La rivelazione arriva alla fine del settimo episodio. L’assassino dell’avvocato Adam Macintosh non è suo figlio, l’adolescente problematico Ethan, nonostante la pur brava detective Guidry abbia sempre sostenuto questa tesi. I colpevoli non sono neanche forze oscure legate alla finanza mondiale e il movente non è associabile né all’odio né alla vendetta. Sulla superficie di quel pozzo nero definito tecnicamente omicidio brilla qualcosa di umano, qualcosa che si potrebbe chiamare amore.
The Better Sister, serie Prime tratta dall’omonimo romanzo di Alafair Burke, è la storia di Chloe e Nicky Taylor, due sorelle che si tenevano per mano. Con Nicky, Adam ha avuto un figlio, Ethan appunto, cresciuto però con Chloe, la sorella minore di Nicky. Chloe, la madre adottiva modello, colta e raffinata, è la redattrice di punta di The Real Thing, un periodico di chiare tendenze progressiste. Chloe passa il suo tempo tra Manhattan e East Hampton, la residenza al mare. Nicky ha alle spalle un burrascoso passato di dipendenze e vive in Ohio.
Sorelle sbagliate (questo l’equivoco titolo italiano derivato dal libro) utilizza il crimine per esplorare altro. Una notte Chloe torna a casa e trova il povero Adam riverso in una pozza di sangue, morto, anzi sicuramente ammazzato da una coltellata sferrata alla carotide. Il caso è affidato ai detective Guidry e Bowen della polizia di East Hampton. Nicky, che intrattiene rapporti di vicinato con l’anziana madre di Adam, è avvisata della tragedia e si precipita da Chloe. Le due non si vedono da anni. Il motivo della lontananza è presto svelato. Ethan fu sottratto a Nicky quando lei, la madre biologica, si drogava. Adam sostituì, letteralmente, una sorella con l’altra. Con Chloe crebbe Ethan e creò una famiglia nascondendo la polvere sotto il tappeto.
All’interno di questo triangolo complicato, Ethan ha difficoltà a capire chi è. Sedentario, viziato, molle, Ethan è un tipico nerd con difficoltà a socializzare. Il rapporto tra padre e figlio è disastroso. Le frequentazioni del ragazzo non sono impeccabili e alcuni indizi sembrano incastrarlo. L’episodio della pistola portata in classe non depone a suo favore.
L’omicidio di Adam è solo un espediente narrativo utile a far deflagrare il caos. Il sasso è lanciato nello stagno e le onde portano con sé dolorosi ricordi, a volte rimossi frettolosamente. La serie è per intero centrata sui personaggi, ognuno ben cesellato anche in termini psicologici, e sulle relazioni difficili, complesse e oscure che intercorrono tra loro.
Le due sorelle non potrebbero essere più diverse. Nicky incarna la figura della donna non addomesticata, pronta a scolarsi martini doppi solo per lanciarsi in avventure effimere nel retro di un furgone, mentre la patinata Chloe, nel suo essere donna di successo bersagliata dalle minacce degli haters della manosphere, affoga nella palude delle convenzioni. Banali sono le sue scelte, come l’ovvia relazione con Jake Rodriguez, il palestrato collega di Adam che, guarda caso, ha una villa a East Hampton.
Chloe frequenta i salotti buoni. La sua mentore è l’editrice Catherine Lancaster, multimilionaria nera. Siamo sul lato “illuminato” dell’America. Con la morte di Adam, tutto cambia. L’immagine immacolata della rivista rischia di essere compromessa e a Chloe viene suggerito di farsi da parte. Nicky, in trasferta dal profondo Ohio, è costretta ad adattarsi a un ambiente sconosciuto. Si stabilisce da Chloe, anche se ai grattacieli di NYC preferisce la discreta pool house di East Hampton. Per comparire negli eventi pubblici in ricordo di Adam (l’episodio della veglia rappresenta uno dei momenti migliori della serie), Chloe le presta i suoi costosi abiti. Il suo ritrovo preferito, però, sono gli Alcolisti Anonimi, dove incontra Ken, uno scrittore.
