Algido e controllato, impeccabile e rigoroso, ma emotivamente inerte, il nuovo film della regista di First Cow è un altro dei suoi compitini ben eseguiti.
Maestra di minimalismo, di sottrazione e di antiretorica, anche questa volta ci racconta una storia semplice, con il minor numero di note possibili.
Stati Uniti, 1970. L’ex studente d’arte frustrato J.R. pianifica con tre complici improbabili il furto di alcune opere d’arte contemporanea dal piccolo museo locale.
Lo scopriremo solo molto dopo: sono proprio quelle di un autore amato dal suo professore di tesi.
Per uno sciopero scolastico è costretto a portare anche i suoi figli piccoli il giorno del colpo. Uno dei complici viene subito catturato e fa il suo nome. La polizia si presenta a casa, ma siccome è figlio di un noto giudice, lo lasciano stare.
Nel frattempo la malavita ha capito tutto, recupera i quadri e J.R. è costretto alla fuga, abbandonando la moglie e la suocera, finanziatrice a sua insaputa del colpo al museo.
Mentre attraversa l’America in autostop, fermandosi a casa di altri compagni di corso, la radio e la tv trasmettono le notizie sull’escalation in Vietnam.
Una manifestazione di protesta gli sarà fatale.
Il film della Reichardt è dritto, senza scosse e senza deviazioni. Una storia semplice, lineare, con un fondo di ironia e il minimo della passione. J.R. è un ladro senza vocazione, i motivi si intuiscono, ma sono sfumati. L’inquietudine è trattenuta, ma il Paese è in subbuglio.
Lo sberleffo del destino è sempre una buona possibilità per chiudere un heist movie, come Kubrick insegna. E Reichardt lo sa bene.
Eppure nella faccia sempre impenetrabile e vuota di Josh O’Connor si intravvedono tutti i limiti di un’operazione carina, che scorre come l’acqua tiepida, senza lasciare molte tracce di sé. Nulla di sbagliato, nulla di memorabile.
Una via mediana e forse inutile al cinema indie americano, che ripete se stesso senza passione, senza sangue. L’esatto opposto del film di Bi Gan visto questa mattina al festival.
Un film in scatola, preconfezionato. Da cui sai già cosa aspettarti.
Inutile?

