Il rapimento di Arabella

Il rapimento di Arabella **

Un bambina capricciosa e indipendente di nome Arabella. Un padre scrittore di successo che odia Jonathan Franzen. Holly, una studentessa di fisica che lavora in una pista di pattinaggio. Un poliziotto innamorato che sembra il cosplayer di Nick Cave.

Sono questi i personaggi chiave del nuovo film di Carolina Cavalli, che racconta la fuga di Arabella e Holly verso un altrove impossibile che nessuna delle due raggiungerà mai.

E’ un film affettuoso e complice, che si muove su coordinate stranianti come fossimo nel grande cinema nordico di Aki Kaurismaki e Roy Anderson, in cui l’ironia smonta qualsiasi tensione e i personaggi sembrano rispondere a logiche proprie invece che a quelle del mondo.

Holly vuole riportare indietro il tempo, cambiando la sua storia grazie alla piccola Arabella, che le dice di chiamarsi Holly come lei. Il poliziotto innamorato è sulle sue tracce, ma non vuole davvero trovarla.

La piccola Arabella è invece in fuga da due genitori rancorosi e disattenti, troppo pieni di sé per curarsi di lei.

Il film è costruito su incontri minimi, fughe e ritorni, anacronismi che spiazzano.

Si muove su coordinate spazio-temporali del tutto anomale. Holly sembra rivivere il suo passato attraverso la bimba, in una sorta di continuo riflesso, mentre quest’ultima sembra vivere un futuro privo di qualsiasi ancora.

Lo spazio che le due attraversano è una sorta di non-luogo del tutto impersonale, indefinito, regno dell’assurdo e dell’equivoco.

Chi è davvero la vittima?

Il rapimento di Arabella è affettuoso, episodico, sgangherato, con un’idea del mondo fatta di anti-eroi marginali, che pagano persino per colpe di cui sono innocenti.

Il richiamo più evidente è con un certo cinema indie americano, quello più marginale e sgraziato, giovanilista e generoso, per molti versi respingente, che ha trovato ora in Sean Baker il suo faro.

Fuori scala e fuori equilibrio, con un Chris Pine che recita in italiano, arriverà nelle sale il prossimo 4 dicembre. Così rarefatto e surreale funzionerà anche lontano dalla Mostra?

Un pensiero riguardo “Il rapimento di Arabella”

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