Chloe ammette di aver spinto Adam al grande salto di carriera, per una questione di prestigio sociale. Nel mondo woke di Chloe, per uno strano concetto di eguaglianza, non ha senso avere un marito con uno stipendio mensile troppo basso. Peccato che così Adam, dall’ufficio del procuratore, sia finito nello studio legale dell’orrendo Bill Braddock.
Un punto di forza della serie è l’importante cast. Jessica Biel e Elizabeth Banks, portatrici di un’energia femminile molto marcata, nei panni delle due sorelle si completano alla perfezione. Attorno a loro ruota, e crolla, l’intero universo di Sorelle sbagliate. Kim Dickens, nel ruolo della detective Nancy “Nan” Guidry, offre l’ottima caratterizzazione di una donna bianca dalla corazza dura, intimamente fragile, per sua implicita ammissione bullizzata da adolescente (“immagina cosa significa essere una donna lesbica del profondo sud”). Con il suo partner Matt Bowen, sbeffeggiato dal capo per voler somigliare a Serpico e interpretato da Bobby Naderi, forma una coppia di poliziotti eccentrica, degna di telefilm girati in altre epoche televisive.
Al grande Matthew Modine è affidata la parte del cattivo, il cupo Braddock. Corey Stoll è invece Adam. Sia Modine che Stoll, considerato il loro talento, finiscono per essere un po’ sacrificati. Completano il cast Maxwell Acee Donovan (Ethan), Gabriel Sloyer (Jake), Lorraine Toussaint (Catherine), Paul Sparks (Ken), Gloria Reuben (Michelle, l’avvocato di Ethan), Michael J. Harney (Arty, il portiere dello stabile di Manhattan).
Pur senza scadere mai in psicologismi, la figura paterna, costantemente evocata, risulta centrale nel tratteggiare Chloe e Nicky. Lo scarto esistenziale, le differenze di comportamento e di scelte di vita discendono quindi da differenti reazioni e diverse memorie di un unico, brutale passato.
Hank era un ubriacone, un reietto. Tuttavia non deve sfuggire la caratterizzazione sociale dell’uomo, un reduce dalla guerra del Vietnam. Perduto, quindi, come tanti, nella grande America che voleva dimenticare. Quel padre propinava alcolici alle figlie ancora piccole e le scorrazzava in auto, zigzagando tra le carreggiate, alla ricerca di un inutile rischio. In quel periodo nacquero le leggende attorno al lago Wallace, detto anche Shadow. Il pesce pescato e sviscerato attorno al fuoco era l’unico rito di un’infanzia triste. Chloe e Nicky strinsero un patto di mutuo soccorso. Ad allora risale l’evento, cioè la violenza subita, casuale o meno, riportata in superficie da Nicky.
Gli uomini importanti, il padre Hank e il marito/amante Adam, compaiono a entrambe sotto forma di fantasmi. E parlare con i fantasmi è possibile. Il racconto affonda le radici nel crogiuolo di dolore causato dal genere maschile. Ethan, a dispetto delle costose scarpe Gucci che gli sono state regalate, appare un ragazzo incapace di diventare adulto. Alla sbarra sarà costretto a rivelare di aver partecipato, coperto dall’anonimato garantito da un astruso nickname, al dileggio social della madre Chloe e ammetterà le minacce di morte al padre Adam. Sballato, confuso, condizionato da vicende familiari disfunzionali, Ethan è incoraggiato da Nicky a intraprendere un percorso di psicoterapia.
Non manca un elemento di mistero supplementare. Le frequentazioni di Adam poco prima di morire sono una pista utile soprattutto a Chloe per capire chi fosse il defunto marito. Cosa diavolo è il Gentry Group, l’ultimo grosso cliente dell’avvocato? Quali interessi sono in gioco? Perché la vittima aveva un biglietto da visita di un agente dell’FBI? Chloe si addentra in un ambiente tossico caratterizzato da una mascolinità feroce. Nella serie gli uomini sono aggressivi, cattivi, mai degni di fiducia. Il nome Gentry, a sentire Jake, è una scatola vuota. Ma basta infilarvi dentro la testa per accorgersi di quanto possa essere spietato il capitalismo globale.
