Presentato ieri a Roma, il cartellone della 69° edizione della Mostra di Venezia – la prima del nuovo mandato ad Alberto Barbera – si presenta ricco di proposte, ma con qualche omissione che pesa, soprattutto nel concorso.
Ieri sono stati presentati 17 film, di cui ben 3 italiani. Per ritrovare questi numeri, bisogna tornare indietro sino alla presidenza di Gillo Pontecorvo, a metà anni ’90. Mueller, e De Halden prima di lui, non erano mai scesi sotto i 20 titoli, spingendosi sino a 25 nella 66° edizione. Lo stesso Barbera nel suo precedente triennio aveva selezionato la prima volta 19 film, poi due volte 20.
E’ vero, non è la quantità che conta. Se però facciamo l’elenco dei nomi che mancano, rispetto alle anticipazioni uscite nelle scorse settimane e rispetto al cartellone di Toronto, che comincia solo una settimana dopo Venezia, due-tre film in più in gara o fuori concorso ci sarebbero potuti stare.
Stiamo parlando di Only God Forgives di Refn con Gosling, di Low Life di James Grey con la Cotillard e Phoenix, ovviamente di The Master di Paul Thomas Anderson, sulla cui presenza a Venezia c’è ancora mistero, nonchè su Anna Karenina di Wright con la Knightley e Cloud Atlas dei Wachowski e Tykver che si vedranno a Toronto, assieme ad Argo, terza prova di Ben Affleck come regista a The place beyond the pines opera seconda di Cianfrance con Gosling, Bradley Cooper ed Eva Mendez, Byzantium di Neil Jordan, per non parlare dei francesi Ozon e Cantet e dei nostri Salvatores, Soldini e Castellitto, con Emile Hirsh e Penelope Cruz, che magari sono tutti bruttini, ma avremmo preferito scoprirli a Venezia.
In concorso invece finiscono nomi pressochè sconosciuti come Brosens e Woodworth ed il russo Serebrennikov, nonchè la vedova e collaboratrice di Raul Ruiz, Valeria Sarmiento, che porta a termine un progetto del marito, con un cast all star, ed infine una giovane promessa degli anni ’90 un po’ appassita, come Harmony Korine.
Per non parlare dei due bollitissimi asiatici Kim Ki Duk, avvistato l’ultima volta a Cannes 2011 con il confuso Arirang e Takeshi Kitano, che porta a Venezia il sequel del suo film più orribile, Outrage, giustamente dimenticato dalla distribuzione italiana.
Speriamo si siano ripresi…
Quanto agli italiani, se la presenza di Bellocchio è indiscutibile e quella di Ciprì curiosa e indovinata, non si capisce perchè le due Comencini siano ormai abbonate al concorso: quando non c’è l’una, c’è l’altra. In ogni caso i film di Francesca sono sempre infinitamente più interessanti di quelli della sorella: fidiamoci dei selezionatori, in questo caso.
Il fuori concorso è certamente interessante, con i bei nomi di Redford, Demme, Lee, Mann, De Oliveira, Kurosawa, mentre la sezione Orizzonti è sulla carta ancora debolissima e rischia di finire travolta, com’è accaduto anche nel recente passato, dalla concorrenza dei sempre ottimi Venice Days e da una finalmente rinnovata sezione Classici, che ripropone alcuni capolavori del passato, restaurati per l’occasione.
Come sempre le opinioni ed i commenti sui film scelti e sulle omissioni dovranno fare i conti con la prova della sala buia.
Solo il 9 settembre sapremo se sarà stata davvero una bella edizione, ricca di conferme e di scoperte. Per ora accontentatevi di queste prime impressioni a caldo e di un caloroso in bocca al lupo ad Alberto Barbera ed alla sua squadra di selezionatori.

