Mereghetti su L’arte di vincere – Moneyball

Bella recensione di Paolo Mereghetti sul Corriere, dedicata a L’arte di vincere – Moneyball, il nuovo film di Bennett Miller con Brad Pitt, a cui assegna tre stellette.

Un film tratto dalla storia vera di Billy Beane, manager di una squattrinata squadra di baseball, alla ricerca della impossibile quadratura del cerchio: mettere in piedi un team competitivo con i pochissimi dollari a disposizione.

Non è un film sul baseball. È un film sullo scontro fra passato e presente, fra tradizione e innovazione. È un film sul mito americano, sulla vita come sfida ma anche come attaccamento alle proprie radici. È un film sulla forza delle proprie idee, sul coraggio delle proprie convinzioni. È un film sull’individualismo, la testardaggine, l’ostinazione. Solo a questo punto si può anche dire che sia un film sullo sport. Ma diverso da tutti gli altri, perché lo sport come azione finisce fuori campo, fuori fotogramma: si vede pochissimo e non è certo il cuore della narrazione. […]

General Manager degli Oakland Athletics, probabilmente la più povera delle squadre di baseball della Major League, Billy Beane ogni anno si trova a ricostruire la propria squadra, depauperata dai concorrenti che possono permettersi di pagare stipendi stratosferici ai giocatori. E lo fa pescando tra le seconde scelte, gli «scarti», le promesse, basandosi soprattutto sull’intuito suo e dei suoi scout.

È quello che fanno tutti e che aveva spinto, all’inizio degli anno Ottanta, gli scout dei New York Yankees a presentarsi a casa sua per convincerlo a diventare un professionista: aveva tutte le qualità per essere una star del baseball, ma poi il campo le aveva smentite e dopo alcune stagioni sempre più deludenti, Beane aveva scelta la strada del General manager. Per questo forse non si fida molto dei suoi scout […]

L’esito non influisce per niente sulle qualità di un film che ha nella sceneggiatura di Steven Zaillian e Aaron Sorkin e nella prova collettiva degli attori le sue qualità più evidente (un piccolo gioiello di finezza psicologica la scena in cui Beane incontra l’ex moglie, interpretata da Robin Wright, nella lussuosissima casa del nuovo compagno). Ma che trova nella messa in scena di Bennett Miller la sua arma migliore: sfruttando al meglio la sua predisposizione per una classicità tradizionale, il film riesce a «inquadrare» i suoi protagonisti in un mondo spoglio e trasandato (gli ufficetti, i lunghi corridoi degli stati, gli abitacoli delle auto), dove gli oggetti quotidiani finiscono per trasmettere a chi li usa il medesimo spirito grigio e ordinario. E a fare di questi non-eroi, rappresentati di un mondo provinciale e «perdente», i paladini di una sfida che li obbligherà a misurarsi con l’«eterna» ambizione yankee: l’arte di vincere.

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