Venezia 2025. Sotto le nuvole

Sotto le nuvole **1/2

“Il Vesuvio fabbrica tutte le nuvole del mondo”.

Il nuovo lavoro di Gianfranco Rosi, ultimo Leone italiano con Sacro Gra (2013), è un viaggio lungo tre anni alle falde del Vesuvio.

A partire dalla citazione di Cocteau che lo apre, il grande documentarista nato ad Asmara ricostruisce, con il suo solito stile ellittico, frammenti di vite che convivono sotto le stesse nuvole.

Si comincia da Pompei, dai magazzini sotterranei dove sono archiviati senza grande cura, reperti invisibili, se non con la torcia di un archivista appassionata. Seguiamo quindi i vigili del fuoco nei tunnel sotterranei scavati dai tombaroli a caccia di reperti da rivendere a collezionisti senza scrupoli. Quindi in procura dove la mappa di una città scavata come un gruviera è un altro dei segni invisibili di un popolo che ha imparato a convivere con se stesso, depredando la propria storia.

Le chiamate ai vigili del fuoco contrappuntano di ironia un film che insegue le continue scosse che dai Campi Flegrei terrorizzano la città.

Una squadra dell’Università di Tokyo scava a Villa Augustea da decenni, mentre un cinema abbandonato proietta Viaggio in Italia di Rossellini e due ragazzi – uno siriano e l’altro ucraino – lavorano su una nave che trasporta grano, mentre un calessino attraversa la spiaggia annerita da un imminente temporale e un vecchio libraio ospita e segue nel suo negozio i ragazzini del quartiere, facendogli fare i compiti.

Rosi dipinge con un bianco e nero espressionista una realtà in continuo movimento, sopra e sotto la superficie: come sempre gli spunti che offre sono curiosi, illuminanti, malinconici, rabbiosi, ironici.

L’assenza del colore toglie luce alla città, confonde terra e cielo, annulla qualsiasi dimensione folkloristica.

Sotto l’occhio osservatore di Rosi passa la mutevole fragilità della vita, ma anche la sua ironia, in un affresco che non vuole essere totalizzante, ma che, come in un dipinto di Bosch si apprezza più nei dettagli che in uno sguardo d’insieme.

E’ cinema lontanissimo da ogni consuetudine, intimamente personale, forse un po’ troppo estemporaneo e mutevole, che continua ostinatamente a interrogare lo spettatore, con una  predilezione per chi sta “sotto” che era evidente sin da Below Sea Level e che qui diventa davvero ricerca nel sottosuolo.

Senza volerci insegnare nulla e senza voler imporre un unico punto di vista, Sotto le nuvole si limita a farci partecipi. Testimoni del suo sguardo curioso e poetico.

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