che non sarebbe stato insensibile alla cosiddetta «qualità americana», fatta di sottotono recitativo e fluidità narrativa. E infatti Bruce Dern ha battuto i pur ottimi Michael Douglas e Matt Damon, troppo sopra le righe per non infrangere i codici non scritti della sospensione d’incredulità, e i fratelli Coen si sono aggiudicati il Gran premio della giuria (una Palma d’argento, nei fatti) con un film che quelle «qualità» ha in abbondanza, tra intelligenza storica, leggerezza ironica e complicità. Niente da dire, comunque, perché quest’anno la selezione cannense era eccezionalmente buona e sarebbe stato inevitabile che qualche bel film se ne andasse a mani vuote.

[…] Forse va un po’ stretto il premio per la miglior sceneggiatura a Jia Zhangke: il suo modo di raccontare quattro storie nella Cina di oggi è molto di più di una bella idea ben raccontata. A fare la differenza è lo sguardo del regista, capace di inseguire quattro «perdenti» in un mondo che cambia troppo in fretta per le loro ambizioni e capacità. Ma si capisce anche che su questo fronte sia stato surclassato da Kechiche, la cui Vie d’Adèle è un (salutare) pugno nello stomaco per lo spettatore ignaro del suo stile.

E tu, cosa ne pensi?

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.