Il ritorno di Park Chan wook dopo il memorabile melò Decision To Leave, è un nuovo adattamento del romanzo The Ax, firmato nel 1997 da Donald Westlake, e già portato sullo schermo da Costa Gavras con Cacciatore di teste nel 2005.
Il titolo riprende il mantra che abbiamo sentito ripetere sino allo sfinimento da tutti quelli che confidano nell’inevitabilità dello status quo del capitalismo avanzato, di fronte ai tentativi di apportare correttivi, limiti e riforme alla mano invisibile del mercato.
Non c’è alternativa: le magnifiche sorti assai poco progressive del mondo del lavoro bruciano capitale umano senza sosta.
Il protagonista di questa storia è You Man-soo , il supervisore capo di una delle grandi cartiere coreane. Dopo 25 anni di lavoro ha coronato tutti i suoi sogni: ha sposato Miri, una bellissima donna, madre single, che ha avuto da lui un’altra figlia, geniale violoncellista ma incapace di comunicare, ha due cani, due auto e ha comprato la casa in cui è cresciuto, costruendosi una magnifica serra coi bonsai. La sua società gli ha appena regalato una pregiata anguilla che cucina nel barbecue di famiglia: “Ho tutto”.
Solo che improvvisamente il suo sogno borghese viene travolto dall’acquisto della cartiera da parte di una società americana, che ha deciso di tagliare il reparto in cui opera.
A casa, dopo tre mesi, i creditori cominciano a bussare alla sua porta costringendo la sua famiglia a cambiare le proprie abitudini: la banca minaccia di pignorare la villa, la moglie abbandona le lezioni di tennis per un lavoro part-time e persino gli amati cani vanno a pensione dai genitori, limitando le bocche da sfumare. Naturalmente via Netflix e tutti gli abbonamenti inutili.
I colloqui di lavoro nelle altre realtà del settore vanno male, ma Man-soo, che sembra aver perduto tutto, decide di ricorrere alle maniere forti, eliminando la concorrenza: pubblicato un falso annuncio su una rivista di settore, scopre quali sono i suoi competitor più temibili e comincia a spiarli. Usa infine la pistola del padre, veterano della Guerra del Vietnam, per regolare i conti con il destino.
Park costruisce un meccanismo drammatico implacabile e surreale che espone ancora una volta la crudeltà feroce della società coreana, in cui la forza travolgente dello sviluppo economico si muove di pari passo ad una competitività angosciante, che comincia sin dai banchi di scuola.
In una società che sembra aver eretto il monito di Hobbes a imperativo categorico, la pietà e la solidarietà sono sentimenti del tutto sconosciuti. La ricerca di un lavoro è una guerra senza esclusione di colpi, in cui vale tutto: dall’umiliazione sino all’omicidio.
Si ride amaro nel film di Park, che orchestra un gioco di incastri drammatici che il destino aiuta a compiersi perfettamente, un po’ come accadeva nella casa di Parasite.
Anche qui la dimensione domestica e familiare è l’unico nucleo affettivo che conti: persino il crimine viene condiviso e compreso, purché porti a ristabilire l’ordine sociale che il licenziamento ha stravolto.
Poco importa se You riconquisti il suo lavoro a danno dei suoi stessi colleghi e dei suoi stessi operai, sostituiti da macchine e intelligenza artificiale. In un mondo crudele e disumanizzante, quello che conta è salvare se stessi.
Ma ancora per quanto? Il finale con le macchine che disboscano le piante destinate a trasformarsi nei candidi fogli di carta, sembra un monito a considerare il successo di Man-soo come una conquista fragile, provvisoria, del tutto effimera.
Lee Byung-hun ritorna a lavorare con Park dopo aver condiviso con il regista l’epocale Joint Security Area venticinque anni fa, diventando poi il volto del cinema di Kim Ji-woon. Il suo You Man-soo è un uomo improvvisamente solo in mezzo agli altri, costretto a fare i conti con un orizzonte personale drasticamente mutato.
Il gruppo dei comprimari è efficacissimo e perfettamente scelto, contribuendo a mantenere il tono surreale e ironico che il film adotta sin dall’inizio, accompagnando la sua morale con un sorriso amarissimo.
Non è vero che la felicità non costa nulla: ogni cosa ha un prezzo e You Man-soo è disposto a tutto pur di pagarlo. Lo stesso vale per i suoi familiari, complici della sua disperazione.
Tutti convinti che non ci sia altra scelta.
Il delitto è senza castigo, il senso di colpa – questo sconosciuto – è un sentimento che il protagonista lascia volentieri ai romanzi russi.
La salvezza si conquista confidando nei peggiori sentimenti altrui.