Vivere senza segreti o scheletri nell’armadio sembra un’utopia. Non esistono angeli e perfino la competente detective Guidry deve fare i conti con i propri errori irrimediabili. È un mondo ruvido, quello di Sorelle sbagliate. Il tema del razzismo, volontario o peggio ancora strutturale, è un dato presente.
Occorre segnalare il quasi cammeo di Keone Young nei panni dell’investigatore privato McCabe. Il finale è concitato e convulso, con intrecci multipli dagli effetti devastanti, tra confessioni tardive (l’inerzia di Ethan davanti al padre in agonia), soluzioni del caso non rispettose del dato di verità (il cattivo di turno finisce in carcere benchè estraneo all’omicidio), la migliore della classe messa in panchina (ovviamente l’intuitiva Guidry), alleanze non proprio limpide tra forze di sicurezza (Bowen e Olivero dell’FBI felici per i rispettivi traguardi raggiunti) e una riconciliazione familiare alle porte. O quasi.
Per tutta la vita Chloe ha spinto Nicky fuori dalla cornice di famiglia, celandole perfino l’ultima golosa opportunità, offerta dalla sua mentore, di scrivere insieme un libro di memorie. Il taglio, così dice Chloe alla stessa Catherine, ha corrisposto a una scelta pratica e di sopravvivenza. Eppure, la volontà di epurazione emerge chiara. Nicky fu individuata, in primis da Adam (terribile la scena della piscina) quale elemento costituivamente debole e di ostacolo a una vita felice. E Chloe sapeva. Quindi, chi è la sorella migliore? Quella che offre migliori possibilità di crescita a un figlio altrui o quella che accetta di essere l’anello sacrificale?
Non ci sono facili risposte. Di certo, nella serie trovano eco le vicende personali di Olivia Milch, showrunner con Regina Corrado. Olivia ha una sorella, Elizabeth, che di Sorelle sbagliate è produttrice. Sono figlie d’arte. Il padre di entrambe, David Milch, è il famoso creatore di NYPD – New York Police Department, di Deadwood e, tra le ultime (prima che l’alzheimer lo colpisse), della notevole Luck. Anche lui, come il personaggio Hank Taylor, ha sofferto di dipendenze, tra cui eroina e gioco d’azzardo. Olivia ha detto che, quando perdeva all’ippodromo, il padre geniale sapeva essere terrificante.
Esattamente di terrore sordo si tratta, in Sorelle sbagliate. Si percepisce la densa nebbia di paura che avvolge un sistema sociale compromesso, un universo popolato da leoni da tastiera, paparazzi invisibili, profittatori senza volto, servitori della nazione corrotti, adolescenti imperscrutabili e adulti maneschi. Forse l’unica ipotesi di redenzione sta nel premere il tasto rewind, cancellare il cancellabile e fare dell’intera storia un racconto, verosimile, sincero fin dove sia possibile spingersi, purché le parole dicano finalmente qualcosa, laddove la comunicazione non sia più schiava del non-detto, del rimosso e della menzogna.
Titolo originale: Better Sister
Numero di episodi: 8
Durata: 60 minuti ciascuno
Distribuzione: Prime Video
Uscita in Italia: 30 maggio 2025
Genere: Thriller, Drama
Consigliato a chi: conosce il periodo di gestazione delle gazzelle, mette il gazpacho in cima alla lista dei regali, si è dimenticato di indossare la t-shirt bussando alla porta della vicina di casa.
Sconsigliato a chi: non vuole sentire la parola “hype”, non crede all’esistenza di camere da letto con quattro porte, ha problemi con il suo assistente vocale.
Visioni e letture parallele:
Il film Ocean’s 8, scritto da Olivia Milch, è disponibile su Prime Video.
Tra i molti testi sull’argomento, premiamo quello di Amélie Nothomb: Il libro delle sorelle, Voland, 2023.
A proposito di famiglie con qualcosa da nascondere: Fatma Aydemir, Tutti i nostri segreti, Fazi editore, 2025.
Una decisione da evitare: accostare di notte per leggere i commenti di Facebook.

