Fuori

Fuori ***

Roma 1980. L’attrice e scrittrice Goliarda Sapienza viene arrestata per furto di gioielli. A Rebibbia trascorre alcuni mesi nel carcere femminile, dove scopre un’umanità nuova lontana dai salotti borghesi che ha frequentato per tutta la vita con sempre maggiore disgusto. Stringe un rapporto particolare con Roberta, una detenuta politica e con Barbara, che non vede l’ora di uscire per tornare dal marito e coronare il suo sogno di aprire un negozio di profumi.

Una volta fuori le tre continuano a vedersi, mentre il secondo marito di Goliarda, Angelo, è lontano, su un set in Sicilia.

Ciascuna porta dentro di sé il mistero della propria carcerazione e quello di una vita complicata.

Roberta in particolare cerca in Goliarda l’affetto di una madre che l’ha ripudiata e al contempo quasi incestuosamente la passione di una compagna che sia capace di comprendere le sue scelte radicali all’interno della lotta armata.

Su di lei pesa l’ombra sempre più scura della dipendenza.

Il nuovo film di Mario Martone, scritto come sempre con Ippolita di Majo, cerca di restituire sullo schermo la sensibilità impalpabile, le malinconie profonde, l’inadeguatezza di vivere della scrittrice incompresa.

Lo fa immaginando un’amicizia tutta al femminile, che nella solidarietà del carcere trova una sua precarietà feconda. Ricostruendo pochi mesi di vita, decisivi tuttavia per una parte importante del suo lavoro e della sua esistenza, in un’Italia lontana, al crocevia della svolta radicale degli anni ’80, Martone ci regala un film costruito di soli sentimenti, di soli affetti.

Un film di incontri e incomprensioni, di tenerezze nascoste, di durezze esibite, di persone che portano dentro di sé un peso che non riescono a condividere. E di un talento continuamente negato, una vocazione che finisce con un mucchio di fogli dentro una cassapanca.

Per molti versi Fuori mi appare il film di Martone più intimamente legato al suo bellissimo L’amore molesto. C’è lo stesso spleen esistenziale, lo stesso male di vivere, la stessa urgenza.

Il montaggio di Jacopo Quadri si muove su due piani diversi e frantuma il tempo trascorso assieme da Goliarda e Roberta, facendone il tessuto pregiato di una relazione destinata a finire.

I personaggi di questo film vivono già la propria sconfitta personale, lavorativa, familiare: hanno un grande futuro alle loro spalle, ma se guardano avanti a sé non vedono che dolore.

L’arte della gioia, il capolavoro di Goliarda Sapienza, di cui vediamo nel film alcune stesure nel vano tentativo di farle pubblicare, sarà edito in maniera integrale solo dopo la sua morte e solo grazie alla testardaggine del marito. Rizzoli pubblicherà invece nel 1983 l’autobiografico L’università di Rebibbia, Pellicanolibri Le certezze del dubbio nel 1987, di cui Fuori sembra ricostruire una possibile genesi.

Tuttavia è difficile rinchiudere il lavoro di Martone in categorie che sarebbero inutili: fidatevi del suo racconto, della linea interrotta dei ricordi, delle musiche dolenti di Robert Wyatt e di Ellington e Coltrane.

Matilda De Angelis nel ruolo di Roberta è un’illuminazione: ogni volta che appare lo schermo brucia dei suoi occhi, del suo sorriso generoso, delle sue mani nervose, la storia prende percorsi inaspettati e la stessa Goliarda, interpretata da Valeria Golino, sembra uscire dall’imperturbabilità di chi ha rinunciato a tutto, solo quando è con lei.

Il film è tutto costruito sui loro incontri, sui loro whiskey con tanto ghiaccio, sui loro caffè con tre cucchiaini di zucchero, sulle loro gite improvvisate, sui loro incontri in luoghi sbagliati.

Fuori è un film così fragile e così vitale, che si può solo amare, attraversato com’è da desideri continuamente frustrati.

Vi troverete a vivere un’avventura che assomiglia molto alla vita reale, in cui quello che rimane è solo il rimpianto che sia durata troppo poco.

 

Di Roberta e Barbara, Susy Wong e Jamesdean vorremmo sapere di più. Abbiamo verso di loro la stessa curiosità di Goliarda, che infatti proprio all’ultimo sembra interpellarci direttamente, partecipi di un destino che le inghiottite in un cono d’ombra da cui solo ora sembrano uscire.

Le loro storie sono anche la sua storia. La loro voce è anche la nostra.

Imperdibile.

 

2 pensieri riguardo “Fuori”

  1. buonasera non ho visto il film e a me Martone piace moltissimo, mi piacerebbe una tua opinione sul motivo per cui la critica straniera ha praticamente distrutto il film nei pagelloni di screendaily lefilmfrancoise ioncinema a parte qualche rara eccezione lo stroncano tutti. Siamo noi che lo giudichiamo uno dei migliori registi italiani sbagliando? Cosa non capiscono del suo cinema all’estero?

    1. Difficile dirlo. Se tuttavia è in concorso a Cannes e Venezia regolarmente fin dagli esordi, il suo cinema è certamente compreso e apprezzato. Poi il singolo film può essere accolto meglio o peggio. Questo è un film certamente complesso, costruito su una narrazione debole, con personaggi sconfitti che sembrano vivere nel loro passato. Non ho letto ancora le recensioni degli stranieri, ma resta comunque interessante capire cosa non li abbia convinti.

E tu, cosa ne pensi?

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