La seconda stagione di The Diplomat riprende da dove si era interrotta la prima e cioè l’attentato nel cuore di Londra in cui il diplomatico Hal Whyler (Rufus Sewell) è letteralmente saltato in aria rischiando di perdere la vita. Nei concitati momenti successivi all’esplosione, l’ambasciatrice americana a Londra, Kate Whyler (Keri Russell) vive il dramma della possibile perdita del marito e di due collaboratori, Stuart (Ato Essandoh) e il giovane Ronnie (Jess Chanliau), entrambi membri dello staff dell’ambasciata. Uno dei due, Ronnie, in effetti non ce la farà e gli strascichi della sua morte peseranno su diversi personaggi, in particolare su Kate che si sentirà improvvisamente simile a tutto quello che aveva sempre odiato dell’ambizioso marito nelle precedenti missioni diplomatiche. La tragica morte di Ronnie porta con sé, oltre ai sensi di colpa, anche la necessità di scoprire chi ci sia dietro l’attentato, il cui obiettivo, peraltro centrato, era il deputato conservatore Merritt Grove (Simon Chandler), in rapporti stretti con il mercenario russo Roman Lenkov, considerato il mandante dell’attentato terroristico che ha ucciso oltre 40 soldati della marina inglese e che il governo britannico aveva frettolosamente attribuito prima all’Iran e poi, in un secondo momento, alla Russia. L’attacco però, secondo quanto scoperto dai coniugi Whyler, non è arrivato nemmeno da Mosca, ma dall’interno del governo britannico, con l’obiettivo di tenere il Paese unito, evitando così il rischio di secessione da parte della Scozia. Il sospettato numero uno sembra essere addirittura il Primo Ministro britannico, lo scontroso Nicol Trowbridge (Rory Kinnear). Sarà davvero lui la mente dietro a questo drammatico attentato?
La trama della seconda stagione della serie scritta da Debora Cahn (The West Wing, Homeland, Fosse/Verdon) si muove tutta sulla prosecuzione di quanto visto nella prima stagione, con maggior spazio per la parte drammatica. Rispetto però alla prima stagione, in cui le schermaglie amorose all’interno e al di fuori della coppia dei Whyler erano improntate ad un senso di maggior leggerezza e di energia positiva, ora invece è piuttosto il senso di colpa a gravare e condizionare i rapporti, quelli diplomatici (Kate-Dennison, il ministro degli esteri britannico) come quelli lavorativi (Kate-Stuart) e quelli personali (Kate-Hal, Stuart-Eidra). Anche la scintilla tra Kate e Dennison (David Gyasi) si è ormai spenta e tra i due resta un non detto carico di energia negativa. Non solo, anche le altre relazioni sono segnate da questo senso di colpa/desiderio di vendetta, come si vede dal rapporto tra il primo ministro Nicol Trowbridge e la sua consigliera Margaret Roylin (Celia Imre) o tra la Vice Presidente degli USA Grace Penn (Allison Janney) e Kate. In una Londra grigia e asettica, i primi episodi sono peraltro sviluppati sullo sfondo del solenne funerale di stato tributato a Ser Groove e dalla camera ardente, decisamente più raccolta ed emozionante, per il giovane Ronnie. Se accanto a questo spazio per il lutto aggiungiamo la minor verve dei momenti comici, appare chiaro come il tono dominante della stagione sia diverso dal precedente. E’ forse una scelta che va di pari passo con l’ulteriore incupirsi del quadro geopolitico internazionale? Può essere, ma al di là del maggior grigiore del cielo narrativo, quello che manca maggiormente allo spettatore che aveva apprezzato la prima stagione, a livello di struttura, è la tagliente capacità di ricostruire la complessità delle relazioni internazionali, qui accantonata in favore di un discorso sul potere che non ha la stessa profondità. La trama, pur nella molteplicità dei personaggi e dei giochi di specchi, porta ad una soluzione molto più semplicistica del previsto, approdando ad un unilateralismo di fatto poco credibile.
Al di là di questi limiti, The Diplomat si conferma un intrattenimento intelligente e piacevole. Ottimo il cast, che in questa stagione si arricchisce della presenza della pluripremiata Allison Janney (The West Wing , I Tonya): appare chiaro che l’irrompere sulla scena del suo personaggio, la VP Pence, è tutt’altro che qualcosa di estemporaneo, ma è destinato a segnare il prosieguo della serie. Una spanna sopra a tutti resta Keri Russell (già in The Americans) nei panni dell’ambasciatrice americana: con un gesto, un tic, una pausa riesce a far parlare il suo personaggio, emozionando lo spettatore. L’alchimia con Hal funziona, anche se appare meno esplosiva rispetto alla prima stagione, in cui i siparietti tra la coppia rimandavano, con intelligenti citazioni, al cinema hollywoodiano classico. Di stile classico anche la regia di Alex Graves che sceglie un impianto minimale, giocando sui primi piani e su campi e controcampi, valorizzando così i volti e in particolare l’intensità di Kate.
Complessivamente la scelta di concentrare il racconto in sei episodi è azzeccata: la mancanza di sviluppi ulteriori nella trama, che di fatto si limita a spiegare e a seguire il twist finale della prima stagione, non avrebbe supportato ulteriori episodi. Approdiamo così ad una terza stagione che, esaurito il tema dell’attacco alla nave militare e della bomba di Londra, potrà sviluppare nuove narrazioni, dando spazio a personaggi che ci appaiono ancora ricchi di potenzialità.
TITOLO ORIGINALE: The Diplomat
DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 50 minuti
NUMERO DEGLI EPISODI: 6
DISTRIBUZIONE STREAMING: Netflix
GENERE: Political Drama, Drama.
CONSIGLIATO: a quanti cercano un piacevole intrattenimento sullo sfondo della politica internazionale e dei giochi di potere, con il gusto tranquillizzante del cinema classico, ricco di colpi di scena e di emozioni.
SCONSIGLIATO: a quanti si stancano di seguire giochi di specchi e ricordare nomi di personaggi secondari: la visione, per quanto piacevole, richiede comunque un discreto impegno.
VISIONI PARALLELE: The Americans (2013-2018), serie ambientata negli anni della guerra fredda, che racconta la vita quotidiana e le missioni di una coppia di spie russe del KGB infiltrate negli USA. Per i fan di Keri Russell e dei period dramas.
UN’IMMAGINE: l’affacciarsi della Vice Presidente Grace Penn alla balconata d’ingresso della sede dell’ambasciata americana a Londra, sapientemente ritratta in campo lungo è qualcosa che trasmette senso di potenza e al contempo di svolta. Non solo per Kate ed Hal, la sensazione è che si tratti di una svolta anche per lo sviluppo futuro della serie: del resto Allison Janney non può essere una semplice comparsa.


